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Prestiti Bancari

A quali imprese vanno i prestiti bancari?

Che cosa emerge da uno studio della First Cisl sui prestiti bancari. L’articolo di Emanuela Rossi.

Italia Paese delle piccole imprese che però, ultimamente, stentano a trovare chi fa credito. È quanto emerge dal report elaborato da First Cisl in collaborazione con la Fondazione Fiba Cisl su dati forniti dalla Banca d’Italia.

Basti pensare che fra il 2011 e il 2021 – periodo in cui si situano anche due anni di pandemia – i prestiti diretti alle piccole imprese sono calati del 32%, ossia – fa notare il sindacato delle banche e delle assicurazioni – una flessione tripla rispetto a quella registrata per il totale dei residenti in Italia al netto delle istituzioni finanziarie (-10,9%).

QUALI SONO LE IMPRESE PIU’ DIFFUSE IN ITALIA E QUANTE PERSONE OCCUPANO

Per capire meglio la rilevanza della questione bisogna ricordare che nel nostro Paese al 2020 le imprese attive erano in totale oltre 4 milioni e 427mila per un totale di più di 17 milioni di addetti. La parte del leone la facevano le micro imprese (0-9 addetti) a quota 4,21 milioni e quasi 7,5 milioni di lavoratori. A grande distanza seguivano le aziende con 10-49 addetti (187.674 per 3,37 milioni di dipendenti), quelle con 50-249 (23831 per 2,32 milioni) e infine quelle con oltre 250 addetti (4.187 per quasi 4 milioni di dipendenti).

Seppure in calo rispetto al 2012, quando il numero totale di imprese operanti in Italia superava i 4 milioni e 442mila per un totale di più di 16,7 milioni di lavoratori, comunque la quota principale di aziende era sempre riferita alla classe 0-9 addetti (4.229.730 per poco più di 7,8 milioni di dipendenti) che anche in questo caso erano in numero quasi doppio rispetto a quello delle grandi imprese.

IL CONFRONTO CON L’EUROPA

Facendo un raffronto con i principali Paesi del nostro continente emerge che in Italia la quota di lavoratori impiegati dalle imprese sotto i 10 dipendenti è nettamente più alta (42%) rispetto alla media dell’Ue (29%), a quella della Germania (19%) e della Francia (23%) ed è seconda solo alla Grecia (44%). Sotto la media Ue (16%) è invece per quanto riguarda le imprese con 50-249 persone occupate (13%) e per quelle da 20 a 49 (10% contro 11% Ue) mentre si trova sopra la media per le aziende con 10-19 dipendenti (11% contro 9% Ue). In Francia, ad esempio, le imprese più grandi rappresentano quasi il 50% del totale e in Germania il 42% mentre la Polonia vanta un 34% di imprese sia fra le più piccole sia fra le maggiori.

A QUALI IMPRESE VANNO I PRESTITI BANCARI?

Ed eccoci ai prestiti. Come si diceva, in totale sono diminuiti del 32% fra 2011 e 2021, da 190,17 miliardi a 129,29 miliardi a fronte del -10,9% del totale dei residenti i cui prestiti sono passati da 1.981,46 miliardi a 1.764,67 miliardi. Flessioni inferiori si sono avute anche con le famiglie produttrici (fino a 5 addetti) – per cui si è avuta una diminuzione dei prestiti del 21% da 101,18 miliardi a 79,89 miliardi – e per le società non finanziarie e famiglie produttrici (-25,3%), per le quali i prestiti sono scesi da 994,76 miliardi a 743,06 miliardi.

COSA SI DEVE FARE SECONDO FIRST CISL

La soluzione del problema dei minori prestiti bancari al tessuto imprenditoriale di piccole dimensioni non è più rinviabile secondo Riccardo Colombani, segretario generale First Cisl. “Il crollo dei prestiti alle piccole imprese è un problema grave che la politica non può più ignorare” afferma evidenziando che “le risorse del Pnrr costituiscono una straordinaria occasione per la ripartenza”.

Alla base della questione, secondo Colombani, c’è “il costante disimpegno delle banche dai territori, che ha portato alla chiusura di 8.441 sportelli dal 2015 al 2021, una percentuale pari a circa il 28% del totale. La desertificazione bancaria rischia di costare molto cara dal momento che le piccole e le piccolissime imprese hanno bisogno del credito necessario a finanziare lo sviluppo delle attività d’impresa legato alla realizzazione degli investimenti pubblici del Pnrr”. In tale ottica “prossimità e relazione diretta con la clientela sono elementi che non possono essere surrogati dalla spinta all’innovazione digitale”.

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