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Sia

La guerra di Poste Italiane a Intesa Sanpaolo e Banco Bpm su Sia. Fatti e indiscrezioni

Tutte le ultime novità sulle tensioni fra Poste Italiane e banche azionista di Sia come Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm. Fatti, numeri, indiscrezioni e scenari

Sono almeno 4 i fronti aperti dopo la mossa di Poste Italiane che punta a rilevare il controllo di Sia (Società italiana automazione).

COSA BISBIGLIANO LE BANCHE ESTERE CONTRO POSTE ITALIANE

Ci sono le banche esteri clienti di Sia (tra le altre ci sono anche Bnp Paribas e Ing) che iniziano ad essere in subbuglio per lo scenario di una Sia in mano non più a una terza parte ma un player di sistema, peraltro non bancario. Per questo gli addetti ai lavori si dice che gli istituti di credito stranieri sarebbero già pronti a rivolgersi ai concorrenti esteri di Sia che operano anche in Italia in caso Sia diventi davvero controllata da Poste.

I SUBBUGLI DELLE BANCHE AZIONISTE DI SIA COME INTESA SANPAOLO, UNICREDIT E BANCO BPM

Il subbuglio riguarda anche le banche italiane che sono azioniste di Sia come Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm: l’acquisto della società da parte di Poste Italiane viene visto come uno spossessamento delle competenze tecnologiche e di gestione di dati sensibili relativi ai pagamenti che andrebbero nelle mani del principale concorrente del sistema bancario italiano, ossia Poste Italiane, che sta cercando di incunearsi sempre più nel settore finanziario per bilanciare il calo del business tradizionale.

LE MIRE DI POSTE ITALIANE SU SIA

L’offensiva di Poste è considerata dagli addetti ai lavori una mossa antagonistica rispetto alla quotazione in Borsa che era in cantiere in casa Sia per valorizzare la società e per far diventare il gruppo anche una sorta di public company con l’obiettivo rafforzare l’immagine di operatore terzo che ha tra i clienti anche 19 banche centrali, fra cui la Bce.

I MALUMORI A 5 STELLE SULLA MOSSA DI POSTE

La volontà di Poste di acquisire il controllo di Sia ha messo in fibrillazione anche il mondo politico e la maggioranza di governo imperniata su Movimento 5 Stelle. In particolare segnali chiari sono giunti dai Pentastellati, che gradirebbero una discesa in campo della Cdp per preservare una piattaforma tecnologica, come quella di Sia, che è ritenuta strategica. Per questo c’è chi spinge per una discesa in campo di Cdp direttamente o indirettamente tramite il fondo F2i che è partecipato anche dalla Cassa depositi e prestiti.

IL RUOLO DI F2I COME CONTRALTARE A POSTE

Il pallino ora, comunque, sta nelle mani degli istituti di credito. Perno della contromanovra delle banche sarebbe il fondo F2i, partecipato dalla Cassa depositi e prestiti, che detiene il 17% di Sia. Il fondo come soci ha, oltre il gruppo controllato dal Tesoro, anche Intesa Sanpaolo, Unicredit, fondazioni bancarie e casse di previdenza.

L’IPO COME CONTROMOSSA

Secondo quanto ha scritto oggi Mf/Milano Finanza, “il fondo godrebbe di una clausola tale per cui avrebbe diritto a chiedere la quotazione di Sia in qualsiasi momento”. E un’eventuale quotazione potrebbe bloccare il piano di Poste Italiane, il gruppo guidato dall’ad, Matteo Del Fante, che “ha conferito un incarico esplorativo alla banca d’affari statunitense Jp Morgan per la possibile acquisizione del controllo di Sia”, ha svelato nei giorni scorsi il Sole 24 Ore.

IL RUOLO DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI

Gli occhi si appuntano in queste ore su un altro fondo di Cdp, ossia il Fondo strategico italiano, oltre che su F2i. D’altronde la Cdp ha già un piede in Sia. Così, come detto, anche il fondo F2i. Tra gli azionisti di Sia, infatti, ci sono: il veicolo Fsia Investimenti (che vede Fsi Investimenti di Cdp al 70% e Poste Italiane al 30%) con il 49,48% seguito da F2i con il 17,05%, dal fondo Hat Orizzonte (8,64%) e dal gruppo di banche storicamente presenti nella compagine: BancoBpm (4,82%), Intesa Sanpaolo (4,05%), Unicredit (3,97%), Mediolanum (2,85%), Deutsche Bank (2,58%).

Tutte banche, sia italiane che estere, che attendono una decisione istituzionale (e governativa) su Sia.

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