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Poste Italiane, Assicurazioni Generali e non solo. Ecco i movimenti nel risiko del risparmio gestito

Che cosa succede nel risiko delle gestioni fra Assicurazioni Generali, Poste Italiane, Anima e non solo. Tutti i dettagli

L’industria del risparmio gestito è a un bivio. E l’Italia non fa eccezione. Da una parte i gestori devono fare i conti con le pressioni sui margini e la concorrenza dei fondi passivi a basso costo, come ha sottolineato un report di Goldman Sachs sull’asset management europeo, oltre, situazione specifica per l’Italia, all’ingresso di nuovi player sul mercato che puntano a conquistare una fetta della ricchezza degli italiani, stimata in circa 10 mila miliardi di euro, grazie al loro noto elevato tasso di risparmio.

E dall’altra cresce il bisogno di consulenza finanziaria specializzata soprattutto per i grandi patrimoni alle prese con tassi bassi e mercati sempre più incerti che spingono a esplorare nuove aree cercando soluzioni di investimento alternative nei cosiddetti private market, ovvero al di fuori dei mercati pubblici delle azioni e dei bond quotati.

COME CAMBIA IL RISPARMIO GESTITO

Non a caso la raccolta del risparmio gestito ha avuto in questi primi mesi del 2019 una battuta d’arresto, anche in Italia. In questo contesto le strade per difendere le posizioni e crescere sono due: specializzarsi con boutique di asset management di nicchia, oppure puntare tutto sui volumi per competere con giganti esteri del calibro di Blackrock che in Italia ha raggiunto il sesto posto nella classifica dei maggiori gestori con 71 miliardi di masse e una forte spinta ottenuta grazie ai suoi Etf.

IL CASO VANGUARD

Gli stessi fondi passivi low cost sono gli strumenti che hanno reso anche Vanguard un colosso mondiale del settore. Il gruppo Usa, pur essendo sbarcato in Italia da pochi mesi, sta creando più di un problema a tutti i gestori attivi. Le dimensioni di queste due case di gestione sono la chiave del loro successo perché i grandi volumi, soprattutto dei fondi passivi e degli Etf, permettono di macinare commissioni in maniera più efficiente di quanto riescano a fare gli operatori di medio piccole dimensioni non specializzati su specifiche asset class.

GLI ULTIMI DATI

Senza dimenticare che, come rileva Morningstar, soltanto il 30% dei fondi azionari europei ha battuto il proprio benchmark a un anno, (dati a fine aprile 2019) meno di quanto lo hanno fatto a cinque anni (33%). «La crescente difficoltà a generare rendimenti da parte dei gestori attivi continuerà a sostenere il passaggio dei flussi verso gli investimenti passivi», rileva Goldman Sachs. E, secondo l’investment bank, l’imminente risiko dell’asset management, con una nuova stagione di fusioni e acquisizioni, serve proprio per difendere i margini e crescere.

ECCO LE MOSSE DI ASSICURAZIONI GENERALI

Quali le mosse dei big? Assicurazioni Generali è oggi la prima nella classifica per patrimonio gestito in Italia con quasi 500 miliardi grazie alla parte assicurativa, ma il solo business dei fondi comuni aperti è ben poca cosa (84 miliardi) e per tale motivo gruppo è deciso a svilupparsi anche in questo segmento.

CHE COSA HA DECISO ASSICURAZIONI GENERALI

La compagnia ha scelto di creare una piattaforma multi-boutique nel wealth management partendo dall’estero e poi applicando la stessa strategia in Italia. Dopo aver investito in società specializzate negli Usa e in Europa il gruppo guidato dal ceo Philippe Donnet ha annunciato ad aprile il lancio della sua prima boutique italiana di gestione del risparmio. ThreeSixty Investments sgr, questo il nome della start up che si specializzerà nel multi-asset, con un’offerta sia retail che istituzionale e ha alcuni partner di rilievo. Accanto alla compagnia triestina, nella nuova iniziativa figurano alcuni nomi noti nel panorama dell’asset management, a partire da Giordano Lombardo, ex ad di Pioneer Investments fino al passaggio di quest’ultima società da Unicredit a Amundi tre anni fa. Giordano è l’ad di ThreeSixty Investments.

GLI OBIETTIVI DI ASSICURAZIONI GENERALI

Per Lombardo «il futuro della gestione attiva passa da un nuovo approccio integrato, che vada oltre la distinzione tra asset class tradizionali ed alternative». La strategia di asset management di Generali ha l’obiettivo di costruire una delle prime cinque multi-boutique del mondo dal punto di vista dei ricavi. Da maggio 2017, quando il gruppo ha iniziato a sviluppare la sua politica di crescita nell’asset management prima in Europa e poi a livello globale, la sua piattaforma è arrivata oggi a comprendere otto boutique e cinque di loro (tra cui la stessa ThreeSixty Investments) sono coordinate da Generali Investment Partners (Ip) sgr, che vede come ceo Carlo Trabattoni.

LE CONTROMOSSE DI AMUNDI

La forte spinta delle Generali nella gestione del risparmio è anche una risposta a big del calibro di Amundi, primo asset manager in Europa, che oggi in Italia è arrivata a detenere 190 miliardi, facendo un salto notevole dopo aver acquisito Pioneer da Unicredit che le ha portato oltre 140 miliardi solo nel mercato italiano. Peraltro, tre anni fa, nella short list per rilevare Pioneer c’era anche la stessa Generali, oltre che Poste.

CHE COSA STA STUDIANDO POSTE ITALIANE

La zampata della sgr francese guidata in Italia dall’ad Cinzia Tagliabue ha innescato una reazione a catena tanto che Poste, oggi quarta con 177 miliardi, si sta rafforzando nell’asset management, sotto la guida dell’ad Matteo Del Fante. Il gruppo ha scelto di procedere tramite accordi di collaborazioni con gestori esterni, tra cui Eurizon e soprattutto Anima. L’alleanza con quest’ultima società, che gestisce alcuni fondi e polizze collocate dagli uffici postali, risale al 2015 e a fine 2017 Poste le ha affidato in delega anche i portafogli assicurativi di ramo I (gestioni separate) delle polizze di Poste Vita fino ad allora in capo alla sgr di gruppo, Banco Posta Fondi.

ALLEANZA POSTE-ANIMA

Il gruppo guidato dall’ad Marco Carreri ha così acquisito masse per oltre 70 miliardi arrivando a detenere asset per quasi 180 miliardi. La partnership tra Poste e Anima è stata estesa fino al 2033. Dal canto suo a inizio gennaio di quest’anno Poste è salita alla quinta posizione nell’industria (81 miliardi) perché ha realizzato una mega operazione infra-gruppo nel segmento delle gestioni di portafoglio istituzionali.

IL CASO DEI FONDI DI BANCO POSTA

Alla sgr Banco Posta Fondi è stato conferito un mandato per la gestione del patrimonio di Bancoposta e delle riserve di Poste Vita per un totale di circa 53 miliardi. Nuove mosse all’orizzonte anche per Anima visto che il gruppo nelle scorse settimane ha confermato che è pronto a esaminare operazioni di aggregazione sia in Europa, ma anche in Italia, a partire da Arca sulla quale sono in corso le grandi manovre.

DOSSIER ANIMA

Bper, come ha scritto MF Milano Finanza, è pronta a valorizzare la sua partecipazione nella sgr del 57% e il cda del prossimo 13 giugno dovrà esaminare le varie opzioni: quotazione, apertura del capitale a nuovi soggetti o integrazione con un partner industriale per il quale si fa proprio il nome Anima. Che tra l’altro è quotata ed è di fatto una public company con il 75% di flottante (il gruppo Banco Bpm ha il 14,6% e Poste Italiane il 10,3%), come lo è diventata anche Fineco dato che Unicredit ha appena dimezzato la sua quota del 35% rendendo il gruppo guidato dall’ad Alessandro Foti indipendente.

IL CONSOLIDAMENTO IN ATTO

Le operazioni di consolidamento sono spinte anche dall’effetto Mifid II e dalla rivoluzione tecnologica che sta spingendo i gruppi a cercare economie di scala. Il mercato guarda con attenzione anche al dossier Kairos dopo l’uscita del fondatore Paolo Basilico. Il gruppo è controllato da Julius Baer e in corsa per l’acquisto ci sarebbero Mediobanca , che ha intrapreso un percorso di forte crescita nel wealth management, e il fondo di private equity Usa Ta Associates. Peraltro, accanto ad Arca, lo stesso Carreri ha anche aperto a un aggregazione con Mediobanca («non sarebbe una follia»).

(estratto di un articolo uscito su Milano Finanza; l’articolo integrale si può leggere qui)

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