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Popolare di Bari e non solo, ecco cosa si mormora sull’ipotesi di garanzie stile Ips

Ecco come si commenta tra le banche come Popolare di Bari e non solo l'ipotesi di un sistema di tutela-garanzia istituzionale (Ips)

L’idea di un’assicurazione comune non convince il sistema delle popolari. I piccoli istituti rimasti fuori dal perimetro della riforma Renzi sono alla ricerca di un nuovo ruolo nel mondo del credito italiano, ma per il momento la strategia resta incerta. Su sollecitazione di Bankitalia all’inizio dell’anno si è aperto un dibattito sulla strada più efficace per stringere i legami all’interno del sistema e mettere in sicurezza gli istituti in difficoltà.

CHE COSA SI E’ DETTO NEL VERTICE IN CASA DI ASSOPOPOLARI

In un vertice tenutosi a Roma a febbraio con la presenza del responsabile della Vigilanza, Carmelo Barbagallo, sono state messe sul tavolo due ipotesi operative: o l’avvio di un sistema di tutela istituzionale (Ips) o la creazione di un holding a cui ricondurre la maggior parte degli istituti. Nelle settimane successive il dibattito è proseguito ai vertici della ventina di banche coinvolte, lasciando spazio a molte perplessità.

CHI CRITICA LA GARANZIA

In particolare, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, l’idea di un sistema di tutela istituzionale allargato non convincerebbe diversi banchieri. «Le aziende con i conti in ordine non possono farsi carico dei problemi di chi è in difficoltà», taglia corto il manager di una popolare del sud. Lo strumento funzionerebbe come un accordo di reciproco sostegno, attivabile per esigenze di supporto patrimoniale o di liquidità.

LE OPZIONI IN BALLO

«È possibile che questa strada venga scelta da piccolissimi gruppi di due o tre istituti, ma al momento escluderei un intervento su larga scala», commenta un banchiere. Tanto più che più di un istituto starebbe considerando l’opzione alternativa, cioè la costituzione di una holding. In questo caso le banche finirebbero sotto l’ombrello di un veicolo comune pur mantenendo l’autonomia in termini societari sul modello del Crédit Agricole.

I TEMPI DELLA RIFORMA

Anche su questa opzione però pendono diverse incognite: per avviare il progetto servirà infatti una deroga alla riforma oppure una modifica della norma possibile dopo la sentenza del Consiglio di Stato. I tempi però potrebbero essere lunghi visto che i giudici non si esprimeranno prima della fine dell’anno, alla luce del responso della Corte di Giustizia Europea. La materia insomma presenta un certo grado di complessità e viene monitorata con attenzione dall’Assopopolari che potrebbe discuterne nel prossimo consiglio direttivo previsto per il 19 aprile.

LE INCOGNITE PER LA POPOLARE DI BARI

Visti i tempi molto lunghi, difficilmente al progetto potrà aderire la Popolare di Bari che dovrà definire il proprio futuro entro giugno. Nei prossimi mesi l’istituto guidato da Vincenzo De Bustis dovrà infatti ripulire l’attivo dai crediti deteriorati e lanciare un aumento di capitale dall’importo previsto tra 300 e 500 milioni. Il management e l’advisor Rothschild sono al lavoro per individuare investitori, ma il percorso è in salita.

(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)

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