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Banca Popolare Di Bari

Popolare Bari, ecco esuberi, tagli e chiusure di filiali

Circa 650 esuberi in 10 anni per un risparmio di 67 milioni di euro, chiusura di 91 filiali, conferma dei contratti a tempo determinato. I punti principali dell'accordo sindacale alla Banca Popolare di Bari

Esuberi, tagli e chiusure nell’intesa fra vertici della Banca Popolare di Bari e i sindacati. Ecco tutti i dettagli

Accordo raggiunto tra i commissari della Popolare di Bari, Enrico Ajello e Antonio Blandini, e i sindacati di categoria Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin. L’intesa è stata firmata ieri a Roma ed è giunta dopo diverse settimane di trattative. Ora, dichiarano le organizzazioni sindacali, sono state “gettate le basi per il salvataggio dell’istituto di credito pugliese” che vede come protagonisti il Fondo Interbancario di Tutela dei depositi e Mediocredito Centrale, chiamati a sborsare 1,6 miliardi di euro di cui la gran parte – 1,17 miliardi – a carico del Fitd.

COSA PREVEDE L’ACCORDO

Il punto principale dell’intesa tra l’istituto di credito e i sindacati di categoria riguarda gli esuberi, scesi a circa 650 esuberi – sul totale di 2.700 dipendenti – a fronte dei 900 inizialmente previsti. Le uscite saranno spalmate in un arco temporale di 10 anni anche con l’utilizzo delle norme per l’anticipo della pensione “Quota 100”. I pensionamenti e i prepensionamenti saranno gestiti solo su base volontaria e permetteranno un risparmio di 67 milioni di euro, meno rispetto ai 70 milioni inizialmente chiesti dai commissari. Sul fronte delle filiali, ne verranno chiuse 91 anche in questo caso con una riduzione rispetto alla richiesta dei commissari di 94. Scongiurata qualsiasi ipotesi di esternalizzazione, saranno confermati tutti i contratti di lavoro a tempo determinato.

Nell’accordo siglato ieri non hanno trovato spazio né i riferimenti alla legge 223 del 1991 sui licenziamenti collettivi né i riferimenti al demansionamento dei dipendenti. Prevista pure una mobilità del personale sul territorio fortemente limitata. Le organizzazioni sindacali di settore hanno chiesto una “forte discontinuità nel management” e che il piano industriale sia gestito da un nuovo gruppo dirigente.

C’è poi il capitolo Mediocredito centrale, che con il salvataggio di fine anno si appresta a diventare socio stabile della Popolare di Bari: la spa controllata da Invitalia (100% Mef) ha assunto l’impegno sul futuro del gruppo e in particolare ha manifestato l’intenzione di sviluppare un progetto per creare un polo bancario del Sud.

IL CAMMINO IN SALITA

Il buon esito della trattativa è frutto di incontri non sempre semplici fra le parti. Lo scorso 8 maggio, al termine del terzo incontro fra la delegazione aziendale e Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin sul “Piano di Riduzione del Personale”, le posizioni apparivano piuttosto distanti “Non è stata data risposta alle reiterate richieste dei sindacati su come siano stati calcolati i 900 esuberi, su quali soluzioni siano state previste per i lavoratori, su che fine faranno le direzioni generali, sulle esternalizzazioni , tra cui la filiera del credito” scrivevano in un comunicato unitario le organizzazioni sindacali ribadendo che avrebbero discusso “solo di uscite volontarie” e che non sarebbero state “accettate deroghe al Contratto collettivo nazionale di lavoro, né riduzioni di salario per i dipendenti”.

Si leggeva ancora nella nota: “Non siamo disposti a negoziare mobilità selvaggia, chiusura di filiali e sedi di direzione ed esternalizzazioni. Il Piano mostratoci è figlio di una visione di corto respiro del management che, seppure parzialmente cambiato, ha mantenuto le stesse modalità e caratteristiche”. Per “garantire la dignità e l’occupazione” i sindacati si dichiaravano pronti a “manifestare la contrarietà a negoziati” che fossero “solo preludio di accordi ricattatori sui livelli occupazionali”.

IL J’ACCUSE DI SILEONI (FABI)

Intanto la situazione continua ad essere preoccupante per quanto riguarda la gestione dei rapporti con l’esterno. Molto dure le accuse lanciate nei giorni scorsi dal segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, secondo cui “alla Popolare di Bari, alle spalle dei commissari, che stanno cercando di salvare il salvabile, c’è chi si muove nell’ombra per ricreare quelle condizioni clientelari e quel sistema di rapporti perniciosi del quale hanno fatto le spese, con danni non indifferenti, lavoratrici e lavoratori in possesso di requisiti normativi, come quelli legati alla ‘legge 104’, o in precarie situazioni familiari o la stragrande maggioranza del personale che opera quotidianamente in assoluta lealtà e buona fede”.

Sileoni si è detto “lieto” se durante il processo “per i recenti scandali si facesse realmente luce su ciò che è accaduto in tutti questi anni e su quanti hanno approfittato del sistema Popolare di Bari, dentro e fuori la banca, ricevendo ogni tipo di privilegio”.

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