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Crollo Ponte Morandi a Genova, ecco come il governo tampona Autostrade (Atlantia) dei Benetton

Il titolo Atlantia casca in Borsa, il governo chiede le dimissioni dei vertici del gruppo Autostrade, i Benetton borbottano sui manager della concessionaria e studi della stessa società svelano alcuni aspetti non tranquillizzanti sullo stato del viadotto Morandi crollato ieri a Genova. Ecco tutti i dettagli.

Il titolo Atlantia casca in Borsa, il governo chiede le dimissioni dei vertici del gruppo Autostrade, i Benetton borbottano sui manager della concessionaria e studi della stessa società svelano alcuni aspetti non tranquillizzanti sullo stato del viadotto Morandi crollato ieri a Genova. Ecco tutti i dettagli.

AUTOSTRADE SBANDA IN BORSA

Il crollo del ponte Morandi sulla A10 ha affondato ieri in Borsa Atlantia, la controllante di Autostrade per l’Italia che ha in concessione quel tratto di autostrada. Il mercato intravvede i costi che la società dovrà sostenere e ne penalizza il titolo, che chiude perdendo il 5,39%, a 23,54 euro, bruciando oltre 1,1 miliardi di capitalizzazione, dopo aver toccato ribassi che hanno sfiorato il -10%.

IL POST DI TONINELLI SU FACEBOOK

Stamattina la doccia fredda per il gruppo dei Benetton. annuncio choc del governo: “I vertici di Autostrade per l’Italia devono dimettersi prima di tutto. E visto che ci sono state gravi inadempienze, annuncio fin da ora che abbiamo attivato tutte le procedure per l’eventuale revoca delle concessioni, e per comminare multe fino a 150 milioni di euro”, ha scritto su Facebook il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli (Movimento 5 Stelle).

DI MAIO PUNTA IL DITO CONTRO ATLANTIA

I vicepremier rincarano la dose contro il gruppo Atlantia che controlla la società Autostrade per l’Italia. “E’ possibile, in caso di inadempienze, ritirare la concessione e far pagare multe fino a 150 milioni di euro. Autostrade non ha fatto la manutenzione” sul ponte Morandi: “Toninelli ha avviato le procedure” per il ritiro della concessione. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio in un’intervista a Radio Radicale. “Può gestire lo Stato. Ad Autostrade paghiamo i pedaggi più alti d’Europa e loro pagano tasse bassissime”, sottolinea il ministro.

LE PAROLE DI SALVINI

“La revoca delle concessioni è il minimo che ci si possa aspettare”, ha aggiunto il vice premier Matteo Salvini intervistato da Radio 24 e dicendosi “assolutamente” d’accordo sulla revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia.

LE TENSIONI FRA GOVERNO E AUTOSTRADE

Le critiche dell’esecutivo ad Autostrade sono anche il frutto di commenti della società che sono stati ritenuti poco consoni da ambienti dell’esecutivo anche dal punto di vista della comunicazione. Nella maggioranza di governo c’è chi sostiene che il ponte Morandi sul viadotto Polcevera fosse un rischio noto da tempo. Ma da Autostrade per l’Italia, che ha in gestione quel tratto della A10 e che effettuava controlli continui su quest’opera, risalente agli anni Sessanta, ieri hanno assicurato che non è mai emerso nulla che potesse far presagire il crollo che ha provocato finora 35 morti. Ma indiscrezioni giornalistiche parlando di un certo borbottio della famiglia Benetton, che controlla il gruppo Atlantia, sulla gestione post crollo da parte dei vertici della società concessionaria. Verità o gioco delle parti? Vedremo. Le parole del top management sono state emblematiche ieri.

LE RASSICURAZIONI DI CASTELLUCCI

Ad escludere che il ponte fosse pericoloso, oltre alla Direzione locale, è stato ieri anche l’amministratore delegato della sociteà Giovanni Castellucci (“non mi risulta”), numero uno anche della holding Atlantia. La società ha assicurato che “lavorerà insieme alle istituzioni per accertare le cause” e annuncia di essere “alacremente impegnata a valutare le soluzioni migliori per ricostruire il viadotto nel minor tempo possibile”. Il crollo, ha spiegato il direttore del Tronco di Genova di Autostrade per l’Italia Stefano Marigliani, è “per noi qualcosa di inaspettato e imprevisto rispetto all’attività di monitoraggio che veniva fatta sul ponte. Nulla lasciava presagire” che potesse accadere. “Assolutamente non c’era nessun elemento per considerare il ponte pericoloso”, assicura Marigliani, spiegando che “il ponte è una struttura dal punto di vista ingegneristico molto complesso: da qui la moltitudine di controlli”. L’opera era infatti soggetta a costante attività disservazione e vigilanza, con strumenti avanzati e prove riflettometriche (l’ultima ad inizio 2017): ma mai “nulla è emerso che facesse presagire” l’accaduto.

CHE COSA DICE AUTOSTRADE SULLA MANUTENZIONE

C’è da dire però che una relazione di Autostrade del 2011, evidenziava già allora un “intenso degrado della struttura del viadotto” per il volume raggiunto dal traffico. Il viadotto era da anni oggetto di una manutenzione continua e nel 2016 le Autostrade hanno avviato dei lavori di manutenzione straordinaria ora in via di ultimazione con interventi sulle barriere di sicurezza. Sulla struttura erano in corso, spiega una nota di Autostrade, lavori di consolidamento della soletta del viadotto ed era stato installato un carro-ponte per consentire lo svolgimento delle attività di manutenzione. Ed è proprio di qualche mese fa un nuovo bando di gara da 20 milioni per “interventi di retrofitting strutturale (una sorta di ristrutturazione profonda) del Viadotto Polcevera”. Ha chiosato il Sole 24 Ore oggi: “L’esigenza di consolidare quella parte del ponte era presente, ma non si riteneva che vi fosse un’emergenza, tanto che l’inizio dei lavori non era previsto prima del 2019”.

LE PREOCCUPAZIONI IMPLICITE

Che significa? Messa urgente in sicurezza dei tiranti sulla parte poi crollata. Le offerte erano state presentate l’11 giugno e finita l’estate – per non intralciare il viavai turistico che segna la Liguria fino ai primi di settembre – sarebbe partito un intervento lungo 784 giorni, che avrebbe comportato blocchi a singhiozzo delle varie carreggiate. Ha spiegato Enrico Sterpi, attuale segretario dell’Ordine degli ingegneri liguri: “Questo bando significa due cose: Autostrade aveva focalizzato la criticità ed era disposta a prendersi una bella responsabilità, con una gara ristretta per un importo tanto elevato. È chiaro insomma che a un certo punto ci fosse necessità di accelerare la procedura”.

AUTOSTRADE: DEMOLIAMO IL PONTE?

Meglio demolire il Ponte Morandi per ricostruirlo che manutenerlo ancora? E’ la domanda che fa capolino in un rapporto tecnico della società Autostrade di tempo fa. Ecco tutti i dettagli. Da 8 a 12 mesi: questo il tempo, che nel 2009, era stato calcolato per la demolizione controllata del viadotto Polcevera, con lo smontaggio della “struttura con un ordine inverso rispetto alle fasi della costruzione dell’opera. In tal modo sarà sufficiente evacuare provvisoriamente le abitazioni che attualmente insistono nell’impronta e negli immediati dintorni del viadotto, senza procedere ad alcun abbattimento dei fabbricati”. Lo si legge nello studio “La Gronda di Genova. Presentazione sintetica delle ipotesi di tracciato” che Autostrade per l’Italia aveva realizzato assieme alla società d’ingegneria SPEA e pubblicato nel febbraio 2009 come base per un dibattito pubblico.

L’IPOTESI DEMOLIZIONE CONTROLLATA

Il documento, nel capitolo dedicato ad una delle ipotesi di varianti di tracciato studiate da Autostrade per l’Italia (quella definita “Gronda Bassa” che “affianca l’esistente viadotto Morandi, di cui è prevista la dismissione, ad una distanza di circa 150 m verso nord”), spiega: “Una volta demolita la struttura del Ponte Morandi, i proprietari delle abitazioni potranno rientrare nei rispettivi alloggi”. Questa demolizione controllata del viadotto Morandi, precisavano gli autori, “richiede di smantellare circa 80.000 mc di calcestruzzo”.

LE CRITICITA’ SOTTOLINEATE DA AUTOSTRADE

Autostrade per l’Italia aveva sottolineato in più punti la criticità della situazione: nel documento si legge, tra l’altro, che “il tratto più trafficato è il viadotto Polcevera (Ponte Morandi) con 25,5 milioni di transiti l’anno, caratterizzato da un quadruplicamento del traffico negli ultimi 30 anni e destinato a crescere, anche in assenza di intervento, di un ulteriore 30% nei prossimi 30 anni”.

I POTENZIALI RISCHI

La relazione, redatta 9 anni fa, metteva in guardia sui potenziali rischi: “Il ponte Morandi – si legge – costituisce di fatto l’unico collegamento che connette l’Italia peninsulare ad est, la Francia meridionale e la Spagna ad ovest, ed è il principale asse stradale tra Genova, le aree residenziali periferiche, il porto di Voltri, l’aeroporto e le aree industriali di ponente. Lo svincolo di innesto sull’autostrada per Serravalle, all’estremità est del viadotto, produce quotidianamente, nelle ore di punta, code di autoveicoli ed il volume raggiunto dal traffico provoca un intenso degrado della struttura sottoposta ad ingenti sollecitazioni. Il viadotto è quindi da anni oggetto di una manutenzione continua”.

LE VERIFICHE E LA VIGILANZA

Ma quali obblighi di vigilanza aveva Autostrade per l’Italia? E chi esegue le verifiche? A queste domande ha cercato di rispondere un’inchiesta del quotidiano La Stampa: “Poiché il viadotto è stato realizzato nel 1967, il gestore non deve fornire un piano di manutenzione (il diktat vige per chi ha incarico le strutture nate dal ‘99 in poi). Non solo. Autostrade esegue per legge due tipi d’ispezione, certificate una volta compiute: trimestrale con personale proprio (controlli sostanzialmente visivi) e biennale con strumenti più approfonditi. In quest’ultimo frangente, al massimo, la ricognizione viene affidata a ingegneri esterni, ma alla fine sempre pagati da Autostrade. Né gli enti locali, né il ministero delle Infrastrutture intervengono con loro specialisti. E di fatto non esistono certificazioni di sicurezza recenti che non siano state redatti da tecnici retribuiti da Autostrade per l’Italia”.

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