La prima contromisura della Polonia all’annuncio degli agricoltori del blocco di un mese del confine con l’Ucraina è stata di classificare il passaggio doganale sull’autostrada A12 come “infrastruttura critica”. L’obiettivo è di garantire che aiuti militari, attrezzature, munizioni e altri rifornimenti dei paesi alleati arrivino senza ritardi in Ucraina. Ma si discute ancora se una tale misura possa anche consentire di vietare del tutto la protesta.
IN POLONIA GLI AGRICOLTORI PROTESTANO ANCORA
Gli agricoltori polacchi non hanno affatto sotterrato l’ascia di guerra con il proprio governo e con l’Unione europea, ma alle rivendicazioni che in tutta Europa hanno portato nelle strade e piazze urbane la rabbia dei trattori ne aggiungono una specifica rispetto a quella che chiamano invasione dei cereali ucraini. Derrate destinate al resto del mondo che, bloccate lungo la tradizionale rotta del Mar Nero, devono transitare attraverso le strade dell’Europa centrale e in prima istanza della Polonia. Gli agricoltori locali sostengono però che i cereali ucraini, più a buon mercato, non transitino affatto, ma restino in larga parte in Polonia mettendo fuori mercato le produzioni polacche. Le associazioni di categoria lamentano danni per miliardi di euro.
Le proteste ai confini durano da quasi un anno, sono iniziate ben prima di quelle più ampie che hanno mobilitato tutti gli agricoltori europei. Finora si è trattato di piccole scaramucce, tentativi di blocco dei camion ucraini, azioni che hanno creato imbarazzo all’alleanza politica fra i due paesi, ma nulla di più. Adesso però si prova un salto di qualità e gli agricoltori hanno annunciato il blocco per quattro settimane dell’autostrada A12, la principale arteria stradale est-ovest lungo l’asse dell’Europa centrale. Secondo quanto riportato dai media polacchi, da domenica 25 febbraio un numero oscillante fra 500 e 700 mezzi agricoli – trattori, aratri, macchine forestali – verranno piazzati sul lato polacco della A12 all’altezza del passaggio di dogana con l’Ucraina bloccando l’intera circolazione di fatto per l’intero mese di marzo e consentendo il passaggio ai soli mezzi di emergenza: vigili del fuoco, ambulanze, auto della polizia.
L’ALLARME NEI PAESI CONFINANTI
L’allarme è scattato nei paesi confinanti, a cominciare dalla Germania, dove si teme a cascata un collasso del traffico sulla propria rete autostradale (la A12 prosegue in direzione ovest fino al confine di Francoforte sull’Oder e poi sino a Berlino) e difficoltà nell’approvvigionamento di beni in negozi e supermercati, a cominciare da quelli alimentari.
Un portavoce della direzione della polizia orientale del Brandeburgo ha dichiarato, a proposito dei previsti disagi al traffico: “Presumiamo che sarà così per diversi giorni. Si prevede una situazione di traffico tesa. Gli utenti della strada devono essere preparati a ingorghi e deviazioni”. Allo studio un piano preventivo per bloccare il traffico dei tir più a monte e obbligare a deviazioni su arterie alternative, anche se le strade parallele all’A12 non consentono uno scorrimento veloce dei mezzi pesanti, sono spesso strade provinciali a due corsie, piene di curve, che attraversano piccoli centri urbani.
Guido Noack, responsabile della Camera dell’industria e del commercio del Brandeburgo, il Land tedesco-orientale che confina con la Polonia teme che le colonne dei camion rallentate o bloccate da una più dura protesta potrebbero allungarsi fino alla periferia di Berlino e prevede lunghi ingorghi lungo l’autostrada A12, soprattutto a Francoforte sull’Oder, ma anche nelle città più piccole. “Contiamo 17 mila camion che passano ogni giorno il valico di frontiera verso la Polonia e naturalmente la gran parte non prenderà percorsi alternativi allungando di ore il viaggio, ma cercherà in qualche modo di aggirare gli inevitabili rallentamenti sull’A12 varcando il confine o attraverso il ponte cittadino che collega Francoforte sull’Oder a Slubice o su quello della strada statale Küstrin-Kietz chiuso”, dice Noack.
Ma se l’autostrada sarà bloccata sul lato polacco per settimane Noack prevede ripercussioni anche per l’economia e per le aziende tedesche: “I danni potrebbero essere così catastrofici da provocare fallimenti”, dice ai microfoni della tv regionale Rbb. Le preoccupazioni sono dovute al fatto che alcune aziende di Berlino e del Brandeburgo dipendono dalle consegne giornaliere: “Se è molto difficile rifornirle per settimane intere, subiranno rapidamente forti cali di produzione e questo potrebbe creare difficoltà esistenziali”.