skip to Main Content

Quota 100

Pnrr, ecco cosa farà il governo (e la Lega) su pensioni e quota 100

Il passaggio su pensioni e quota 100 contenuto nel Pnrr analizzato da Giuliano Cazzola, che svela: la Lega rinuncerà a quota 100 come si evince da...

 

Quante parole ci sono in un documento di 319 pagine? Tante. Eppure, nel PNRR (stando al testo che si conosce) ad uno degli argomenti – che più interessano i nostri concittadini e che scatenano tutte le possibili forme di demagogia e di invidia sociale – è riservata una frase laconica: “ln tema di pensioni, la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti’’.

D’acchito, prendiamo nota di un nuovo aggettivo; dopo ‘’usuranti’’, ‘’disagiate’’, fa la sua comparsa, con riferimento alle mansioni, un’ altra fattispecie – ‘’logoranti‘’ – per ora priva di indicazioni scientifiche.

Sembra pacifico tuttavia che quota 100 segua il suo destino, senza rimpianti. Non facciamoci ingannare, quindi, da recenti dichiarazioni bellicose di taluni esponenti della Lega. ‘

’Per noi quota 100 resta una misura sacrosanta’’, ha tuonato alcuni giorni fa Tiziana Nisini, sottosegretaria al Lavoro in quota Lega. E ha aggiunto minacciosa: ‘’Ho chiesto al ministro (Andrea Orlando, ndr) un confronto su questo, perché noi indietro non si può tornare’’. Ciò in linea con quanto Matteo Salvini racconta di aver ribadito a Mario Draghi durante le consultazioni per formare il governo: ‘’Chi vuol governare con la Lega sappia che quota 100 non si tocca’’.

Strano partito il Carroccio: la mano destra ignora ciò che ha scritto la sinistra. L’11 gennaio scorso, quando la Lega era ancora all’opposizione del Conte 2, il gruppo ha presentato alla Camera un progetto di legge (pdl 2855) – a prima firma di Claudio Durigon, seguita da quella del capogruppo Riccardo Molinari e di una sfilza di deputati – recante modifiche alle disposizioni di accesso anticipato alla pensione.

L’articolo 2 prevede di mantenere «quota 100» solo per i soggetti che svolgono lavori usuranti (la definizione ha un ambito più ristretto e definito di ‘’logoranti’’) individuati con i criteri già in uso ai fini dell’accesso all’APE sociale o alla pensione per i lavoratori precoci, eliminando però – bontà loro – il meccanismo delle «finestre di attesa».

Ma il bello viene dopo. ‘’Posto che tali soggetti sono generalmente già destinatari del sistema misto di calcolo della pensione, si propone che anche tale prestazione venga liquidata integralmente con il sistema contributivo’’ anche per i periodi regolati dal sistema retributivo.

In sostanza l’utilizzo di quota 100 resterebbe in vigore per una platea limitata di lavoratori in condizioni personali, famigliari e di lavoro ‘’usuranti’’ (o almeno disagiate e tipizzate), per di più con l’applicazione di una penalizzazione economica quale il ricalcolo contributivo (e retroattivo) per l’intera anzianità di servizio.

Siamo in presenza di una vera e propria eterogenesi dei fini, perché, nel nuovo regime di calcolo, prefigurato dal pdl della Lega, sarebbero penalizzati quei soggetti in grado di far valere periodi di lavoro lunghi e continuativi sottoposti al modello retributivo; gli stessi ora favoriti da quota 100. In sostanza si determinerebbe così un peggioramento rispetto al trattamento in vigore, che andrebbe a scadenza alla fine dell’anno (come indica il PNRR) anche con il beneplacito della Lega, che, nel suo pdl, non accenna affatto ad una proroga.

‘’Come è noto – è scritto nella relazione introduttiva al pdl – al termine del corrente anno 2021 si concluderà la fase sperimentale transitoria che ha accompagnato l’introduzione del criterio di accesso alla pensione anticipata con la regola della cosiddetta “quota 100″’’.

Colti col sorcio in bocca i ‘’leghisti’’ potrebbero rispondere che il ridimensionamento della norma-bandiera si accompagna ad una vera e propria riforma.

E’ previsto, infatti, nell’articolo 1 del pdl 2855 che, a decorrere dal 1° gennaio 2022, l’accesso alla pensione anticipata è consentito a condizione che risulti maturata un’anzianità contributiva di 41 anni. Questa prestazione però sarebbe anch’essa liquidata dall’INPS secondo le regole di calcolo del sistema contributivo.

Che dire? Forse non se ne sono resi conto, ma la proposta dei deputati leghisti risulterebbe ‘’rigorosa’’ (a loro insaputa?), perché introdurrebbe dei pesanti disincentivi economici per il pensionamento anticipato delle ultime generazioni del baby boom – costituite tuttora di lavoratori maschi, residenti al Nord ed entrati nel mercato del lavoro stabilmente da giovani – in grado di far valere – più maturi che anziani, certamente non vecchi – quei versamenti contributivi richiesti per andare in quiescenza a prescindere dall’età.

Back To Top