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disoccupazione

Più inattivi ma anche più occupati stabili. Tutti gli ultimi dati su lavoro e disoccupazione

LA SINTESI SUI DATI DI NOVEMBRE DELLA DISOCCUPAZIONE

La disoccupazione è tornata a calare a novembre (specie tra i più giovani), dopo due mesi di aumento. L’aspetto meno incoraggiante è che il tasso dei senza-lavoro sia sceso per via dell’aumento dell’inattività (ma nei mesi precedenti era accaduto esattamente il contrario); la notizia positiva è il “travaso” di occupazione dai contratti temporanei a quelli permanenti (un ruolo potrebbe essere stato giocato dal Decreto “Dignità”).

LO SCENARIO

Il nostro scenario di base prevede che la disoccupazione mantenga un trend al ribasso nei prossimi mesi, sia pur lento e irregolare. Tuttavia, vista la sostanziale stagnazione del ciclo, c’è maggiore incertezza sul persistere di condizioni espansive sul mercato del lavoro su un orizzonte di medio termine.

TUTTI I DETTAGLI PUNTO PER PUNTO

La disoccupazione è tornata a calare a novembre, dopo due mesi di aumento. Il tasso dei senza-lavoro è sceso a 10,5% da 10,6% di ottobre. Il dato è risultato in linea con le attese di consenso e lievemente superiore alla nostra stima.

Nel mese l’occupazione è risultata poco variata (-4 mila unità dopo le +14 mila di ottobre), ma in un contesto di assottigliamento delle forze di lavoro (-29 mila unità, dopo l’aumento registrato nei due mesi precedenti). Il calo della disoccupazione è dovuto dunque principalmente all’aumento degli inattivi, in salita di +26 mila unità dopo i cali di settembre e ottobre.

Lo spaccato per sesso mostra che l’aumento dell’occupazione interessa gli uomini, quello dell’inattività le donne. Il dettaglio per età evidenzia che la creazione di posti di lavoro è confinata ai 24-35enni, mentre l’aumento dell’inattività riguarda le classi estreme (+16 mila unità sotto i 24 anni e +32 mila unità tra i 50 e i 64 anni).

Per il secondo mese, si registra un aumento degli occupati dipendenti permanenti (+15 mila unità dopo le +53 mila del mese precedente) a fronte di un calo dei dipendenti temporanei (-22 mila unità, circa in linea con il mese precedente). Poco variati gli autonomi (+4 mila unità, dopo il calo di -16 mila registrato a ottobre).

Su base annua, l’occupazione ha perso velocità, a +99 mila unità (+0,4% a/a), mostrando ormai da diversi mesi una minor vivacità rispetto al PIL (e l’aumento tendenziale degli occupati resta confinato ai contratti temporanei e ai lavoratori ultracinquantenni).

Il tasso di disoccupazione giovanile è calato più dell’indice generale, a 31,6% da 32,2%. Dal 2011, solo lo scorso luglio era stato toccato un valore (lievemente) più basso (31,5%).

IL QUADRO, LA SINTESI E LE PROSPETTIVE

In sintesi, i dati sul mercato del lavoro di novembre non cambiano di molto il quadro. L’aspetto meno incoraggiante è che la disoccupazione sia scesa per via dell’aumento dell’inattività (ma nei mesi precedenti era accaduto esattamente il contrario).

D’altro canto, la notizia positiva è il “travaso” di occupazione dai contratti temporanei a quelli permanenti (in tal senso, un ruolo potrebbe essere stato giocato dal Decreto “Dignità”, che proprio a novembre è entrato in vigore in tutti i suoi aspetti).

Il nostro scenario di base prevede che la disoccupazione mantenga un trend al ribasso nei prossimi mesi.

Tuttavia, il calo continuerà ad essere lento (e irregolare): pensiamo che il tasso dei senza-lavoro possa restare sopra il 10% per tutto l’anno (ci aspettiamo una media 2019 a 10,2%, dal 10,6% dell’anno scorso).

Peraltro, i rischi su tale scenario sono a nostro avviso verso il basso, visto che l’attuale debolezza del ciclo economico (entrato in una fase di sostanziale stagnazione), se non avrà termine nel giro di pochi mesi, potrebbe indurre un cambiamento delle condizioni sul mercato del lavoro.

D’altra parte, le recenti indagini di fiducia hanno segnalato che le aspettative sui livelli occupazionali da parte delle imprese e soprattutto delle famiglie sono diventate meno ottimistiche negli ultimi mesi.

In altri termini, c’è maggiore incertezza sul persistere di condizioni espansive sul mercato del lavoro su un orizzonte di medio termine.

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