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Tim, perché solo Vivendi gongola per il piano di Merlyn anti Kkr

Che cosa prevede il piano presentato da Barnaba (fondo Merlyn) e Siragusa (Rn Partner) per la rete di Tim in contrapposizione con quello di Kkr e che cosa pensano gli analisti finanziari

 

C’è solo Vivendi a gioire di fatto per il piano anti Kkr lanciato da fondo Merlyn di Alessandro Barnaba con Rb Capital di Stefano Siragusa.

La mossa del duo Barnaba-Siragusa (nella foto) più che un vero piano articolato e alternativo a quello del fondo americano Kkr (che ha fatto una vera e propria offerta condivisa dal ministero dell’Economia) è un atto di intralcio per cercare di mettere in imbarazzo il consiglio di amministrazione di Tim (che il 3 novembre si riunisce per decidere sull’offerta di Kkr) e magari guadagnare tempo in vista di un mutato clima politico, visto che lo stop del governo con la presa di posizione sabato della presidenza del Consiglio – dopo aver concordato il “no” anche con il ministero dell’Economia – al momento ha messo di fatto la mordacchia a chi nella maggioranza di governo e pure in ambienti non di secondo piano di Palazzo Chigi vorrebbe approfondire il piano di Merlyn.

Anche perché, come emerge dal testo del piano (vedi in fondo), gli estensori del progetto si vogliono connotare come filo-governo per il ruolo che si delinea per la Cassa depositi e prestiti e per l’impostazione statale sulla rete di Tim (senza una presenza più o meno modulata di fondi esteri come quello di Kkr).

Seppure il progetto di Merlyn abbia una logica industriale (in nuce si seguirebbe l’impostazione realizzata con la nascita di Terna e Snam rispettivamente la rete elettrica e del gas), gli analisti finanziari che finora si sono espressi sono però tutti critici verso il piano di Barnaba e Siragusa.

IL COMMENTO DI INTESA SANPAOLO SUL PIANO MERLYN PER LA RETE TIM

Significativo il commento degli analisti di Intesa Sanpaolo secondo cui – si legge su Mf/Milano Finanza – «rimane poco chiaro come Cdp potrebbe diventare il principale azionista della società di rete e se la vendita di ConsumerCo e Tim Brasil potrebbe consentire la riduzione del debito, necessaria per riequilibrare la struttura finanziaria dell’azienda». Inoltre gli analisti di Intesa vedono «il rischio di aggravarsi (della situazione, ndr) con ulteriori dispute legali» vista l’opposizione di Vivendi.

CHI E’ SCETTICO SUL PIANO DI MERLYN

Si concentrano su un altro aspetto gli analisti di Banca Akros: «Scettici riguardo a misure aggressive di riduzione costi che non comprendano tagli di personale di grandi dimensioni». Inoltre il prezzo di un euro per azione viene definito «completamente aspirazionale in base a multipli arbitrari di un rapporto tra enterprise value ed debita pari a 8 volte, che nessun operatore tlc può raggiungere».

MERLYN METTE IN IMBARAZZO IL CDA DI TIM?

InoltreGli analisti di Banca Akros – rileva Radiocor – si concentrano su quali possono essere le conseguenze della presentazione del piano sull’offerta di Kkr e Tesoro. Il tempismo della prenotazione del piano viene definito dagli esperti «perfetto per interferire», vista la prossima convocazione del consiglio, fissata al 3 novembre. «Vivendi dovrebbe sicuramente gradire questo piano poiché soddisfa il suo programma in termini di valutazione della rete e atteggiamento di vendita, cambiamento della gestione e un’ennesima svolta strategica. Ovviamente, non c’è alcun accordo ufficiale tra le due parti», sottolineano. La posizione presa dal governo dovrebbe «essere abbastanza forte da bloccare il piano» presentato da Barnaba e Siragusa, perché per superare il 5% e poter chiedere un’assemblea serve il via libera del golden power.

QUANTO PIACE A VIVENDI IL PIANO DI BARNABA E SIRAGUSA?

Il report di Banca Akros rimarca anche la soddisfazione implicita dei francesi di Vivendi per la mossa di Barnaba e Siragusa: il piano “dovrebbe piacere a Vivendi” in quanto “soddisfa la sua agenda in termini di valutazione della rete e di attitudine alla vendita, di cambio di management e di ennesimo cambiamento strategico”, tuttavia la società francese “non è in ogni caso in grado di influenzare le votazioni del consiglio, non avendo attualmente alcun amministratore”.

LE PERPLESSITÀ SUL PIANO TIMVALUE

Anche gli analisti di Equita non nascondono le loro «perplessità». Il documento «non contiene elementi quantitativi, al di là del multiplo target di 8 volte l’ebitda da cui si deriverebbe una possibilità di rilancio del titolo in area 1 euro entro 24 mesi, e non contiene elementi concreti sulle opportunità di cessione degli asset e sul supporto al piano da parte degli altri stakeholder coinvolti (da Cdp a Macquarie, a Kkr, a Vivendi, al governo)» si legge nel report. Inoltre, continuano gli esperti di Equita, il piano «solleva forti perplessità anche sulla sostenibilità finanziaria». Questo perché per ridurre il debito, uno dei problemi principali di Tim, le soluzioni proposte, ossia la cessione di Tim Brasil e ConsumerCo, non sarebbero sufficienti.

CHE COSA DICE IL REPORT DI EQUITA

Il report di Equita entra poi nel dettaglio, come osserva Mf/Milano Finanza: «Ai valori di mercato di oggi, la cessione di Tim Brasil non migliora il leverage del gruppo, che salirebbe anzi da 3,9 volte a 4,3 volte il rapporto tra debito ed ebitda e ridurrebbe significativamente il cash flow operativo (ebitda-capex intorno ai 500 milioni rispetto agli 1,3 miliardi attuali), lasciando nel gruppo oltre 15 miliardi di debito after leasing con i relativi temi di costo di rifinanziamento». La cessione di Tim Brasil avrebbe quindi un impatto finanziario positivo «solo se condotta con un premio molto elevato rispetto ai valori di mercato correnti».

La cessione di ConsumerCo, invece, «difficilmente può avvenire a valori interessanti prima di aver completato il turnaround». Attualmente per Equita avrebbe un enterprise value di circa 2,5 miliardi di euro. La sua cessione avrebbe «un impatto sul deleverage del gruppo e molto modesto e con un impatto sulla leva ancora una volta negativo». Equita mantiene il giudizio buy con target price a 0,40 euro.

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IL PIANO TIMVALUE DI BARNABA E SIRAGUSA

Esiste una soluzione industriale alternativa per il rilancio di TIM, che non richiede fondi al Governo e non liquida la rete che da 100 anni è degli italiani.

Ci troviamo in un momento epocale nella storia di TIM, un momento in cui vengono prese decisioni di allocazione di capitale che impatteranno definitivamente il futuro della nostra azienda.

Ma nel caso di TIM, non si tratta solo di un’azienda. Si tratta dell’Italia, del progresso di un intero Paese e della sua capacità di continuare a innovare e guardare al futuro con gli occhi di un leader, preservando nel contempo il suo patrimonio.

TIMValue crede fermamente che esista un futuro alternativo per TIM capace di rispondere alle esigenze strategiche del Paese e di creare valore per tutti gli azionisti senza la liquidazione della rete che da 100 anni è italiana.

TIMValue ha già condiviso ufficialmente con il consiglio di amministrazione (scarica la lettera) il proprio piano le cui linee guida sono:

  1. Mantenere NetCo e tutta la rete in TIM. Il Paese ha bisogno e merita di mantenere il controllo della rete di telecomunicazioni, incluso Sparkle e FiberCop, che è uno dei suoi asset più strategici. La rete, nella sua interezza, è lo strumento a servizio del Governo per garantire in PNRR e la digitalizzazione del paese;
  2. Creare TechCo. TechCo, la nuova TIM, sarà un’azienda italiana con ambizioni globali che integrerà efficacemente gli attuali asset di NetCo e le competenze di EnterpriseCo, il know-how, le relazioni con i clienti, gli ecosistemi dei fornitori e società partecipate come Olivetti, Telsy, Noovle e le relative infrastrutture connesse come i data center e i contratti PSN. La nuova TIM, focalizzata sulla sua infrastruttura capace di offrire esclusivamente servizi non regolamentati, è denominata nel nostro piano TechCo per evidenziare chiaramente la nuova visione strategica di TIM in opposizione a una semplice cessione di NetCo. TechCo avrà l’ambizione di diventare il partner di riferimento del Paese per supportare la Pubblica Amministrazione e le aziende italiane nel loro percorso di trasformazione digitale. Gli attuali asset retail saranno venduti e TechCo si concentrerà solo sul segmento business e sull’offerta di servizi non regolamentati, evitando, così, di competere in qualsiasi segmento consumer. Nel mercato regolamentato, invece, TechCo agirà come puro wholesaler, servendo tutti gli operatori con un approccio B2B, risolvendo, così, a priori, la maggior parte delle tematiche antitrust. TechCo sarà anche il principale attore responsabile della realizzazione dei piani PNRR a livello nazionale, rispettandone i tempi e il budget. Grazie al chiaro posizionamento strategico, TechCo agirà come punto di aggregazione di mercato (trasformandosi da potenziale preda a predatore) nel settore dell’ICT, dei servizi a valore aggiunto e dell’ edge computing, consentendo all’azienda e al Paese di raggiungere la scala necessaria per competere anche in Europa;
  3. Rete unica a guida CDP senza richiedere fondi al Governo. Creare la rete nazionale dentro TechCo e con CDP quale azionista di riferimento senza richiedere soldi al Paese in un momento critico come questo, attraverso il conferimento di OpenFiber, privata delle aree nere per evitare a priori tematiche di antitrust, in Telecom Italia, facilitando, quindi, l’aumento della quota di CDP in Telecom Italia. Anche Macquarie e KKR sarebbero incoraggiati a fare lo stesso, contribuendo in natura le rispettive quote in OpenFiber, privata delle aree nere, e Fibercop in Telecom Italia. Le aree nere di OpenFiber potranno essere cedute facilmente perché sono un asset appetito dal mercato.
  4. Ristrutturare, scorporare e vendere TIMConsumer. TIMConsumer sarà ristrutturata, riposizionata come piattaforma digitale per i clienti e, appena sostenibile, le singole parti scorporate e vendute a differenti soggetti. Le discussioni con i potenziali acquirenti inizieranno immediatamente, con l’obiettivo di accelerare il processo e ridurre l’onere del debito il più rapidamente possibile e garantire che il processo di ristrutturazione sia finalizzato a creare l’insieme di attività più appetibile in base ai desideri dei potenziali acquirenti;
  5. Vendere TIM Brasil. La partecipazione in TIM Brasil, benché di grande valore, non è strategica. La vendita di TIM Brasil, al giusto prezzo, sarà uno strumento importante per finanziare la trasformazione della Società e il turnaround di TIMConsumer;
  6. Lasciare TechCo quotata in borsa e, poi,sarà rinominarla Telecom Italia

Il piano TIMValue ha caratteristiche distintive

  • Si concentra esclusivamente sul contenuto industriale, finalizzato alla valorizzazione dei principali asset della Società anziché alla loro liquidazione, preservando le competenze, salvaguardando la forza lavoro, e consentendo, quindi, la ristrutturazione del capitale che crei le condizioni necessarie per la sostenibilità del debito in modo naturale;
  • Garantisce il raggiungimento degli obiettivi di breve termine e la continuità dei piani di sviluppo infrastrutturali. Considera il PNRR prioritario e ottiene stabilità a lungo; termine della Società per garantire gli obiettivi di digitalizzazione del Paese e proteggere la forza lavoro e tutto l’indotto;
  • È un’operazione di mercato, trasparente al mercato, eseguita sul mercato e non può in alcun caso essere definita un aiuto di Stato;
  • Elimina tutte le questioni legate alla definizione del perimetro di NetCo e le successive analisi e valutazioni da parte di AGCOM;
  • Non è soggetto ad alcun controllo da parte dell’Antitrust, dell’AGCOM o della Commissione sugli aiuti di Stato.

Il piano di TIMValue è inclusivo

  • Favorisce una miglior governance nel CDA di TIM a beneficio di tutti gli azionisti e, in particolare dei suoi principali azionisti esistenti, come Vivendi e CDP
  • Promuove la partecipazione di tutti gli attuali stakeholder, tra cui KKR, Macquarie e OpenFiber, e di tutti quelli futuri che hanno già esaminato il dossier o sono disposti a esaminarlo, nell’interesse dell’azienda e del Paese

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