La società olandese Philips, di cui Exor ha acquisito lo scorso agosto il 15%, ha passato un brutto 2022, ma dai risultati del quarto trimestre e annuali del 2023 sembra essere sulla via della ripresa, anche se, per gli analisti, la strada è ancora lunga e in salita.
La principale ragione della crisi, iniziata nel giugno 2021, è stato il richiamo da parte della Food and Drug Administration (Fda) di 15 milioni di dispositivi respiratori e ventilatori utilizzati per l’apnea notturna a causa del rischio di degradazione e tossicità di un componente in schiuma sospettato di effetti cancerogeni. Ora, però, Philips ha dichiarato di aver raggiunto un accordo di “consenso” con le autorità statunitensi per conformarsi ai requisiti normativi.
L’ACCORDO CON LA FDA E L’ACCANTONAMENTO PER I DISPOSITIVI RICHIAMATI
Lo scorso ottobre, la Fda aveva dichiarato di non essere ancora soddisfatta del modo in cui Philips stava gestendo la vicenda del richiamo degli apparecchi respiratori, provocando la caduta del titolo alla Borsa di Amsterdam. Tuttavia, questa mattina, in un comunicato stampa, l’azienda ha fatto sapere che è stato raggiunto un accordo – ancora in fase di perfezionamento – ma che consiste in una “tabella di marcia” di obiettivi per poter tornare a vendere nuovi dispositivi respiratori negli Stati Uniti.
Il cosiddetto “decreto di consenso” stabilisce i miglioramenti che Philips deve apportare agli stabilimenti Respironics, senza i quali non potrà procedere alla vendita. “Siamo pienamente impegnati a rispettare il decreto di consenso, che rappresenta un passo importante e fornisce un percorso chiaro per il futuro”, ha dichiarato l’amministratore delegato Roy Jakobs. “Fino a quando non saranno soddisfatti i requisiti del decreto di consenso – ha aggiunto -, Philips Respironics non venderà nuovi dispositivi per la terapia del sonno o altri dispositivi per la cura delle vie respiratorie negli Stati Uniti”.
I costi dell’accordo hanno comportato un accantonamento di 363 milioni di euro nel quarto trimestre dello scorso anno e l’azienda, ricorda Reuters, ha previsto che sarebbero stati pari a circa l’1% del fatturato totale nel 2024.
Adesso manca solo l’approvazione del decreto da parte del tribunale statunitense competente.
I RISULTATI 2023 DI PHILIPS
Sebbene il ritiro dei dispositivi sia costato caro a Philips, facendo crollare di circa il 70% il suo valore di mercato in quanto gli investitori temevano ingenti spese di contenzioso, Philips ha dichiarato che l’accordo non ha modificato le sue aspettative di raggiungere una crescita delle vendite comparabili a una cifra media e un margine di profitto a una decina di punti, in EBITA rettificato, nel 2025, con un free cash flow compreso tra 1,4 e 1,6 miliardi di euro.
Per il 2023 Philips è riuscita a ridurre le perdite rispetto all’anno precedente, cercando di riprendersi da quello che aveva descritto come un 2022 “molto difficile”. Per l’intero anno scorso il ‘rosso’ è pari a 463 milioni di euro, rispetto a 1,6 miliardi di euro nel 2022. Tali risultati, secondo Jakobs, “pongono solide basi per una performance duratura”.
A causa dell’accantonamento, l’utile di base di Philips nel quarto trimestre è rimasto pressoché stabile a 653 milioni di euro, mentre le vendite comparabili sono diminuite dell’1%. L’azienda ha dichiarato di prevedere una crescita delle vendite comparabili del 3-5% nel 2024, con un margine EBITA rettificato dell’11-11,5%.
Dai risultati emerge poi che il fatturato del gruppo ammonta a 18,2 miliardi di euro nel 2023, di cui 5,1 miliardi di euro nel quarto trimestre.
COMMENTI E PREVISIONI DEGLI ANALISTI
In passato, Jakobs aveva ipotizzato che le conseguenze del richiamo dei dispositivi sarebbero potute durare sette anni e oggi si legge su Bloomberg che per gli analisti di Jefferies “probabilmente ci vorranno anni” prima che Philips possa riprendere le vendite dei prodotti per l’apnea del sonno negli Stati Uniti. Motivo per cui oggi le azioni dell’azienda sono scese fino al 6%, il calo più forte dal 29 novembre. Il titolo, precisa la testata economica, è cresciuto del 29% negli ultimi dodici mesi.
Infine, secondo Holly Froum, analista di Bloomberg Intelligence, Philips potrebbe essere costretta a pagare tra i 2 e i 4,5 miliardi di dollari per risolvere le richieste di risarcimento per lesioni personali legate ai dispositivi.