Dati da capire quelli dell’Istat sull’occupazione a Luglio, se messi in relazione con altri dati econometrici. L’occupazione a Luglio flette leggermente, per la prima volta dopo 6 mesi (-23.000 unità), flessione dovuta interamente al calo dei lavoratori autonomi. Tuttavia è opportuno notare che il leggerissimo aumento dei dipendenti, che compensa in parte il calo degli autonomi, mostra un’improvvisa “gelata” nella crescita dei contratti a termine dopo 6 mesi di crescita corposa. Aumenta il numero degli inattivi e scende, di riflesso, il tasso di disoccupazione.
Ma, a conferma del clima negativo anticipato dallo stop dei contratti a termine, scende l’indice PMI (attese di acquisti per il comparto manifatturiero) e soprattutto e soprattutto cala la produzione industriale dello 0,7% (certamente “trainata” dal calo di 1,3% della Germania).
Va detto che gli indici PMI di Agosto indicano una aspettativa di ripresa degli ordini (trainati dall’export) e una previsione di aumentare l’occupazione, ma sul periodo più lungo è probabile che il collo di bottiglia nel mercato internazionale dei semiconduttori rallenterà la crescita del manifatturiero, con inevitabile rallentamento quanto meno della crescita dell’occupazione. Anche l’Osservatorio Excelsior Unioncamere segnala per il trimestre agosto-ottobre 100.000 ricerche di mano d’opera in meno rispetto alla previsione luglio-settembre. E questo al lordo del 30% e più previsto di mismatch. Una previsione che indica un leggero calo delle assunzioni previste nel comparto dei servizi, prevedibile peraltro a valle della stagione turistica.
Un altro dato da prendere in considerazione è quello della Cassa Integrazione: a Giugno le CIG riconducibili al Covid effettivamente fruite corrispondevano a circa 600.000 ULA (Unità di Lavoro Annua), quindi, ipotizzando una continuità rispetto al trend del primo trimestre, a circa 1.000.000 di lavoratori in carne ed ossa, di cui tra i 400 e 500 mila a zero ore. Le ore autorizzate a Luglio sono state la metà di quelle di quelle mediamente autorizzate nei 6 mesi precedenti, il che coglie la parziale ripresa del comparto turismo-alberghiero-ristorazione in occasione della riapertura estiva, ma dà anche il segnale di una tendenza ormai consolidata alla diminuzione del ricorso alla CIG che, anche se dopo Agosto potrebbe tornare ad aumentare in relazione alle difficoltà del manifatturiero, dovrebbe rimanere sotto i livelli di inizio anno.
Resta il fatto che i 4-500 mila lavoratori che nonostante la ripresa finora vista sono ancora a in CIG a zero ore avranno problemi, senza un’assistenza adeguata, a reinserirsi nel mercato del lavoro. Del resto la cessazione del divieto di licenziamento a Giugno per le imprese maggiori anche se non ha avuto effetti devastanti (al netto delle situazioni di interesse mediatico ma di marginale impatto concreto) ha però portato a più che raddoppiare il numero di Indennità di Disoccupazione (NASPI) erogate (+101.000).
E si trattava di cessazioni legate essenzialmente a comparti industriali. Come diciamo da tempo è prevedibile che dopo ottobre (fine del divieto di licenziamento per le imprese minori) il numero delle persone in cerca di lavoro aumenterà rapidamente e significativamente, e si tratterà in buona parte di persone con modesti profili professionali, cui necessiteranno servizi al lavoro per essere ricollocate.
Tuttavia sembra esserci poca consapevolezza di questa realtà: il progetto del Ministro Orlando per le Politiche Attive del Lavoro è molto allo stato iniziale, dal quale peraltro non sembra emergere un approccio pragmatico e inteso ad utilizzare strumenti e competenze concretamente esistenti ma piuttosto l’aspirazione ad una rifondazione epocale del sistema pubblico degli ex Uffici di Collocamento e della Formazione Professionale.
Il Sindacato dal canto suo dà segnali di aver voglia della coperta di Linus: già la UIL ha chiesto il prolungamento della CIG Covid e del divieto di licenziamento fino al 31 dicembre; si aspettano CGIL e CISL.