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Cina Russia

Perché non è vero amore quello fra Cina e Russia

Russia, quello con la Cina è un matrimonio d’interessi contingenti e non strategico. Il punto di Gianmarco Volpe, global desk chief di Agenzia Nova

 

Gli ucraini stanno vendendo cara la pelle. A Kharkiv, seconda città del Paese, combattono strada per strada. È gente coraggiosa e tenace, che porta sulla pelle le cicatrici di una storia che quasi mai le ha sorriso: solo nell’ultimo secolo l’holodomor, l’invasione nazista, Chernobyl. E pure tanto influisce, credo, l’esempio dei leader che non scappano, non si arrendono, non perdono la testa. A partire dal presidente Zelensky, che nel giro di tre anni è passato dal ruolo di protagonista di popolari commedie televisive a quello di figura tragica della grande storia. Nella sua ostinata permanenza a Kiev col nemico alle porte, nei suoi costanti contatti con gli altri leader mondiali, nella calma dei suoi interventi Zelensky dimostra un carisma insospettabile, trasmette forza d’animo al suo popolo e forse infonde convinzione anche ai suoi timidi alleati internazionali, che oggi sono più determinati a farla pagare a Putin di quando non apparissero un paio di giorni fa. Come ho letto da qualcuno in queste ore, ognuno ha gli ex comici che merita.

Le forze russe conquisteranno comunque Ia capitale, è solo questione di quando. Il confronto è asimmetrico, squilibrato. Putin vuole arrivarci senza spargere troppo sangue, ma è determinato ad andare fino in fondo e infatti mobilita pure i tagliagole ceceni di Kadyrov. L’offerta di negoziati in Bielorussia (Paese che partecipa all’invasione al fianco della Russia) è chiaramente una boutade a scopo propagandistico.

La domanda è: che cosa farà la Russia una volta che avrà tolto di mezzo Zelensky? Potrà forse imporre a Kiev un governo fantoccio, ma per reggerlo dovrà comunque mantenere in Ucraina delle truppe di occupazione a tempo indeterminato. Si aprirebbe uno scenario di guerriglia, un conflitto a bassa intensità che potrebbe andare avanti per anni.

Putin deciderà probabilmente di sedersi al tavolo dei negoziati, ma solo dopo aver preso Kiev. Potrebbe proporre una partizione dell’Ucraina, coi nuovi confini a seguire il corso del fiume Dnipro, forse con l’annessione della parte orientale del Paese. Anche in questo caso, tuttavia, la Russia si troverebbe a dover fronteggiare un’agguerrita resistenza interna, oltretutto a fronte di un soggetto pesantemente ostile e armato dall’altra parte del confine. Tutto questo mentre le sanzioni strangoleranno l’economia russa: lo abbiamo detto, l’effetto si vedrà nel lungo periodo.

Qualunque sia lo scenario, Putin per l’Occidente resterà un uomo morto. Se ha scelto d’invadere l’Ucraina, è perché ritiene di avere le spalle coperte dalla Cina. Putin, evidentemente, vede nel futuro un mondo nuovamente bipolare, una deriva dei continenti che frappone un Occidente democratico in declino a un ascendente blocco eurasiatico autoritario. Sembra però non aver fatto i conti con un paio di dati di realtà.

Il primo è che quello con la Cina è un matrimonio d’interessi contingenti: la Russia ha le risorse energetiche per alimentare l’economia cinese (che pure negli ultimi mesi è apparsa in affanno) e può offrire una sponda preziosa a Pechino nella competizione globale con gli Stati Uniti. La Cina, però, è la grande fabbrica del mondo. La sua forza si basa sulla produzione. Quello che Putin non può offrire a Xi è un mercato alternativo a quello occidentale, in grado di assorbire sia la paccottiglia che i prodotti di alta tecnologia che la Repubblica popolare ha l’esigenza di esportare. Verrà inevitabilmente il momento in cui la Cina volterà le spalle alla Russia sull’altare del capitale occidentale.

Il secondo dato è che forse Putin non ha fatto bene i conti con chi lo tiene al potere. Non tanto il popolo, imbevuto di propaganda e comunque limitato nella libertà di esprimersi, quanto quell’establishment oligarchico animato da milionari che guardano all’Occidente, non alla Cina, per investire capitali, per trascorrere le vacanze, per mandare i figli a scuola. È a questa gente, debilitata dalle sanzioni, che Putin dovrà in ultimo spiegare le sue mosse.

Qualunque sia lo scenario, se non si fosse capito, in Ucraina sarà un bagno di sangue.

(Estratto da un post pubblicato sulla pagina Facebook di Gianmarco Volpe)

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