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Perché mercati e giornali esteri non sparacchiano sulla Nadef di Meloni e Giorgetti

Come i mercati e la stampa economica e finanziaria internazionale hanno accolto le prime mosse in politica economica (come la Nadef) del governo Meloni. L'analisi di Giuseppe Liturri

 

Sabato eravamo stati facili profeti. Nel valutare i numeri cardine della manovra di politica economica del governo per i prossimi 14 mesi, avevamo tratto l’impressione che fossero stati, se non proprio imposti, almeno concordati tra il governo di Giorgia Meloni e le istituzioni europee, Commissione in testa.

Insomma, la Meloni non intendeva farsi impallinare dai mercati, come accaduto al governo Berlusconi a fine 2011 ed al governo Conte 1 nell’autunno 2018, ed ha preferito restare nel solco del deficit/PIL già tratteggiato dal governo di Mario Draghi. In tempi di guerra economica con tassi ed inflazione in salita, ha preferito restare in trincea ed attendere che passi la nottata, sperando di avere riserve sufficienti per resistere. Si è così mossa lungo il sentiero obbligato che prevede che il deficit/PIL scenda anno dopo anno, lasciando però un minimo di spazio per l’azione del governo.

I mercati si erano ben disposti verso il governo già da qualche giorno, altrimenti avremmo già assistito al fuoco di fila delle dichiarazioni dei vari esponenti della Commissione, sapientemente fatti filtrare su Bloomberg, Reuters o Financial Times.

Anche l’annuncio del deficit/Pil al 4,5% per il 2023 – in discesa rispetto al 5,6% del 2022 ma in aumento rispetto al 3,4% previsto se il governo fosse rimasto immobile – è stato accolto senza particolari sussulti dai mercati.

Ma se proprio si cercava la “benedizione” finale, ci ha pensato questa mattina il quotidiano della City londinese. Titolando “No Italian Truss”, si è sottolineato ed apprezzato lo sforzo della Meloni di mantenere una politica di bilancio prudente, avendo imparato la lezione subita dal Premier inglese Liz Truss nella sua breve esperienza di governo.

Si è ritenuto giustificato un deficit “leggermente più elevato” (quando vogliono essere teneri, sanno che parole usare!) per proteggere famiglie ed imprese più esposte all’impennata dei prezzi energetici. In ogni caso, la traiettoria di riduzione del debito e del deficit resta indirizzata verso la riduzione e questo, per loro, è ciò che conta.

La nota di commento chiude auspicando che gli investitori, alla riapertura dei mercati di lunedì, concordino ed apprezzino questo approccio prudente.

Più che un auspicio, appariva un ordine e così è puntualmente avvenuto. Per tutta la giornata il rendimento del Btp decennale si è mosso poco e lo spread col Bund è rimasto intorno a 210.

La prima prova appare superata, ma sembra ancora lontano il momento per mettere la testa fuori dalla trincea.

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