L’Europa deve affrontare una modesta recessione, per gran parte già scontata nei prezzi dei mercati, ma i rendimenti obbligazionari continueranno probabilmente a salire prima di stabilizzarsi, secondo David Zahn, Head of European Fixed Income, Franklin Templeton Fixed Income. Zahn è tuttavia ancora convinto che investitori avveduti possono trovare opportunità convincenti tra le obbligazioni europee.
Il 2022 è stato un anno duro: livelli inattesi dell’inflazione, notevole irrigidimento monetario, recessione incombente e un protrarsi della guerra in Ucraina hanno pesato fortemente sulla performance dei mercati obbligazionari europei. Tuttavia non è tutto disastroso; sicuramente ci attendono ancora tempi difficili, ma eventuali svolte negative nell’eurozona potrebbero essere meno gravi di quanto previsto inizialmente. Ciò non significa ovviamente che gli investitori possano lasciarsi andare alla compiacenza. Saranno necessarie diligenza e vigilanza per non cadere nelle possibili trappole del 2023.
L’inflazione è destinata a restare elevata
L’attenzione degli investitori e dei responsabili delle decisioni politiche quest’anno si è concentrata innanzitutto sugli aumenti dei prezzi. Attualmente l’inflazione nell’eurozona ha superato il 10% su base annua, e prevediamo che con gli adeguamenti dovuti a rettifiche dei costi e aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari aumenteranno anche le pressioni inflazionistiche. Anche la crescita dei salari dovrebbe aumentare, sostenuta da una tensione straordinaria del mercato del lavoro.
Le politiche economiche saranno ancora al centro della scena
Siamo convinti che nel 2023 la Banca centrale europea (BCE) dovrà affrontare una situazione più difficile rispetto alla Federal Reserve degli Stati Uniti. Vi è un possibile “rischio di frammentazione”, in quanto l’aumento dei tassi d’interesse genera difficoltà per i membri più indebitati dell’area euro. Sebbene la BCE si sia impegnata a mantenere il suo sostegno tramite lo “strumento antiframmentazione”, abbiamo constatato un ampliamento costante degli spread tra i paesi. A nostro avviso, questo sarà un problema persistente e quindi continuiamo a preferire le obbligazioni dei paesi core, gestendo attivamente la nostra esposizione alla duration.
È significativo come il tono della BCE recentemente si sia moderato, con una politica monetaria che attualmente mira a “ridurre il supporto” piuttosto che a “mitigare” la domanda. Pur prevedendo altri rialzi, nelle prossime riunioni questi potrebbero avvenire con un ritmo più lento, dal momento che la banca centrale ha dichiarato di aver già compiuto un “progresso sostanziale” nel ridurre l’allentamento. Per quanto riguarda le politiche fiscali, i governi europei, e soprattutto la Germania, hanno continuato ad annunciare nuove misure di protezione contro la crisi energetica corrente. Anche così, l’azione coordinata dei paesi dell’Unione Europea è stata limitata, con la controversa proposta del price cap a livello dell’UE ancora oggetto di accese discussioni. Le tensioni recenti nelle relazioni tra Francia e Germania impediranno secondo noi qualsiasi accordo entro tempi brevi.
Una recessione modesta, seguita da una lenta ripresa
La decisione della Russia di tagliare le forniture di gas minaccia le economie europee nel prossimo inverno. Sebbene un ulteriore supporto fiscale a livello sia nazionale che regionale possa tamponare parzialmente l’impatto, una recessione nell’eurozona appare inevitabile. Fortunatamente, le condizioni meteorologiche eccezionalmente miti hanno mitigato la crisi dell’energia in Europa, consentendo ai governi di continuare ad immagazzinare gas; lo stoccaggio è attualmente quasi a piena capacità, fornendo così una certa protezione per i prossimi mesi. Pur continuando a prevedere un’ulteriore volatilità del prezzo dell’energia, i timori per un inverno difficile esacerbati da carenze dell’energia si sono alquanto moderati. Tuttavia, nonostante un prodotto interno lordo (PIL) leggermente migliore del previsto nel terzo trimestre, la crescita economica nell’eurozona si sta indubbiamente contraendo, essendo svanito qualsiasi rimbalzo dei consumi dopo la pandemia del COVID-19. Ciò non toglie che prevediamo una recessione non più che modesta.