La ripresa del dialogo tra le organizzazioni delle imprese e quelle dei lavoratori non sarà cosa semplice. Come potrebbe, d’altronde, essere in discesa un confronto che si dovrebbe sviluppare nel contesto di una iniziativa referendaria divisiva che investe gli appalti, i contratti a termine e quelli “a tutele crescenti”?
A ciò si aggiunga la propensione della Cgil a sottoporre a referendum tra i lavoratori anche le ipotesi di rinnovo contrattuale o gli accordi di riorganizzazione aziendale. È di questi giorni la richiesta di verifica referendaria per l’ipotesi di intesa sul nuovo contratto di Poste Italiane, associata di Confindustria. Si vorrebbe così sostituire la tradizionale democrazia sindacale delegata con il ricorso sistematico alla espressione diretta della volontà dei lavoratori ( che partecipano ai referendum). Nemmeno nella dimensione istituzionale sono previsti referendum propositivi (sulla spesa!) o abrogativi in materia fiscale per evidenti ragioni.
Non per caso, al primo incontro delle maggiori confederazioni con Confindustria la Cisl non c’era. È evidente che in questa fase vi è una netta divaricazione sul futuro delle relazioni collettive di lavoro tra la Cisl interessata alla legge sulla partecipazione e la Cgil che non la vuole mentre chiede la legge sulla rappresentatività, a sua volta ostacolata dalla Cisl. Ne è corollario il diverso peso assegnato alla contrattazione di prossimità. Per quanto tempo potremo continuare a caricare in parte consistente sul bilancio dello Stato la rivalutazione delle retribuzioni più basse?
Persino una materia apparentemente non divisiva come la salute e sicurezza nel lavoro può essere affrontata da due punti di vista molto diversi. Da un lato quello del continuo incremento degli adempimenti formali e delle sanzioni fondato sulla colpevolizzazione indiscriminata delle imprese, dall’altro quello più sostanziale della qualificazione tecnica dei lavoratori e dei luoghi di lavoro fondato sulla collaborazione tra le parti. Una ispezione alla vigilia di molti incidenti mortali avrebbe solo consentito di verificare la correttezza degli adempimenti dovuti.
Eppure servirebbe cosi tanto la autonomia collettiva, ovvero la capacità degli attori sociali tutti, inclusi quelli del primario e del terziario, di autoregolarsi per alzare i livelli di competitività delle imprese e di soddisfazione dei lavoratori.