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Bce

Perché l’attivismo della Bce non ha effetti sull’economia reale? Report Csc

Le risorse immesse dalla Bce raggiungono lentamente l’economia reale. Che cosa si legge nel report del centro studi di Confindustria sulla politica della Bce.

BCE iper-espansiva anche nel 2022?

La BCE a settembre ha confermato le sue misure iper-espansive, ampliate nel 2020 in risposta alla crisi. L’unica novità è stata una piccola riduzione del ritmo di acquisto di titoli nell’ambito del programma emergenziale, che rientra però nella sua flessibilità già prevista, utilizzata in senso espansivo a marzo.

Lo stimolo monetario nell’Eurozona, quindi, resta molto forte, nonostante l’inflazione sia di recente balzata sopra l’obiettivo (+3,4% annuo a settembre), spinta dai prezzi energetici e l’economia sia attesa recuperare i livelli pre-crisi entro il 2021. In uno scenario senza nuovi shock, è atteso ora un lento percorso di avvicinamento all’uscita dalle misure espansive, che potrebbe concretizzarsi entro il 2022 per la parte relativa ai titoli.

Il tasso sui prestiti è fermo a zero e quello sui depositi delle banche a -0,50%. La forward guidance BCE continua a indicare che i tassi resteranno invariati (o verranno limati al ribasso), finché l’inflazione non si avvicinerà in modo duraturo al +2%, con una dinamica di fondo coerente con tale valore. Ciò può significare accettare una dinamica totale dei prezzi sopra l’obiettivo per qualche tempo. Nello scenario CSC, la BCE terrà fermi i tassi ufficiali sia nella parte finale del 2021 che nel 2022. Il tasso di mercato Euribor (-0,54% a settembre) si manterrà in territorio negativo: ciò favorisce il credito all’economia reale.

La BCE sta proseguendo due programmi di acquisto di titoli, pubblici e privati, emessi nell’Eurozona: il programma pre-pandemia, al ritmo di 20 miliardi di euro mensili (Quantitative Easing-2); il programma “emergenziale”, fino a 1.850 miliardi, che ha una scadenza fissata al marzo 2022. Questo secondo strumento,
come detto, è flessibile nei tempi, nel tipo di titoli, tra paesi membri, a discrezione della BCE. Inoltre, la Banca continua a reinvestire in titoli le somme incassate da quelli che scadono, per evitare un’erosione dello stock. I bond in bilancio, perciò, sono rapidamente saliti a 4.452 miliardi di euro a settembre (+758 da inizio anno): 1.376 miliardi del pandemic programme, 2.448 miliardi di titoli pubblici, 296 di corporate bond. Tutto ciò ha contribuito a contenere gli spread sovrani nell’Area, tenendo bassi i tassi sul medio-lungo termine.

Inoltre, gli acquisti agiscono anche a favore della liquidità delle imprese europee. La BCE sta, inoltre, prestando ampie risorse alle banche europee, anche per la scadenza di suoi precedenti prestiti. Ciò ha contribuito ad evitare, anche durante la crisi, qualsiasi difficoltà nella raccolta bancaria e quindi eventuali impatti sul credito a famiglie e imprese. Ogni 3 mesi, da fine 2019, Francoforte eroga nuovi prestiti “straordinari” alle banche (TLTRO-3), della durata di 3 anni, con incentivi a fornire più credito e quindi condizioni più favorevoli sui tassi e ampi volumi disponibili. Tali operazioni hanno fornito 1.647 miliardi nel 2020; nel 2021 finora siamo a 538 miliardi, in attesa dell’ultima a dicembre. I prestiti totali BCE, di conseguenza, hanno continuato a crescere, fino a 2.212 miliardi a settembre (di cui 463 a banche italiane, il 21%), +419 da inizio anno. Viceversa, le banche dell’Eurozona hanno enormi depositi presso Francoforte, che continuano ad aumentare: 4.483 miliardi a settembre (di cui 418 le banche italiane, il 9%, molto meno della quota sui prestiti), +994 da inizio anno. Sono questi i depositi cui si applica il tasso negativo, anche se la BCE li ha in parte esentati per limitare gli impatti sulla redditività degli istituti.

Questi depositi, anche nel 2021, stanno crescendo insieme ai prestiti e agli acquisti di titoli della BCE, ma a ritmo più basso: ciò indica che le risorse immesse dalla BCE raggiungono, lentamente, l’economia reale

(Estratto dal report del centro studi di Confindustria; qui il report integrale)

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