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Ecco come il Tar ha stracciato la maximulta Antitrust ad Apple e Amazon

Questioni procedurali portano i giudici amministrativi ad annullare la sanzione da oltre 100 milioni che l'Agcm aveva comminato a Apple e Amazon. Fatti, commenti e reazioni

 

II Tar del Lazio ha fatto coriandoli della multa da oltre 100 milioni inflitta dall’Antitrust nel novembre 2021 ad Apple e Amazon, finite nel mirino dell’Agcm e sanzionate pesantemente con l’accusa di intesa anticoncorrenziale.

PERCHE’ L’ANTITRUST AVEVA MULTATO APPLE E AMAZON

La sanzione mirava a punire, riepiloga il Tar, «una clausola del contratto tra Apple e Amazon nel 2018» che avrebbe riservato la vendita sul marketplace di Amazon ai cosiddetti Apple Premium Resellers (Apr). La clausola puntava a contrastare la contraffazione limitando la vendita sui marketplace Amazon nella Ue ai soli rivenditori che soddisfano gli standard più elevati di qualità e investimenti.

Un’intesa, a detta dell’Agcm, che avrebbe permesso ai rivenditori del colosso guidato da Tim Cook di disporre in via esclusiva di una vetrina privilegiata per vendere i lori prodotti, a scapito di tutti gli altri. Per l’Agcom, difatti, questa limitazione «integrava una violazione della concorrenza con la riduzione del numero di rivenditori terzi presenti in un canale di distribuzione rilevante».

IL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

“L’istruttoria – si legge nel testo di novembre – ha permesso di accertare che talune clausole contrattuali di un accordo stipulato in data 31 ottobre 2018 – che vietavano ai rivenditori ufficiali e non ufficiali di prodotti Apple e Beats di utilizzare Amazon.it, permettendo la vendita dei prodotti Apple e Beats in tale marketplace solo ad Amazon e a taluni soggetti scelti singolarmente e in modo discriminatorio – violano l’art. 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea”.

“Nell’istruttoria si è infatti appurata la volontà di introdurre una restrizione meramente quantitativa del numero di rivenditori, permettendo solo ad Amazon e a taluni soggetti, individuati in modo discriminatorio, di operare su Amazon.it. Le clausole dell’accordo hanno altresì limitato le vendite transfrontaliere, in quanto si è operata una discriminazione dei rivenditori su base geografica. Le restrizioni dell’accordo si sono riflesse sul livello degli sconti praticati dai soggetti terzi su Amazon.it, diminuendone l’entità”.

IL TAR: AGCM TROPPO LENTA CON APPLE E AMAZON

I giudici amministrativi non hanno smontato l’accusa, ma, nel rigettare la sanzione comminata dall’Antitrust, hanno motivato che “dall’esame dello svolgimento dei fatti si evince che l’Agcm avrebbe potuto acquisire tutte le informazioni necessarie per tratteggiare gli elementi-base dell’illecito e, quindi, decidere se avviare o meno la successiva fase istruttoria in un lasso di tempo molto più limitato di quello effettivamente decorso, durante il quale non risultano essere state compiute attività”.

Tale circostanza, ha motivato il Tar, si pone in contrasto “con il rispetto dei principi di buon andamento ed efficienza dell’azione amministrativa, alla luce degli orientamenti giurisprudenziali”. Inoltre, secondo il Tar laziale lo spazio difensivo assicurato alle parti nel procedimento sarebbe stato inidoneo a garantire l’effettivo esplicarsi del contraddittorio.

LE MOSSE ANTITRUST

Del resto, che ci fossero stati alcuni pasticci si era intuito già a gennaio quando l’Antitrust aveva annunciato di aver ridotto “per un errore materiale” le sanzioni comminate ad Apple e Amazon rispettivamente di 20 e 10 milioni di euro: la multa inflitta alla azienda di Cupertino era passata da circa 134 milioni di euro a 114 e per il colosso fondato da Jeff Bezos da circa 68 milioni a 58. Col medesimo intervento, riconoscendo il pasticcio, l’Antitrust aveva anche rettificato il termine ultimo di pagamento, portandolo da 30 a 90 giorni dalla notificazione del provvedimento.

L’ANALISI DEL’AVVOCATO SCIALDONE

Ha commentato su Linkedin l’avvocato Marco Scialdone: “Il provvedimento presenta aspetti di notevole interesse anche per eventuali azioni di follow-on perchè non si pronuncia sul merito dell’intesa (che, dunque, non patirebbe in altra sede contenziosa il pronunciamento negativo del TAR) ma si concentra sui vizi del procedimento che hanno portato all’adozione del provvedimento. Due in particolare: 1. Il termine di avvio del procedimento: secondo il TAR non si può giustificare il compimento di un’attività preistruttoria che si prolunghi per un lasso di tempo totalmente libero da qualsiasi vincolo e ingiustificatamente prolungato, poiché un simile modus operandi sarebbe in aperto contrasto con i principi positivizzati nella legge n. 241/90. 2. i termini a difesa: secondo il TAR lo spazio difensivo assicurato alle parti del procedimento è stato inidoneo a garantire l’effettivo esplicarsi del contraddittorio”.

IL COMMENTO DEL FOGLIO

Una simile sentenza, partorita sulla base di simili errori, non poteva non avere una eco mediatica. Ha commentato Il Foglio: “La decisione del Tar fornisce un’interessante chiave di lettura: se non riesci a dimostrare la natura illecita della condotta di qualcuno, fallo dichiarare colpevole fino a prova contraria. Altrimenti bisogna convincere il Tar”.

LA SODDISFAZIONE DI AMAZON ED APPLE

“Accogliamo con favore la decisione del Tar. Il nostro modello di business in tutta Europa si basa sul successo delle piccole e medie imprese e continueremo a lavorare duramente per fornire un’ampia selezione di prodotti Apple, la qualità del servizio e la convenienza che i nostri clienti amano”, si legge in una nota diffusa da Amazon.

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