L’aumento dell’inflazione interna e i forti aumenti salariali a seguito delle trattative salariali primaverili note come “shunto” hanno portato a un aumento delle aspettative sui tassi di interesse giapponesi all’inizio di quest’anno e hanno spinto lo yen giapponese al rialzo per tutto gennaio e febbraio. Tuttavia, negli ultimi tempi la valuta ha faticato a trovare una direzione. Con un PIL interno in contrazione dello 0,2% su base trimestrale, la crescita del Giappone è stata sorprendentemente debole nel primo trimestre, trainata in gran parte dal rallentamento delle esportazioni.
Inoltre, le politiche tariffarie statunitensi hanno aggiunto ulteriore incertezza alle prospettive di crescita del Giappone, rendendo più difficile per la Banca del Giappone (BoJ) proseguire il suo percorso di inasprimento monetario quest’anno.
Con il recente calo dei consensi del primo ministro Ishiba e l’avvicinarsi delle elezioni parlamentari, anche i negoziati tariffari sono diventati un punto cruciale della politica interna. L’opposizione parlamentare ha iniziato ad accusare l’amministrazione Ishiba di “debolezza di fronte alle prepotenze degli Stati Uniti”.
Inoltre, i mercati hanno recentemente colto l’idea che il tasso di cambio dollaro-yen potrebbe essere un elemento nelle negoziazioni commerciali tra Stati Uniti e Giappone. Considerando le notizie secondo cui i rappresentanti del Tesoro statunitense e il viceministro delle finanze sudcoreano si sarebbero incontrati all’inizio di maggio per discutere delle politiche valutarie, questa ipotesi non sembra troppo lontana dalla realtà e rappresenta un rischio al rialzo a breve termine per lo yen.
Riconosciamo che le posizioni speculative nette sono elevate, ma riteniamo che tali livelli potrebbero aumentare ulteriormente con la ripresa del trend “sell America”. Inoltre, vi è ampio margine per un’inversione di tendenza a breve termine del cambio dollaro USA/yen giapponese, che potrebbe diventare più ribassista rispetto ai livelli attuali.
I crescenti rischi di crescita hanno determinato un leggero calo delle aspettative sui tassi di riferimento giapponesi e dei rendimenti dei titoli di Stato a breve termine riflettendo una maggiore probabilità che la BoJ ritardi l’ulteriore inasprimento monetario fino a quando non avrà maggiore chiarezza.
In particolare, i rendimenti dei titoli di Stato giapponesi sono aumentati in modo sostanziale sulla parte più lunga della curva, riflettendo la riduzione degli acquisti di titoli di Stato giapponesi da parte della BoJ. Tuttavia, ciò potrebbe trasformarsi in un fattore favorevole per lo yen in futuro, poiché incentiva gli investitori giapponesi a rimpatriare gli asset dagli Stati Uniti.
Più in generale, lo yen è ben posizionato per beneficiare della tendenza al ribasso generalizzata del dollaro.
Il mercato è diventato più preoccupato per la sostenibilità del debito statunitense dopo l’approvazione da parte del Comitato di bilancio del “One Big Beautiful Bill Act” del presidente Trump e il declassamento del rating creditizio degli Stati Uniti da parte di Moody’s. Queste preoccupazioni dovrebbero conferire allo yen un vantaggio relativo, poiché le crepe nel dollaro come bene rifugio stanno diventando sempre più evidenti.