È un Babbo Natale generoso quello arrivato quest’anno per i bancari. Il nuovo contratto nazionale, siglato in Abi a novembre, permetterà di rilanciare il potere d’acquisto dei dipendenti del settore visto che batte l’inflazione di 8 punti percentuali e riduce l’orario di lavoro, pur a parità di retribuzione. È quanto si legge in una elaborazione dell’ufficio studi e ricerche della Fisac Cgil che evidenzia inoltre il momento molto favorevole per i gruppi del credito nazionali.
RETRIBUZIONI BANCARI E INFLAZIONE
Grazie al rinnovo siglato il mese scorso, si diceva, i circa 270 mila lavoratori del settore potranno avere stipendi superiori all’inflazione acquisita nel 2023 e a quella prevista nel 2024 e nel 2025. Secondo le elaborazioni della Fisac Cgil, infatti, il portato complessivo, tra la dinamica della crescita salariale da previsioni del contratto (+3,5%) e gli aumenti a regime (+15%), comporta un incremento totale del 18,5%, che si traduce in un +7,9% rispetto all’inflazione cumulata acquisita e prevista nel periodo 2023-2025 (+10,6%). “Il rinnovo di questo contratto si innesta in una dinamica di crescita salariale legata a doppio filo con la contrattazione stratificata nel tempo, fatta di scatti di anzianità, regole sugli inquadramenti e ultima tranche del contratto del 2019” si legge nel report del sindacato.
Va detto che nel 2022 i salari nel settore – per i dipendenti full time – erano cresciuti tra il 2,02% degli impiegati e il 3,76% dei dirigenti rispetto al 2021.
ORARIO DI LAVORO DEI BANCARI IN ITALIA E NEL RESTO D’EUROPA
Il rinnovo del contratto dei bancari ha sancito anche una riduzione dell’orario di lavoro, che passerà dalle attuali 37,5 ore a settimana a 37 ore dal 1° luglio 2024. La novità porterà l’Italia ai minimi europei visto che solo in Francia si lavora meno (35,2 ore settimanali). Di più, invece, si lavora in Germania (38,6 ore settimanali) e in Spagna (37,5 ore settimanali). Rispetto alla media europea di settore, dunque, il calo sarà del 2%.
Se invece si fa un confronto con l’orario di lavoro di altri settori selezionati in Europa, si nota che il settore bancario è nelle prime posizioni. Il settore della chimica nella media Ue registra 37,8 ore di lavoro settimanali, la Metallurgia 38, la Pubblica amministrazione 37,7, il Commercio al dettaglio 38,5 e il Bancario 37,7. Se invece il confronto è con la media dell’Eurozona, la Chimica vanta 37,6 ore a settimana, la Metallurgia 37,8, la Pubblica amministrazione 37,6, il Commercio al dettaglio 38,3 e il Bancario 37,5.
IL SETTORE BANCARIO: PREVISIONI
Il rinnovo del contratto dei bancari è arrivato in un momento estremamente positivo per il settore visto che, nei primi nove mesi dell’anno, i maggiori gruppi hanno registrato aumenti di utili e ricavi (trainati dai tassi di interesse). A fine 2023 si stimano utili ad oltre 30 miliardi, se la dinamica delle sofferenze non dovesse impennarsi.
Secondo le previsioni di Prometeia, datate ottobre 2023, si passerebbe dunque dai 20,75 miliardi di utile netto del 2022 a 25,33 nel 2023 per poi ridiscendere a 21,43 miliardi nel 2024, 17,44 miliardi nel 2025 e 15,92 miliardi nel 2026.
Per la Fisac Cgil “il calo dei tassi di riferimento (non prima del secondo semestre 2024) insieme ad un moderato incremento del costo del funding determineranno una moderata correzione dei margini della gestione del denaro. I costi operativi potranno ridursi ma sconteranno un delta tra incremento di quelli da investimenti tecnologici e inserimento di alte professionalità e le riduzioni (meno marcate) dalla dinamica degli addetti e sportelli”.
Nel report si evidenzia pure che “la produttività di settore sarà sostenuta quindi da un progressivo incremento dei ricavi da servizi che sostituiranno parzialmente, nella visione di medio periodo, la componente da interessi. Un ruolo importante potrà essere giocato dai prodotti di welfare ma anche dai servizi di pagamento, intermediazione e consulenza”. Insomma “le banche risultano solide e saranno in grado di destinare parte della redditività prospettica a rafforzamenti di capitale e buyback”.