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Per Inditex torna il sereno?

L’effetto combinato di dazi, svalutazione del dollaro e domanda debole negli Stati Uniti rallenta la crescita del colosso spagnolo Inditex - proprietario, tra gli altri, di Zara, Massimo Dutti e Bershka -, ma alcuni segnali di ripresa per il terzo trimestre fanno ben sperare gli analisti. Fatti, numeri e commenti

 

Il gruppo spagnolo Inditex, proprietario di Zara e di altri marchi come Massimo Dutti, Bershka e Pull&Bear, ha registrato un rallentamento nella crescita delle vendite nel secondo trimestre del 2025, influenzato dai dazi statunitensi, dalla debolezza del dollaro e da una domanda più contenuta nei mercati americani. Tuttavia, i dati aggiornati sull’inizio del terzo trimestre, secondo gli analisti, indicano una ripresa incoraggiante.

ASPETTATIVE DELUSE

Nel trimestre conclusosi a luglio 2025, Inditex ha registrato un incremento dei ricavi dell’1,7% su base annua, raggiungendo i 10,08 miliardi di euro. Il dato, in linea con la crescita dell’1,5% del trimestre precedente, è risultato inferiore alle aspettative degli analisti, che avevano previsto un aumento del 3,4%.

L’utile operativo, invece, è stato di 3,57 miliardi di euro nel primo semestre, in linea con le stime. Il margine lordo si è mantenuto stabile al 58,3%, superando le previsioni di mercato, secondo quanto riferito da Bloomberg.

IL MERCATO USA PESA SUL BILANCIO DI INDITEX

Nel primo semestre, le vendite nelle Americhe, osserva il Financial Times, sono calate del 3,8%. Gli Stati Uniti, secondo mercato per importanza dopo la Spagna, sono stati particolarmente colpiti da dazi e sfavorevoli fluttuazioni valutarie. La quota delle Americhe sui ricavi complessivi è scesa al 17,8%, rispetto al 18,8% dell’anno precedente.

Gorka García-Tapia, direttore delle relazioni con gli investitori di Inditex, ha dichiarato che i “mercati complessi” a cui si fa riferimento includono “dazi, guerre commerciali e le conseguenze delle oscillazioni valutarie”.

Non sono infatti da sottovalutare i dazi del 15% su beni importati dall’Unione europea introdotti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e nemmeno il fatto che, come sottolinea Reuters, dall’inizio dell’anno, il dollaro ha perso circa il 12% rispetto all’euro, riducendo il valore delle vendite americane una volta convertite nella valuta di riferimento del gruppo.

Inditex, afferma l’agenzia di stampa, ha rivisto al rialzo l’impatto valutario stimato per il 2025 e si prevede ora una riduzione dei ricavi del 4% a causa delle fluttuazioni valutarie, contro il 3% precedentemente stimato.

SEGNALI POSITIVI

Tra il 1° agosto e l’8 settembre, stando a Bloomberg, Inditex ha registrato una crescita del 9% dei ricavi a cambi costanti, un dato superiore alle attese degli analisti. Questo aggiornamento ha rassicurato gli investitori, provocando un rialzo delle azioni fino al 7,7% alla Borsa di Madrid, il massimo da aprile. L’amministratore delegato Óscar García Maceiras ha dichiarato che “tutte le aree geografiche hanno registrato un’evoluzione positiva delle vendite” a cambi costanti, e ha descritto il primo semestre come “solido in un contesto di mercato complesso”.

Secondo gli analisti di JPMorgan, l’incremento è “molto incoraggiante”, mentre quelli di RBC Capital Markets hanno osservato che i risultati riflettono “condizioni di mercato più favorevoli nei principali mercati”.

Inoltre, nonostante la performance negativa negli Stati Uniti, Inditex ha confermato i piani di espansione sul mercato americano. Nel 2026 è prevista l’apertura di un nuovo punto vendita a Charlotte, North Carolina, segnando l’ingresso nel 26° Stato Usa per il gruppo.

MARGINI STABILI E REDDITIVITÀ RESISTENTE

Come scrive Reuters, nonostante l’aumento delle spese operative, cresciute più delle vendite per la seconda volta quest’anno a causa dell’impatto valutario, Inditex è riuscita a mantenere stabile il proprio margine lordo. Secondo gli analisti di Jefferies, ciò dimostra la “resilienza” del modello di business del gruppo.

Anche Sara Herrando Deprit, analista di Kutxabank Investment, ha commentato che “la seconda metà dell’anno è la più importante per Inditex”, evidenziando come i segnali di ripresa siano positivi nonostante le difficoltà del contesto.

GEOGRAFIA DELLE VENDITE E STRATEGIE DI APPROVVIGIONAMENTO

Nel primo semestre del 2025, la Spagna ha rappresentato il 15,5% dei ricavi, in crescita rispetto al 14,7% dell’anno precedente. La quota dell’Europa (esclusa la Spagna) è aumentata al 50,7% dal 49,9%, mentre l’Asia ha registrato un lieve calo.

Inditex, riporta il Ft, ha sottolineato la propria flessibilità grazie a un modello di approvvigionamento diversificato. Circa la metà della produzione proviene da paesi come Spagna, Portogallo, Turchia e Marocco, soggetti a dazi più contenuti rispetto ad altri produttori globali come Cina, Vietnam e Bangladesh.

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