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Pensioni

Pensioni quota 100 e Reddito di cittadinanza, ecco come (non) vanno

Il commento dell’editorialista Giuliano Cazzola Dopo l’esito del voto del 26 maggio Claudio Durigon, sottosegretario al Ministero del Lavoro e notoriamente spirito arguto, si era inventato un commento a sfondo calcistico per spiegare il successo della Lega e il crollo degli alleati di governo: quota 100 – aveva detto – batte il reddito di cittadinanza.…

Dopo l’esito del voto del 26 maggio Claudio Durigon, sottosegretario al Ministero del Lavoro e notoriamente spirito arguto, si era inventato un commento a sfondo calcistico per spiegare il successo della Lega e il crollo degli alleati di governo: quota 100 – aveva detto – batte il reddito di cittadinanza. Tradotto in termini comprensibili, Matteo Salvini avrebbe fruito del consenso derivante dal ‘’superamento’’ della riforma Fornero, ben più di quello riscosso da Di Maio attraverso lo sventolio del bandierone del reddito di cittadinanza. La considerazione potrebbe anche essere vera, dal momento che ormai ad orientare le scelte delle persone è quanto viene ‘’percepito’’ e non ciò che è ‘’reale’’. La polemica politica è diventata una sorta di tifo da ultras i quali seguono comunque la squadra del cuore, sempre pronti a prendersela con l’arbitro, con i poteri occulti che proteggano i grandi club e magari con l’allenatore e il presidente della società che lesina sui nuovi acquisti.

In sostanza, Salvini si gonfia come la rana che imita il bue e conquista voti con la narrazione sull’insicurezza in uno dei paesi più sicuri del mondo (dove il numero dei reati è in costante diminuzione), con la campagna contro l’invasore nero che attraversa il Canale di Sicilia su barche e gommoni (le statistiche confermano che questi migranti disperati sono il 3,3% del totale), con le critiche alla riforma della previdenza del 2011 (e con un accanimento disonesto nei confronti del ministro ‘’responsabile’’) sostenendo – in contraddizione con montagne di dati messi periodicamente a disposizione dall’Inps – che ai lavoratori era impedito di andare in quiescenza se non da vegliardi e con un piede già infilato nella tomba. In Italia, tuttavia, succede un fenomeno strano, difficile da capire e da interpretare. Se il ‘’percepito’’ orienta il voto, le persone in carne ed ossa agiscono in stretta connessione con il ‘’reale’’.

Prendiamo il caso di quota 100: avrà – come afferma Durigon – battuto il Rdc, sul versante della comunicazione; stanno tuttavia venendo allo scoperto i sintomi di un fallimento (il Rdc non è da meno). Il Sole-24Ore (con articoli di Davide Colombo e Marco Rogari) ha rielaborato i dati relativi alla domande presentate per accedere ai benefici concessi dal decretao meravigliao su quota 100, le altre misure in tema di pensioni. Il bacino comprende i pensionamenti anticipati con 43 anni e un mese di contributi (fino al 2026 è sospeso l’adeguamento di questo requisito alla speranza di vita), i precoci, Opzione Donna e Ape sociale. Per «quota 100» e «canale contribuivo» le “istanze” approvate sono state fin qui 84mila. Se questo andamento dovesse essere confermato anche nei prossimi mesi – ha notato ancora il Sole-24Ore – alla fine dell’anno potrebbero risultare non spesi almeno 1-1,3 miliardi dei quasi 4 miliardi attivati con l’apposito “fondo” istituito in legge di Bilancio. Una dote alla quale, seppure per un importo minore, hanno già fatto riferimento il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, per contenere, insieme con i risparmi provenienti dal Reddito di cittadinanza, il deficit 2019 entro la soglia del 2,1% ed evitare così il ricorso a una manovra correttiva durante l’anno. La minore spesa potrebbe oltretutto trasformarsi in una sorta di serbatoio per le prossime leggi di bilancio.

Nel triennio, infatti, i risparmi sulle nuove pensioni potrebbero oscillare tra i 5 e i 5,5 miliardi, circa un quarto dei 21 stanziati dal governo. Un “tesoretto” che – scrive il quotidiano economico – considerando anche le minori richieste rispetto alle attese per il Reddito di cittadinanza, potrebbe salire a circa 3 miliardi quest’anno e a 12,5 nel triennio, ancora una volta attorno a un terzo delle risorse disponibili. Più radicali sono le valutazioni della Fondazione Di Vittorio (Cgil) secondo la quale nel triennio di sperimentazione le uscite effettive con “quota 100” si fermerebbero a un terzo del previsto: 325mila anziché 973mila. Allargando la proiezione anche all’impatto derivante dal blocco dell’adeguamento dei requisiti per le pensioni anticipate alla speranza di vita e di “Opzione donna”, nel triennio, secondo la Cgil, non verrebbero utilizzati 7,2 miliardi dei 21 miliardi stanziati in legge di Bilancio. Quest’anno dei 3,7 miliardi disponibili non verrebbero utilizzati 1,6 miliardi; nel 2020 si prevede il mancato utilizzo di 2,9 miliardi e nel 2021 di altri 2,6 miliardi. Queste rilevazioni pongono una serie di domande. La prima: sulle due bandierine identitarie dei soci – l’accomandante e l’accomandatario – furono stanziate risorse molto importanti che, dopo l’accordo con la Ue sulla misura del deficit, vennero drasticamente ridotte (anche se i due capataz dichiararono subito che gli stanziamenti residui sarebbero bastati a realizzare gli obiettivi prefissati). E’ capitato, invece, che la quota stessa dei finanziamenti ridimensionati si sia rivelata eccessiva.

Pertanto si sono allocate risorse considerevoli laddove non servivano, sacrificando investimenti produttivi. Chi ha sbagliato a fare i conti? La Ragioneria generale nel compilare la relazione tecnica (nella quale era previsto circa un milione di prepensionamenti aggiuntivi in un triennio) oppure gli italiani, i quali – ancorché sobillati dalle ‘’percezioni’’- hanno saputo individuare ciò che non era conveniente per loro nella ‘’realtà’’? Ancora una volta il ‘’popolo’’ si è rivelato più responsabile di chi crede non solo di rappresentarlo ma di averne la patria potestà. Ovviamente, del turnover virtuoso non vi è neppure l’accenno, salvo che nel pubblico impiego, se, come e quando si faranno i concorsi. Per adesso sono in vista solo disservizi nei settori importanti come la scuola, la sanità e la giustizia. Quanto al Rdc si parla di almeno un miliardo di minori spese. Nel fare le previsioni non si è tenuto conto che l’obbligo di risiedere in Italia da almeno 10 anni ha portato all’esclusione delle famiglie straniere povere (che sono nell’ultimo girone dell’indigenza).

Inoltre è emerso che in Italia – per responsabilità dei media – si ha un’idea retorica della povertà. In molti casi – anche se occorre fare valutazioni con prudenza sul numero degli effettivi interessati perché è sempre sbagliato esagerare al solo scopo di ‘’fare notizia’’ – persone che ne avrebbero avuto il diritto hanno scelto di non presentare la domanda mentre altre hanno chiesto di rinunciare alla prestazione già ottenuta. Ciò significa che tali soggetti preferiscono tirare avanti con ‘’l’arte di arrangiarsi’’ piuttosto che accettare vincoli ancorché blandi e dover fornite documentazioni formali sulle loro effettive condizioni di vita. Tutto ciò premesso, su quota 100 e dintorni e sul Rdc il governo ha litigato con la Ue, i mercati, gli osservatori internazionali; ha dissipato il risparmio delle famiglie e ha promesso agli italiani di andare in pensione ad libitum e di bandire la povertà; per accorgersi, strada facendo, di non riuscire a trovare né pensionati né poveri.

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