skip to Main Content

Quota 102

Pensioni Inps e quota 100 tra fatti e fandonie. Il commento di Cazzola

Che cosa mostrano gli ultimi dati del monitoraggio dell’Inps sulle nuove pensioni erogate. L’analisi dell’editorialista Giuliano Cazzola   Che il destino fosse cinico e baro lo sapevamo già da quando così volle definirlo un grande italiano – Giuseppe Saragat – a commento di un risultato elettorale non favorevole al suo partito. Oggi abbiamo conferma di un…

 

Che il destino fosse cinico e baro lo sapevamo già da quando così volle definirlo un grande italiano – Giuseppe Saragat – a commento di un risultato elettorale non favorevole al suo partito. Oggi abbiamo conferma di un ulteriore attributo del Fato: quello di essere anche burlone. A leggere i dati del monitoraggio dell’Inps, riguardante le nuove pensioni erogate, nel settore privato (lavoratori dipendenti e autonomi), da gennaio a settembre dell’anno in corso, si scoprono degli aspetti interessanti.

Innanzi tutto, nei primi nove mesi del 2019, il numero dei trattamenti anticipati rispetto all’ammontare di quelli di vecchiaia ha avuto un’impennata rispetto all’anno precedente, nel senso che, considerando il complesso delle gestioni, per ogni 100 nuove pensioni di vecchiaia, ve ne sono state 233 anticipate di anzianità a fronte delle 107 del 2018. Se consideriamo il solo Fondo pensioni dei lavoratori dipendenti (Fpld) si è toccato il vertice di 473 prestazioni anticipate contro le 204 del 2018 (ovviamente, sempre su 100 pensioni di vecchiaia).

Tutto lascia credere che questi trend siano derivati dall’entrata in vigore (col dl n.4/2019) delle norme (quota 100 e blocco del pensionamento anticipato ordinario, a prescindere dall’età anagrafica, a 42 anni e 10 mesi, un anno in meno per le lavoratrici).

Il diavolo però ha voluto infilare la coda nel fuggi fuggi generale (in verità più contenuto delle aspettative e delle previsioni) perché, per qualche misteriosa ragione, l’età effettiva media alla decorrenza del trattamento anticipato è risultata più elevata — nei primi nove mesi del 2019 — di quella del 2018, nonostante l’adozione di misure che avevano l’obiettivo, esplicito e dichiarato, di anticipare il momento della quiescenza per quasi un milione di lavoratori in un triennio. La tab.1 è riferita al Fpld che ha riscontrato – come abbiamo visto in precedenza – il differenziale più marcato dei trattamenti anticipati rispetto a quelli di vecchiaia.

Come si può notare, sia considerando per intero l’anno 2018, sia confrontando i primi nove mesi con quelli del 2019, l’incremento dell’età media effettiva del settore <anzianità/anticipate> è rilevante, tanto per i maschi quanto per le femmine, con relativa influenza sul dato medio totale che passa da 60,7 a 62,2 anni (l’età è in anni compiuti). A essere onesti non si può attribuire la responsabilità di questa accelerazione alle norme introdotte dal governo Conte 1 su pressione della Lega.

Trattandosi di dati presi dalla realtà fattuale i motivi possono essere diversi, primo fra tutti la combinazione tra i requisiti anagrafici e quelli contributivi. Non si dimentichi, infatti, che gli utilizzatori di quota 100 hanno dovuto far valere, per accedervi nei fatti, un’età media effettiva di 64 anni, prima della quale – evidentemente – non avevano ancora maturato la soglia contributiva minima di 38 anni. L’altra prova che la vita reale si muove per suo conto viene in evidenza per le pensioni di vecchiaia, dove l’età media effettiva aumenta di qualche decimale, nonostante che il requisito anagrafico legale non fosse stato esonerato dall’applicazione dell’incremento automatico in rapporto all’attesa di vita.

Come scrive l’Inps, nel monitoraggio sui flussi di pensionamento, nei primi nove mesi del 2019 si registra (tab.2) un numero complessivo di liquidazioni di vecchiaia decisamente inferiore (meno della metà) al corrispondente valore del 2018: la differenza rilevata — che in parte verrà colmata con lo smaltimento, nel 2019, delle giacenze delle pensioni con decorrenza precedente — è riconducibile, per il primo semestre dell’anno, all’aumento del requisito di età richiesto per la liquidazione della pensione di vecchiaia per effetto dell’incremento di 5 mesi della speranza di vita. Lo stesso principio è valso per i trattamenti di invalidità e per l’assegno sociale.

 

Si parva licet, vengono in mente le parole del principe Amleto all’amico del cuore: ‘’Ci sono più cose, Orazio, tra il cielo e la terra, che in tutta la tua filosofia”.

Back To Top