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Ok Antitrust a Poste in Tim, tutti i dettagli

Dopo l'AgCom, anche l'Antitrust ha dato il via libera - senza condizioni - all'ingresso di Poste Italiane nel capitale di Tim, tramite l'acquisto della partecipazione del 15% dal gruppo francese Vivendi. Le posizioni degli operatori concorrenti e la delibera del Garante

Tim torna sotto l’ombrello italiano: Poste conquista il controllo dell’operatore tlc con il via libera Antitrust.

Dopo l’AgCom, anche l’Antitrust ha dato il via libera – senza condizioni – all’ingresso di Poste Italiane nel capitale di Tim, tramite l’acquisto della partecipazione del 15% dal gruppo francese Vivendi per 684 milioni di euro.

“In relazione all’acquisizione del 15% delle azioni ordinarie di Tim, comunicata all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcom) il 21 maggio 2025, all’esito della quale Poste Italiane detiene il 24,81% delle azioni ordinarie di Tim, la società comunica che, nella seduta del 3 settembre 2025, l’Agcm ha deliberato di approvare senza condizioni l’operazione” ha reso noto lo scorso 4 settembre il gruppo postale guidato da Matteo Del Fante.

Quindi, l’Antitrust ha deciso di “non procedere all’avvio dell’istruttoria, in quanto” l’operazione “non ostacola in misura significativa la concorrenza effettiva nei mercati interessati e non comporta la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante”.

Tutti i dettagli in merito alla delibera dell’autorità antitrust nel bollettino pubblicato l’8 settembre.

LA SCALATA DI POSTE IN TIM

Era il 29 marzo 2025 quando Poste Italiane ha siglato un accordo con Vivendi per acquisire una quota del 15% delle azioni ordinarie della società tlc capeggiata da Pietro Labriola. Questa mossa ha permesso a Poste, che già deteneva il 9,81% delle azioni, di arrivare a una partecipazione totale del 24,81%, diventando così il maggiore azionista della compagnia telefonica.

FIn da subito il mercato ha accolto l’operazione con entusiasmo, dal momento che ha riportato il controllo di fatto dell’ex Telecom Italia sotto la sfera d’influenza dello Stato italiano (che opera attraverso Poste), liberandola dall’influenza francese.

IL VIA LIBERO DELL’AGCOM

Prima ancora del via libera dell’Antitrust, è arrivato il parere positivo dell’AgCom. Per accertarsi che l’operazione non mettesse a rischio il pluralismo, l’autorità presieduta da Giacomo Lasorella ha verificato che non ci fossero sovrapposizioni tra le attività di Poste Italiane e Tim nel settore dell’informazione e degli audiovisivi.

Dunque l’Agcom stabilito che Tim, pur offrendo servizi di TV on-demand con il marchio Tim Vision, “non realizza programmi di informazione”. A sua volta, Poste Italiane svolge un’attività editoriale molto limitata, che consiste nella distribuzione di un “solo notiziario al giorno” tramite il suo organo interno, Poste News. Questo notiziario è disponibile gratuitamente per dipendenti ed ex dipendenti e viene trasmesso anche negli Uffici Postali.

Pertanto, l’AgCom è giunta alle sue conclusioni “tenuto conto dell’esiguo valore nel Sistema Integrato delle Comunicazioni di Tim e del fatto che Poste non opera nello stesso, considerata, inoltre, la dinamica concorrenziale e la tipologia di contenuti messi a disposizione”. L’autorità si riserva comunque “un’attenta azione di monitoraggio, al fine di evitare che possano determinarsi eventuali alterazioni delle condizioni concorrenziali del mercato e del livello di pluralismo”.

DISCO VERDE ANCHE DALL’ANTITRUST

Dopodiché è arrivata luce verde anche dall’Agcm che ha conferito il via libera “senza condizioni” all’acquisizione del 15% di azioni di Tim da parte di Poste Italiane.

Innanzitutto, l’Antitrust ha rilevato che “in termini generali, si rappresenta che le attività principali di Poste e Tim sono tra loro diverse, essendo la prima incentrata sui servizi finanziari e postali e solo marginalmente sui servizi di telefonia e su altri servizi, mentre la seconda è attiva soprattutto nella fornitura di servizi di telecomunicazioni, fisse e mobili”.

“Ne discende che – prosegue l’autorità nel suo bollettino – l’operazione determina minime sovrapposizioni orizzontali e solo contenuti effetti verticali e conglomerali, tanto che complessivamente non appare suscettibile di generare un significativo ostacolo alla concorrenza nei mercati interessati”.

“Basandosi sulle analisi condotte, l’operazione non è ritenuta in grado di ostacolare in modo significativo la concorrenza né di creare o rafforzare una posizione dominante sul mercato” sottolinea l’autorità presieduta da Roberto Rustichelli.

LE OBIEZIONI DI ILIAD, FASTWEB+VODAFONE, SKY, WIND TRE

Nel bollettino, l’Agcm segnala che gli operatori di telecomunicazioni come Iliad, Fastweb, Vodafone, Sky, Wind Tre e AIIP hanno espresso preoccupazioni riguardo all’operazione che coinvolge Poste e Tim. Nello specifico, le loro obiezioni principali si concentrano su possibili effetti anticoncorrenziali a partire dal vantaggio competitivo sleale con l’accesso di Tim alla vasta rete di uffici postali di Poste Italiane potrebbe rafforzare la sua posizione nei mercati delle telecomunicazioni (fisse e mobili). Secondo loro, la presenza fisica degli sportelli è ancora cruciale per la vendita di servizi e l’assistenza clienti, specialmente nei piccoli comuni con meno di 15.000 abitanti, dove gli altri operatori hanno una presenza limitata.

Inoltre, attraverso le piattaforme informatiche di Poste Italiane, Tim potrebbe ottenere informazioni preziose sui clienti, un vantaggio che nessun altro concorrente nel settore telefonico potrebbe eguagliare, hanno avanzato gli operatori concorrenti.

AUMENTO MARGINALE DELLA QUOTA DI MERCATO PER TIM NELLA RETE FISSA

Arrivando alle considerazioni dell’Antitrust, innanzitutto per quanto riguardo la rete fissa, l’Autorità distingue mercati separati in base alla tipologia di clientela: Residenziale e SOHO (Small Office Home Office) da un lato, clientela aziendale dall’altro.
Pur offrendo servizi simili (fonia, banda larga e ultralarga), le esigenze di qualità, assistenza e modalità di acquisto sono diverse. In Italia, sia Poste che Tim offrono servizi di telecomunicazione fissa per residenziale e SOHO: “Poste offre il servizio al dettaglio utilizzando [omissis], mentre Tim utilizza prevalentemente la rete FiberCop”.

Le quote di mercato 2022-2024 (valore e volume) delle due società e dei principali concorrenti sono riportate in tabella. “Per quanto attiene ai profili orizzontali, come si evince dalla tabella, l’operazione porterà a un incremento marginale (compreso tra il [1-5%] e il 2,2%) delle attuali quote di mercato di Tim” evince l’Antitrust. Pertanto, l’aumento marginale della quota di Tim in tale mercato, derivante dalla presente operazione, non appare integrare un elemento di preoccupazione concorrenziale in ordine agli effetti orizzontali sul mercato”, sottolinea l’Agcm.

 

COSA SUCCEDERÀ ALLA RETE MOBILE

Passando poi alla rete mobile, l’Agcm ricorda che sia Poste che Tim forniscono servizi al dettaglio di telecomunicazione mobile in Italia. Tim è un MNO con una quota di mercato del 23,1% in volume e del [25-30]% in valore mentre Poste opera come MVNO con quote di mercato del 5,5% in volume e pari al [1-5]% in valore. Le quote di mercato detenute negli ultimi tre anni dalle Parti e dei loro principali concorrenti sono riportate di seguito:

“In termini orizzontali, la concentrazione somma alla quota di TIM le citate quote del 5,5% in volume e del [1-5]% in valore corrispondenti all’attuale giro d’affari dei servizi di rete mobile di Poste. Il mercato continuerà a essere caratterizzato dalla presenza dei quattro principali operatori MNO (TIM, FW+VO, Wind3, Iliad), con i loro brand principali e secondari. Peraltro, FW+ VO sarà ancora il primo operatore in termini di quota di mercato in valore” evidenzia l’Agcm.

Pertanto, con riferimento al mercato in discorso, “non si ravvisano profili di ostacolo significativo alla concorrenza effettiva, considerato l’incremento modesto della quota di mercato della nuova entità, la presenza di concorrenti sia MNO sia MNVO che hanno mostrato, negli anni, una crescente pressione concorrenziale” sostiene l’Antitrust.

RIGUARDO LA RETE DI SPORTELLI DI POSTE ITALIANE

Inoltre, l’autorità non ritiene che l’accesso di Tim alla rete di sportelli di Poste Italiane possa rafforzare in modo significativo la sua posizione di mercato, come lamentato dagli operatori concorrenti.

Tra le principali motivazioni a sostegno di questa tesi, l’autorità ritiene che non ci siano rischi significativi legati all’accesso di Tim ai dati dei clienti di Poste. Questo perché il trasferimento di tali informazioni per finalità commerciali senza il consenso dei clienti violerebbe le norme sulla privacy. Inoltre, Poste ha specificamente dichiarato che non fornirà a Tim l’accesso a questi dati. Dopodiché, la possibilità di vendere servizi di telefonia attraverso gli sportelli postali non è considerata un fattore sufficiente a minacciare in modo serio la concorrenza. L’Autorità, pur riconoscendo la capillarità della rete di Poste, non la vede come una minaccia in grado di ostacolare il mercato.

LA QUESTIONE DEL CONTROLLO DI TIM (E DI POSTE)

Infine, nella delibera, l’Agcm riporta anche lo schema di controllo rivendicato da Poste. In seguito all’acquisizione di una quota del 24,81% di Tim, Poste Italiane sostiene di averne il controllo esclusivo. “In questo senso, occorre considerare che, in base alle norme statutarie di Tim, il cda è nominato secondo il meccanismo del voto di lista, per cui i due terzi degli amministratori, che sono poi in grado di assumere le decisioni in cda, sono nominati dalla lista che ottiene il maggior numero di voti in assemblea e Poste è l’unico azionista con una quota di rilievo nonché l’unico azionista di natura industriale, con una conoscenza approfondita dei settori e dei mercati in cui è attiva la società target. Peraltro, Poste ha già manifestato l’intenzione di [omissis], al fine di esercitare una influenza determinante nelle scelte strategiche della società idonea a conferirne il controllo” riporta l’autorità.

Poi, “alla luce di quanto disposto dall’insieme di tali norme l’Autorità ha, nei propri precedenti, ricondotto il controllo di Poste al Mef”.

Tuttavia, Poste contesta che questa operazione la renda soggetta al controllo antitrust del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Sostiene di avere poteri gestionali autonomi e che il Mef non eserciti su di essa un controllo di tipo antitrust. Per supportare questa posizione, Poste argomenta che i precedenti dell’Autorità non sono chiari, i verbali delle assemblee degli azionisti non mostrano un controllo effettivo e che, sebbene il Mef nomini la maggioranza del CdA, questo non si traduce in un controllo di fatto.

Da parte sua l’Agcm non condivide questa tesi, ma allo stesso tempo la ritiene non rilevante ai fini dell’analisi dei profili concorrenziali dell’operazione.

IL VALORE DELLE SINERGIE  DAL DIPARTIMENTO PER LA TRASFORMAZIONE DIGITALE

È nato dunque il colosso digitale italiano?

Pare di sì, come ha scritto in un post su LinkedIn, Serafino Sorrenti, capo della segreteria del sottosegretario all’Innovazione tecnologica Alessio Butti, che ha celebrato l’approvazione delle autorità all’ingresso di Poste Italiane in Ti,, definendo l’operazione la nascita di un “nuovo colosso digitale italiano”.

Nel suo messaggio, ha evidenziato come punti di forza: il rafforzamento del controllo nazionale su un asset strategico, l’ingresso dell’ad di Poste, Matteo Del Fante, nel consiglio di amministrazione di Tim, come segno di un approccio integrato. E terzo punto il valore delle sinergie: stimate in 2 miliardi di euro tra i due gruppi.

Secondo Repubblica, “una notizia bomba vera e propria, peraltro con una certa rilevanza sui prezzi dei titoli”.

“Dopo qualche ora Sorrenti ha rimosso dal suo profilo il post, lasciando molti dubbi. Interpellato, il Mef precisa che Sorrenti non ha accesso a questo tipo di informazioni, come è noto Tim e Poste da mesi studiano possibili sinergie da realizzare insieme, ma che ancora nulla è stato definito altrimenti sarebbe stato tempestivamente comunicato al mercato”.

Eppure, già da mesi, sulla stampa si facevano gli stessi calcoli (1,5-1,8 miliardi) sul valore delle possibile sinergie, a partire da MF già lo scorso giugno.

Il via libera senza condizioni da parte di AgCom e Antitrust segna dunque un passaggio cruciale non solo per Tim, ma per l’intero sistema delle telecomunicazioni italiane. Con Poste al 24,81%, l’ex monopolista torna di fatto sotto l’ombrello pubblico, aprendo una nuova fase in cui resta da capire quanto peseranno le sinergie annunciate.

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