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Npl Utp

Mps, Carige, Unicredit e non solo. Ecco come disinnescare la bomba degli Npl nelle banche

L'analisi di Fabio Dragoni e Antonio Maria Rinaldi

Al 30 settembre 2018 le banche italiane contavano sofferenze lorde pari a poco più di 120 miliardi. Al netto dei passaggi a perdita, il totale dei crediti verso soggetti in conclamato stato di insolvenza risultava invece pari a poco meno di 40 miliardi. Il conto delle svalutazioni è tuttavia molto più doloroso. Le banche si curano da sole se l’economia viene a sua volta curata. Pensare di salvarle con i soldi degli italiani, anche utilizzando i loro risparmi con il penalizzante bail-in, non aiuterà né il governo, né le banche, né soprattutto, i cittadini e le imprese.

COME AGISCE LA VIGILANZA DI BANCA D’ITALIA SUGLI NPL DELLE BANCHE

La Vigilanza costringe apertamente le banche a cedere consistenti pacchetti di Npl mettendole in una situazione di debolezza contrattuale di fronte ai potenziali acquirenti quasi sempre appartenente a gruppi stranieri. I prezzi medi di cessione dei portafogli talvolta non arrivano al 20-25% del valore nominale.

PERCHE’ CI SARANNO NUOVE SVALUTAZIONI NEI BILANCI DELLE BANCHE

In soldoni, il prezzo di cessione di tutto l’attuale stock di sofferenze delle banche italiane si aggirerebbe intorno ai 30 miliardi con la conseguente presenza di ulteriori svalutazioni nei bilanci delle banche. Il debitore ceduto (imprenditore o famiglia che sia) si trova di fronte un nuovo soggetto creditore il cui unico obiettivo è quello di massimizzare il rendimento dell’investimento minimizzandone i tempi con tecniche molto «aggressive». Ne consegue un’accelerazione dei processi esecutivi con un ulteriore deprezzamento dell’intero mercato immobiliare letteralmente intasato da offerte di vendita dei beni ipotecati.

TUTTI GLI EFFETTI NEGATIVI SU BANCHE E PATRIMONI IMMOBILIARI

Un processo forzoso e forzato che non assicura vantaggi né alle banche (costrette a estenuanti corse contro il tempo per cedere i portafogli a prezzo di saldo) né soprattutto all’economia che vede disintegrarsi le quotazioni del patrimonio immobiliare di tutti gli italiani già notevolmente penalizzato. Ogni tentativo di velocizzare le procedure esecutive finisce quindi per essere paradossalmente prociclico, così ulteriormente deprimendo i prezzi degli immobili.

PERCHE’ SERVE UN CAMBIO DI ROTTA

Urge un radicale cambio di rotta che salvaguardi famiglie e imprese senza con ciò privare le banche della possibilità di gestire e cedere i propri attivi. Avanziamo nuovamente la proposta innovativa che dia ai debitori ceduti la facoltà di riscattare il proprio debito entro 90 giorni dall’avvenuta cessione, pagando all’acquirente un prezzo pari a quello di cessione maggiorato di una commissione (per esempio il 10%).

GLI AUSPICI PER DEBITORI E ACQUIRENTI

Una scelta che consentirebbe al debitore di tornare a respirare corrispondendo un prezzo ragionevole e all’acquirente di ottenere un soddisfacente ritorno dell’investimento (40% su base annua). Si decongestionerebbero le aule dei tribunali grazie alla diminuzione delle procedure esecutive e delle relative opposizioni.

COME EVITARE UNO TSUNAMI DI ASTE GIUDIZIARIE

Si risparmierebbe un vero e proprio tsunami di aste giudiziarie che finirebbero per ulteriormente deprimere i prezzi dell’intero patrimonio. Proponiamo una sorta di obbligo di preventiva conciliazione cui l’acquirente dovrà attenersi prima di attivare o proseguire nel recupero forzoso del credito. A ciascun debitore ceduto sarà comunicato il valore originario del credito (per esempio 100 mila euro), quello di avvenuta cessione (per esempio 20 mila) e quello di riscatto cui il destinatario potrà aderire. Nel nostro esempio 22 mila a seguito della maggiorazione del 10% al prezzo di cessione.

LA PROSPETTIVA PER LE BANCHE

Le banche potrebbero cedere il credito, gli acquirenti farebbero un ottimo affare ma soprattutto si darebbe ossigeno ai debitori sofferenti consentendogli di tornare a lavorare e riconquistare l’agognata quanto indispensabile «verginità bancaria». Per scongiurare comportamenti opportunistici dei debitori, deve necessariamente essere prevista una data limite oltre la quale questa normativa non sia più applicabile.

CONSIGLI ALLA MAGGIORANZA DI GOVERNO

L’attuazione di questa proposta di fatto consisterebbe in una parziale modifica dell’articolo 58 del Testo Unico Bancario. Chiediamo ora ai due principali azionisti del governo, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, cosa pensano di tale proposta e se intendono prendersene carico.

 

Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza

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