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Minusvalenze

Non solo Unipol, tutte le minusvalenze nelle assicurazioni

Di quanto e perché aumentano i riscatti nel comparto vita delle assicurazioni. Ecco cosa succede nei conti di Unipol e non solo. L'approfondimento di Emanuela Rossi

 

Un rapporto molto stretto ma che sta cominciando ad allentarsi. Parliamo della bancassicurazione, o bancassurance che dir si voglia, canale distributivo di polizze che ha avuto molta fortuna da qualche decennio a questa parte e che ora starebbe risentendo di più della fuga di clienti dovuta, secondo la Banca d’Italia, al mutato contesto macroeconomico.

IL MONDO BANCASSICURAZIONE

La partnership fra mondo bancario e mondo assicurativo va avanti ormai da un po’ di tempo ed è cresciuta negli anni. In “Le relazioni tra banche e assicurazioni in Italia”, Federico Apicella, Leandro D’Aurizio, Raffaele Gallo, Giovanni Guazzarotti ricordano che da fine anni ’80 “sono aumentati sia gli accordi commerciali per la distribuzione dei prodotti assicurativi attraverso la rete di sportelli bancari, in particolare nel ramo vita, sia le partecipazioni delle banche nel capitale delle compagnie di assicurazione. La cooperazione tra attività bancaria e assicurativa (bancassurance) – notano – è oggi rilevante: in Italia oltre il 40 per cento dei prodotti assicurativi del ramo vita sono venduti per il tramite del canale bancario, un valore simile a quello riscontrato negli altri paesi europei”.

Proseguono gli studiosi: “Negli ultimi 15 anni la partecipazione bancaria media ha subito ampie oscillazioni. Si è ridotta di circa 10 punti percentuali (dal 24 al 15 per cento) tra il 2005 e il 2011, mentre ha ripreso a crescere negli anni successivi, raggiungendo il 21 per cento nel 2019. L’aumento della partecipazione media è stato particolarmente forte nel biennio 2017-18 (pari a 5 punti percentuali). Tra il 2009 e il 2012, in concomitanza con le crisi finanziarie, vi è stato un forte aumento del numero di acquisizioni e dismissioni di quote del capitale di compagnie di assicurazione da parte di banche; mentre l’attività si è ridotta negli anni successivi”.

A fine 2020, fa sapere l’Ivass, su 96 compagnie vigilate, le banche avevano partecipazioni in 37 (erano 35 nel 2019) di cui 12 partecipate in misura rilevante (30%-50%) e 10 in misura maggioritaria, dunque superiore al 50%. In termini di premi raccolti, entrambi questi due gruppi hanno una quota tra il 12 e il 15% (16 e 21 miliardi di euro rispettivamente). Se le 37 compagnie partecipate rappresentavano circa il 42% dei premi totali, le 29 banche partecipanti detenevano circa l’80% dell’attivo del settore bancario, con una quota di partecipazione tendenzialmente crescente con l’aumentare della dimensione della banca.

CHI E PERCHÉ FUGGE DALLA BANCASSICURAZIONE

Di recente però, come evidenziato dalla Banca d’Italia “nel comparto vita il rapporto tra l’onere per riscatti e i premi ha continuato ad aumentare, in particolare nei primi mesi del 2023. Alla fine di marzo aveva raggiunto in media l’85 per cento, a fronte del 53 di marzo del 2022, sia per l’incremento del 57 per cento dei riscatti sia per il calo del 4 per cento dei premi. Il fenomeno – continua Via Nazionale – è stato particolarmente rilevante per le compagnie che distribuiscono attraverso il canale bancario o mediante promotori finanziari (alla fine di marzo il rapporto riscatti su premi era in media del 119 per cento. Il deciso incremento delle estinzioni anticipate dei contratti vita, osservato nel mercato italiano a partire dalla seconda metà del 2022, è dovuto a scelte dei contraenti sia per maggiori esigenze di liquidità generate dal modificato quadro macroeconomico, sia per la ricerca di alternative più profittevoli rispetto ai prodotti di investimento assicurativo”.

Sintetizzando, secondo Nicola Borzi, che ne ha scritto sul Fatto quotidiano, “l’inflazione ha svegliato i clienti che si sono accorti di essere ‘tosati’ dai costi occulti (i ‘caricamenti’) di polizze che non rendono abbastanza”.

IL GIOCO DELLE MINUSVALENZE NASCOSTE

Questo “fuggi fuggi”, però, non rimane senza conseguenze nei conti delle compagnie italiane. Anzi. Al 31 dicembre scorso, informa ancora Bankitalia, nei portafogli delle società assicurative, che detenevano 701 miliardi, c’erano minusvalenze latenti per 52 miliardi invece dei 103 miliardi di plusvalenze che c’erano a fine 2021 (dunque in un anno -155 miliardi), poi scese a 31 a fine marzo. Quasi tutte erano relative al ramo Vita.

Andando a mettere il naso nei conti di qualche big, si viene dunque a conoscenza che nel bilancio 2022 di Generali e minusvalenze totali arrivavano a quota 14 miliardi mentre nel 2021 c’erano plusvalenze per 8,8 miliardi.

Anche in Unipol, a causa del saldo negativo dei portafogli delle gestioni separate – per aggiornamento dei “valori di mercato” – le “altre riserve tecniche Vita” sono scese a -2,04 miliardi da +3,84 del 2021.

In Intesa Sanpaolo Vita “le passività differite verso gli assicurati, che recepiscono la quota di competenza della variazione di fair value degli investimenti, diminuiscono da +7,36 miliardi del 2021 a -7,8 al 31 dicembre 2022”.

 

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