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Europei Gemania Tiktok

Nike e TikTok agli Europei portano scompiglio in Germania

Più delle inaspettate polemiche sul rosa della nuova maglia della nazionale, più della delusione per il divorzio dopo 70 anni con Adidas come sponsor tecnico in favore dell'americana Nike, è la scelta di TikTok quale partner ufficiale di intrattenimento a destare le maggiori reazioni in Germania in vista degli Europei. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

C’è movimento attorno alla potente federazione calcio della Germania, il Deutscher Fußball-Bund (DFB), in attesa che la squadra, la Mannschaft come viene denominata, faccia vedere qualcosa di meglio in campo in vista degli Europei che a giugno si giocheranno in casa. E i movimenti sono tutti sul versante delle sponsorizzazioni.

È tutta una questione di denaro, come è ovvio che sia, che tuttavia fa storcere il naso all’opinione pubblica (non solo ai tifosi) molto più della tonalità rosa della seconda maglia, una discussione che non ci si sarebbe aspettati in un paese considerato ben emancipato e – forse solo apparentemente – lontano da manifestazioni di “machismo”.

Un doppio colpo reso noto dalla stessa federazione nella giornata di ieri. Sul fronte della sponsorizzazione tecnica, cioè dell’azienda che fornisce il materiale ai giocatori, maglie, calzoncini, tute, giubbotti, palloni e quant’altro, la Germania chiude un’era lunga settant’anni con il simbolo dell’abbigliamento sportivo tedesco, Adidas, per aprire i forzieri agli statunitensi della Nike. Un rapporto simbiotico, quello tra Adidas e la nazionale di calcio quattro volte campione del mondo, la cui maglia è difficilmente immaginabile senza le iconiche tre strisce laterali. Eppure sarà così.

Dal 2027 parte il contratto con gli americani e lo “swoosh”, o il “baffo” come viene più comunemente chiamato dagli italiani, cioè il simbolo che identifica il fruscio delle ali della dea della vittoria alata, spiccherà all’angolo delle maglie bianche. Ammesso che gli americani si attengano alla tradizione.

Ma a poche ore dallo shock provocato dal cambio “epocale” dello sponsor tecnico, il DFB ha comunicato anche un nuovo arrivo – e non meno clamoroso ingresso – nel ventaglio dei partner. Si tratta dell’applicazione video cinese Tiktok che diventa il partner ufficiale di intrattenimento (Entertainment-Partner). E già a partire da questo ultimo scorcio di marzo, sulla piattaforma verranno prodotti servizi esclusivi. Tiktok farà anche pubblicità sui pannelli perimetrali dello stadio durante le partite internazionali, comprese quelle degli Europei di giugno che si disputeranno negli stadi tedeschi.

Pur se meno sentimentale rispetto alla scelta di tradire Adidas per Nike, questa scelta rischia di suscitare reazioni ancora maggiori e forse di aprire anche un caso politico. Il ruolo di Tiktok è controverso a livello internazionale – nota l’Handelsblatt – gli Stati Uniti hanno recentemente aumentato la pressione sull’operatore cinese Bytedance affinché si disimpegni da Tiktok, minacciando in caso contrario addirittura un divieto.

L’app raccoglie i dati di localizzazione dei suoi utenti in base alle informazioni del dispositivo o della rete, come la carta sim e l’indirizzo IP e si temono influenze da parte dello Stato cinese, poiché tutte le aziende con sede in Cina sono soggette alla cosiddetta legge sull’intelligence.

Proprio recentemente le critiche a Tiktok si sono moltiplicate anche in Germania. Il vicepresidente della commissione per il controllo dell’intelligence del Bundestag, Roderich Kiesewetter della Cdu, aveva dichiarato sempre all’Handelsblatt che l’applicazione è “un pericolo per la nostra democrazia e uno strumento importante nel contesto della guerra ibrida da parte di Cina e Russia”. L’app non viene utilizzata solo per diffondere la disinformazione, ma anche “specificamente per lo spionaggio e l’intercettazione dei dati”, aveva aggiunto Kiesewetter.

In attesa che si apra il fronte cinese, le polemiche sono già forti su quello dello sponsor tecnico e hanno oscurato le più futili discussioni sulla seconda maglia rosa, sulla quale era stata tirata in ballo la divisa dell’Inter Miami di Lionel Messi e addirittura la storica casacca del Palermo o la seconda maglia della Juventus, anche questa realizzata in qualche stagione dall’Adidas.

Secondo fonti del settore, Nike pagherà una somma annuale di 100 milioni di euro per un contratto di sette anni. L’azienda americana ha presentato “di gran lunga la migliore offerta economica”, si è giustificato il DFB, ma l’annuncio ha sorpreso un po’ tutti. “È incredibile”, ha detto un ex manager di Adidas all’Handelsblatt, “il passaggio della nazionale a Nike è una perdita amara per l’azienda”. A quanto pare, l’amministratore delegato di Adidas, Björn Gulden, non voleva continuare la partnership “a qualsiasi prezzo” dopo la lieve perdita di profitti dello scorso anno, ma la tempistica dell’annuncio da parte della federazione prima dell’importante campionato europeo è stata sorprendente.

Inevitabile (anche in Germania) l’intervento dei politici. Rammarico, soprattutto dove uno non se l’aspetterebbe. Come quello del ministro verde dell’Economia, Robert Habeck: “Faccio fatica a immaginare la maglia della Germania senza le tre strisce”, ha commentato, “per me l’Adidas e il nero, il rosso e l’oro hanno sempre fatto parte della stessa cosa. Un pezzo di identità tedesca. Mi sarebbe piaciuto un po’ più di patriottismo locale”. Di “scelta sbagliata” parla anche il ministro della Sanità socialdemocratico Karl Lauterbach che su X (non su Tiktok) ha scritto: “Adidas non dovrebbe più essere la maglia della nazionale di calcio? Un’azienda statunitense al suo posto? Penso che sia una decisione sbagliata, in cui il commercio distrugge una tradizione e un pezzo di casa”.

Ai vedovi di Adidas ha fatto eco in maniera cinica la Borsa, dove all’annuncio di DBF le azioni Adidas hanno perso quasi il due per cento del loro valore, prima di riprendersi leggermente a fine contrattazioni. Al contrario, le azioni Nike, inizialmente sotto pressione per i dati trimestrali, sono salite significativamente nel pomeriggio di ieri, fino a registrare a fine seduta un aumento di quasi il 2,5%.

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