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Negozi chiusi domenica? Ecco i mancati introiti per lo Stato. Report Nomisma

Con il nuovo testo del provvedimento sulle chiusure domenicali dei negozi si rischia una perdita di 4,6 miliardi per lo Stato e fino a 41mila posti di lavoro in meno.

Tra i tanti pro e contro alla revisione della liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi c’è pure chi comincia a calcolare le eventuali perdite di un settore, quello del commercio, che oggi vale l’8% del Pil nazionale. Per un totale di 139,1 miliardi.

LO STUDIO DI NOMISMA SULLE CHIUSURE DOMENICALI DEI NEGOZI

A fare i conti in tasca all’Erario ci ha pensato Nomisma, la società di ricerca e consulenza economica presieduta da Piero Gnudi, con uno studio che sarà presentato a giugno ma di cui ha dato parzialmente conto il presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc), Massimo Moretti, durante un’audizione informale in commissione Attività produttive della Camera di cui ha dato conto Il Sole 24 Ore.

LE IPOTESI ALLA BASE DELLO STUDIO SULLE CHIUSURE DOMENICALI

Lo studio di Nomisma prende in considerazione la situazione che si creerebbe se si approvasse l’attuale testo con 26 chiusure domenicali su 52 cui si aggiungono 12 festività nazionali.

I COSTI PER LO STATO DERIVANTI DALLE CHIUSURE DOMENICALI

Lo Stato perderebbe ben 4,6 miliardi di introiti, composti per 2,5 miliardi di imposte indirette e per 2,1 miliardi di imposte dirette. A questo elemento negativo ne andrebbe aggiunto pure un altro e cioè il taglio occupazionale che, sempre secondo Nomisma, potrebbe arrivare fino a 41mila posti di lavoro in meno nei centri commerciali.

LE PRECISAZIONI SULLE STIME

C’è da precisare che la stima tiene in considerazione solo gli occupati diretti e non quelli indiretti e dell’indotto. A soffrire, ovviamente, sarebbero pure i centri commerciali che sconterebbero un minor fatturato per 12,8 miliardi (il 18%) cui andrebbero sommati effetti indiretti e nell’indotto per altri 12,1 miliardi.

 

(estratto di un articolo pubblicato su Policy Maker)

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