Analisi sui crediti deteriorati e consigli utili sui mutui. E’ il cuore dell’ultima analisi curata dalla Fabi, la federazione dei bancari guidata dal segretario generale Lando Maria Sileoni.
Ecco tutti i dettagli
Valgono 14,9 miliardi di euro le rate di mutui e prestiti vari non pagate da quasi un milione di famiglie italiane. Lo sostiene la FABI, indicando tra le cause delle insolvenze “l’aumento del costo del denaro, l’incremento dei tassi e la corsa dell’inflazione”. Fattori che, secondo il sindacato, “riducono il reddito disponibile e mettono in difficoltà i clienti delle banche nel rispettare le scadenze relative ai finanziamenti”.
Ammontano a 6,8 miliardi le rate di mutui non pagati, a 3,7 miliardi quelle del credito al consumo e 4,3 miliardi gli arretrati relativi ad altri prestiti personali. Secondo la FABI 5,7 miliardi sono sofferenze certe, 7,1 miliardi sono inadempienze probabili e circa 2 miliardi sono rate scadute.
1 MILIONE DI FAMIGLIE ITALIANE IN ARRETRATO CON I PRESTITI BANCARI
L’analisi sul totale dei crediti deteriorati delle banche riconducibili a nuclei familiari è il frutto di elaborazioni della FABI su statistiche della Banca d’Italia. Secondo il sindacato autonomo dei bancari, ne emerge una “situazione di difficoltà” nel Paese.
Le famiglie italiane, strette tra la morsa dei tassi e la corsa dell’inflazione e in arretrato con le scadenze relative a prestiti bancari sono infatti “quasi un milione”. Del totale di 14,9 miliardi di crediti deteriorati, 6,8 miliardi corrispondono a mutui per l’acquisto di abitazioni, suddivisi tra 2,7 miliardi di sofferenze, 3,4 miliardi di inadempienze probabili e 621 milioni di rate scadute.
Più bilanciata la situazione dei crediti al consumo, pari a 3,7 miliardi: 1,2 miliardi sono di sofferenze, 1,4 miliardi di inadempienze probabili e 1 miliardo di rate scadute.
Gli altri prestiti, come quelli personali richiesti senza una finalità specifica, hanno generato 4,3 miliardi di deterioramento: 1,7 miliardi di sofferenze, 2,2 miliardi di inadempienze probabili e 339 milioni di rate scadute.
LE DIFFICOLTÀ CON I MUTUI A TASSO VARIABILE
Secondo la FABI le difficoltà delle famiglie riguardano soprattutto i mutui a tasso variabile, particolarmente colpiti dall’aumento del costo del denaro, che, ricorda il sindacato, “è stato portato da 0 al 4% in 11 mesi”. Questa categoria di prestiti immobiliari vale in totale circa 140 miliardi e rappresenta 1/3 del totale di 425 miliardi erogati.
Sul piano territoriale, in cima alla classifica delle inadempienze ci sono Lombardia e Lazio, con un ammontare delle rate non pagate oltre i 2 miliardi. Seguono Campania, Puglia e Basilicata, Sicilia e Veneto, che superano il miliardo, mentre Emilia Romagna, Piemonte, Valle D’Aosta e Toscana restano poco sotto tale soglia. Più contenuto il valore delle somme non pagate nelle regioni più piccole come l’Umbria dove le rate non pagate ammontano a 226 milioni, la Liguria (361 milioni) e la Calabria (418 milioni).
L’ANDAMENTO DEI MUTUI
Hanno raggiunto quota 425,5 miliardi di euro i mutui erogati agli italiani dalle banche allo scorso 30 aprile. Circa 1/3 del totale, vale a dire 140 miliardi, è composto da mutui a tasso variabile, riferisce la FABI.
Rispetto alla fine del 2017 i mutui erogati sono cresciuti di circa 50 miliardi, con un rialzo del 13,4%. Su un totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, circa 3,5 milioni hanno contratto un mutuo. Al dato si aggiungono 6,8 milioni di cittadini indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali, per un totale erogato di 251,2 miliardi di euro. Un dato, secondo la FABI, “in linea con i valori di fine 2017″, ma in rallentamento rispetto alla tendenza degli ultimi mesi. Un segno, quest’ultimo, dell'”incidenza negativa dell’aumento dei tassi d’interesse”.
SILEONI: MAGGIOR CAUTELA SUI TASSI
Il segretario generale della FABI, Lando Sileoni, ha chiesto “maggior cautela sui tassi” alla Bce e spera in un “ripensamento” sul rialzo annunciato per il prossimo 27 luglio. “È ormai evidente – afferma – che l’azione della Banca centrale europea per contrastare l’inflazione non sta generando i frutti sperati”.
“I prezzi – spiega – non calano significativamente e l’aumento così veloce del costo del denaro sta provocando un rialzo dei tassi di interesse su prestiti e mutui che mette in difficoltà sia le famiglie sia le imprese”.
“La Bce – sottolinea Sileoni – ha già preannunciato di portare il tasso base al 4,25% il prossimo 27 luglio. Noi speriamo in un ripensamento e, comunque, ci auguriamo che tutte le prossime decisioni siano assunte con maggiore cautela da parte della Banca centrale europea”.
ALLUNGARE IL PIANO DI RIMBORSO HA UN COSTO
L’allungamento di un piano di rimborso dei un mutuo a tasso variabile “non è a costo zero” per chi lo richiede. Sileoni ha sottolineato infatti che “occorre dire con chiarezza che qualsiasi decisione su iniziative delle banche per dare respiro alle famiglie deve essere presa senza ansia e soltanto dopo una adeguata valutazione”.
Secondo il sindacalista “va sfruttata, per ricevere giusti consigli e per essere orientati a compiere scelte consapevoli, anche la competenza e la professionalità di tutte le lavoratrici e i lavoratori delle banche, molti dei quali affrontano, personalmente, problemi identici a quelli della clientela”.
“In particolare – spiega Sileoni – va detto che lo spalma-mutui non è privo di rischi né è un’operazione a costo zero”. “L’allungamento del piano di rimborso di un mutuo a tasso variabile – conclude – comporta infatti un maggior ammontare di interessi da pagare alla banca oltre al fatto che ci si pregiudica la possibilità di poter beneficiare, nel medio-lungo periodo, di un’auspicabile riduzione dei tassi d’interesse”.
COME ALLEGGERIRE LE RATE
Alleviare l’impatto dell’aumento delle rate di rimborso dei mutui a tasso variabile è l’appello rivolto nei giorni scorsi alle banche. Si parla, pertanto, di spalma-mutui. Ma come si potrà ottenere un alleggerimento della rata? Ci sono rischi per le famiglie? Le proposte da parte delle banche sono svariate: possibile allungamento dei tempi di rimborso dei mutui a tasso variabile, inserimento di un tetto massimo di variazione dei tassi, sospensione temporanea del pagamento della quota capitale delle rate dei mutui a tasso variabile e/o fisso. Tutte le soluzioni, ribadisce la FABI, non sono a costo zero per le famiglie e imprese, perché ognuna di essa modifica il piano di ammortamento del prestito, perciò, la ”sensibilizzazione” della clientela deve essere valutata bene. Quello che è necessario è fare attenzione a tali aspetti e valutarne la convenienza in funzione delle caratteristiche originarie del mutuo (importo, durata, tipologia di tasso, fisso o variabile, tasso di interesse nominale, tipologia di ammortamento) nonché della durata della sospensione richiesta. L’allungamento delle rate comporta un maggior esborso in termini di interessi e può precludere, alla clientela, di beneficiare a pieno di un eventuale, e probabile, calo dei tassi nel medio-lungo periodo.
LE REGOLE IN MATERIA DI DEFAULT
Altro aspetto fondamentale, spiega ancora la FABI, sono le regole in materia di default – che sono state modificate a partire dal 1 gennaio 2021 con la pubblicazione di un Regolamento dell’Unione europea e specifiche linee guida da parte delI’Eba – finalizzate a uniformare i criteri di classificazione a default. I casi previsti sono: ritardo di oltre 90 giorni consecutivi, limite 100 euro e superiore all’1% dell’esposizione verso il gruppo bancario per un cliente privato o pmi, limite di 500 euro per le imprese e superiore all’1% dell’esposizione verso il gruppo bancario per le imprese.
In passato, non esisteva una soglia minima, la soglia era pari al 5% ed era possibile la compensazione con altre linee di credito non utilizzate. Nei casi in cui una banca decide di proporre una soluzione di allungamento dei paini di rimborso del prestito (ciò equivale ad una ristrucurazione del debito) è necessario fare atteenzione anche a queste regole. Il rischio è che la modifica del piano di ammortamento per l’allungamento del prestito equivalga a un ritardo nel pagamento del debito e se questo avviene il debitore viene classificato in default con conseguenze per la banca (aumento dei crediti deteriorati e accantonamenti) e per la clientela (difficoltà di accesso a nuovo credito).