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Mps, tutti i perché dei conti in rosso di Mps Leasing & Factoring

Che cosa emerge dal bilancio 2018 appena depositato di Mps Leasing & Factoring, società controllata dal Monte dei Paschi di Siena

 

C’è anche la dismissione dei crediti deteriorati dietro le perdite di Mps Leasing & Factoring, la banca per i servizi finanziari alle imprese del gruppo Monte dei Paschi di Siena.

E’ quanto emerge dalla lettura del bilancio d’esercizio al 31 dicembre scorso che ha convinto la capogruppo, guidata da Marco Morelli, a fare un’iniezione di liquidità all’istituto. Da ricordare che questo è un momento delicato per Montepaschi anche perché il Tesoro sta studiando come dismettere la sua partecipazione nella banca, pari al 70%. Si tratta di un processo che dovrà essere completato entro il 2021 ma il ministero dell’Economia entro quest’anno è chiamato a comunicarne la tempistica alle autorità europee.

Proprio in vista dell’uscita dal capitale di Via XX Settembre, Siena già da qualche anno sta facendo le grandi pulizie tanto che a fine 2018 le sofferenze lorde erano scese a 8,58 miliardi e gli utp (unlikely to pay) a 8,06 miliardi.

I PROBLEMI DI MPS L&F

Il gruppo Mps, come dicevamo, ha dovuto di recente mettere mano al portafogli e ricapitalizzare la controllata per 250 milioni di euro. Secondo MF, l’operazione è stata necessaria “per ripianare la perdita da 419,3 milioni riportata nel 2018 e legata principalmente all’iscrizione di 253,4 milioni a riserva negativa dopo l’introduzione del nuovo principio contabile Ifrs9”.

COSA SI LEGGE NELLA RELAZIONE SINDACALE

Il collegio dei sindaci nella sua relazione ha rilevato quanto messo in evidenza dagli amministratori nella relazione sulla gestione ossia che la situazione patrimoniale è “sostanzialmente da ricondurre all’esecuzione dell’NPE Strategy di gruppo, come altresì rappresentata nel commitment che la capogruppo ha assunto nei confronti di DGComp (la direzione generale della concorrenza all’interno della Commissione europea, ndr) e della Bce”:

LA SPIEGAZIONE NELLA NOTA INTRODUTTIVA

Nella nota introduttiva del bilancio d’esercizio si legge che “il Gruppo ha riflesso nella valutazione dei crediti, secondo il modello di impairment IFRS 9, le diverse strategie di recupero ipotizzate in modo da allinearle in maniera proporzionale ad una probabilità di cessione definita coerentemente con il Piano NPL di Gruppo”. In particolare, si evidenzia nel documento, con riferimento ai crediti classificati negli Stage 1 e 2 (per intensità di rischio), “il Gruppo ha valorizzato con probabilità nulla lo scenario di vendita quale strategia di recupero dei crediti medesimi, stante il fatto che le cessioni previste nei piani aziendali sono da considerarsi come non ricorrenti nell’ambito delle usuali modalità di recupero dei crediti, in quanto rispondono alla specifica richiesta dell’Autorità di Vigilanza di riduzione dello stock di crediti deteriorati e costituiscono pertanto un vincolo qualificante del Piano di Ristrutturazione”.

Per quanto riguarda le strategie di recupero dei crediti deteriorati, allo scenario “ordinario”, che ipotizza “un incasso del credito tipicamente attraverso azioni legali, mandati a società di recupero, realizzo delle garanzie ipotecarie, è stato affiancato anche lo scenario di vendita del credito medesimo”. Dunque, “per un perimetro definito di crediti in sofferenza e inadempienza probabile aventi le caratteristiche di cedibilità” per determinare la perdita attesa delle esposizioni, i valori recuperabili in base al processo ordinario di recupero interno e gli ammontari recuperabili dalla vendita, “sono stati ponderati in funzione della quota di portafoglio destinata alla vendita, prevista dalla NPL Strategy, rispetto al totale del portafoglio cedibile”.

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