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Moody’s, S&P e Fitch: le società di rating hanno sempre ragione?

Le valutazioni delle società di rating che guardano avanti con le lenti del passato e le mosse auspicabili dei governi, come quello italiano. L'intervento di Giuseppe Spadafora, vicepresidente Unimpresa

Manca un solo gradino per il livello junk “spazzatura”. Questo secondo l’agenzia Fitch che ha portato il rating sul debito sovrano del nostro Paese da Bbb a Bbb-. Anche  S&P venerdì scorso si era pronunciata ma senza aggiungere il segno meno dopo la b. Diciamo che più o meno entrambe le agenzie la pensano allo stesso modo. Il problema sta proprio in questo.

Siamo sicuri che le agenzie di rating abbiano ragione? Forse non del tutto. Partendo da alcune semplici considerazioni, sappiamo ad esempio che le agenzie di rating utilizzino alcuni dati e fattori della produzione nazionale ed alcuni asset degli istituti di credito.

La valutazione riguarda anche gli aspetti politici. Più una Nazione, diciamo così è morigerata con la spesa pubblica, più l’agenzia di rating è disponibile ad aumentarne l’affidabilità creditizia nell’assolvere l’onere del pagamento di un determinato titolo di Stato. In una situazione di normalità, questo genere di sentenza potrebbe avere l’appoggio un po’ di tutto il sistema finanziario.

Tuttavia, viviamo un momento particolare. Quello che ormai accade in Italia da due mesi non è una situazione ordinaria per la quale la semplice valutazione degli asset nazionali può dare vita ad una valutazione seria. L’Italia ha in corso una trasformazione profonda del proprio tessuto imprenditoriale e probabilmente anche sociale.

Ma quale sarà la risposta politica? Anche se in questa fase si vede tanta nebbia e l’immediato futuro potrebbe portare a qualche novità anche sul versante della tenuta di governo, rimango sufficientemente fiducioso sulla tenuta economica.

Vuoi o non vuoi, gli italiani si dovranno svegliare da questo annichilimento e più di altri sanno come fare. Chiuderanno le attività in tanti, ma politica permettendo, riapriranno in tanti entro i prossimi tre anni. Come si dice, se hai fatto 30 fai 31.

Non cambierà nulla a dicembre se il rapporto tra debito pubblico e Pil sarà al 155% piuttosto che al 165%. Questo è il momento di cambiare le regole e i rapporti tra impresa e Stato.

Se la politica saprà assolvere al proprio compito di raccogliere le istanze della società, tramutandole in Leggi e se questo avverrà a stretto giro, in dieci anni i Titoli di Stato avranno la tripla A, perché sarà cambiato il tessuto imprenditoriale.

In alternativa avranno ragione S&P e Fitch ma vorrà anche dire che ne frattempo l’Italia la avranno venduta al migliore offerente.

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