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Mes, Bei e Sure? La maggiore rete di sicurezza è solo la Bce. Analisi

Il pacchetto annunciato dall'Eurogruppo su Mes, Bei e Sure? "Nel complesso, la rete di sicurezza per ora poggia per ora quasi esclusivamente sui programmi di acquisto Bce". L'analisi della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo

L’Eurogruppo ha annunciato nella notte l’accordo sul pacchetto aggiuntivo di misure per la crisi COVID-19:

Il gruppo BEI costituirà un fondo di garanzia pan-europeo di €25mld, con l’intenzione di utilizzarlo a supporto di un programma di erogazioni alle imprese europee che potrebbe arrivare a €200mld.

È stata approvata la costituzione di SURE, uno strumento transitorio di assistenza finanziaria basato sull’art. 122 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. SURE erogherà prestiti agli Stati membri “a condizioni favorevoli” per sostenere i programmi di protezione dei lavoratori e dell’occupazione. Si prospetta di farlo arrivare a €100mld, appoggiandosi al bilancio UE e a garanzie prestate dagli Stati membri.

Il MES istituirà il Pandemic Crisis Support, basato sul meccanismo ECCL esistente. Il PCS sarà disponibile a condizioni uniformi predeterminate, senza necessità di negoziare un memorandum specifico, con l’unico vincolo di utilizzare la linea di credito per finanziare direttamente o indirettamente la spesa sanitaria e le misure di prevenzione dovute a COVID-19.

La linea di credito sarà pari al 2% del PIL dello Stato richiedente alla fine del 2019 (quindi, non oltre 35,8 miliardi per l’Italia).

Si punta a rendere lo strumento disponibile entro 2 settimane, attivando subito le procedure nazionali di ratifica. Essendo il meccanismo strettamente finalizzato al finanziamento della spesa sanitaria e delle misure di prevenzione connesse a COVID-19, lo stigma associato all’eventuale attivazione del programma potrebbe essere inesistente; d’altro canto, anche le risorse finanziarie erogate potrebbero essere inferiori al limite del 2%, dati i vincoli sull’utilizzo.

D’altro canto, una volta superata l’emergenza, “gli Stati membri […] rimarranno impegnati a rafforzare le proprie fondamenta economico-finanziarie, coerentemente con il regime di coordinamento e sorveglianza economica e fiscale dell’UE, compresa l’eventuale flessibilità applicata.”

Infine, il comunicato fa menzione di un accordo “per lavorare su un Recovery Fund, che fornisca “finanziamenti attraverso il bilancio dell’UE a programmi progettati per rilanciare l’economia in linea con le priorità europee e garantire la solidarietà dell’UE con gli Stati membri più colpiti”. “Tale fondo sarebbe temporaneo, mirato e commisurato ai costi straordinari dell’attuale crisi, che contribuirebbe a diluire nel tempo”. Tuttavia, la questione è rinviata all’indirizzo dei capi di governo, e saranno necessarie discussioni sugli aspetti pratici e legali prima di una decisione.

Il riferimento al bilancio UE, che peraltro potrebbe consentire di evitare ulteriore aumento del debito nazionale in relazione alla quota di spesa finanziata dal Recovery Fund, implica però che le risorse saranno nel migliore dei casi disponibili dal 2021.

Il contenuto dell’accordo riflette le indiscrezioni della scorsa settimana sul possibile contenuto del compromesso.

Il Recovery Fund si conferma uno strumento dal destino ancora incerto, e comunque non disponibile nel breve termine.

La nuova facilità del MES è stata designata per essere sfruttabile con il minimo costo politico possibile, ma allo stesso tempo potrebbe offrire una copertura inferiore rispetto a quella teorica.

Nel complesso, la rete di sicurezza per ora poggia per ora quasi esclusivamente sui programmi di acquisto BCE.

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