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Romania

Che cosa succede ai prezzi di riso, olio d’oliva, caffé e cacao

Non solo riso: sui mercati globali le merci agricole si trovano in una fase di forte rialzo dei prezzi. L'analisi di Sergio Giraldo.

 

Le merci agricole sui mercati mondiali si trovano in una fase di boom dei prezzi che sta raggiungendo livelli preoccupanti. L’inflazione in Europa è scesa ad ottobre nell’area euro a 2,9%, ma se si guarda al solo comparto alimentare, questo ad ottobre ha fatto segnare un +6,3%. Il calo dell’inflazione è stato dovuto quasi interamente al crollo dei prezzi dell’energia, mentre sui beni alimentari c’è grande tensione.

IL RISO

Per quanto riguarda il riso, ad esempio, l’India, il maggior esportatore mondiale, è alle prese con un raccolto al di sotto delle aspettative. Si stima un calo dell’8% per quest’anno. Già lo scorso luglio il governo del primo ministro Narendra Modi aveva avviato un inusuale limitazione alle esportazioni del riso non basmati, che aveva fatto salire i prezzi, e agevolato fiscalmente l’import da paesi terzi. La mossa era tesa a limitare gli aumenti dei prezzi sul mercato interno indiano, dove il riso è una base fondamentale dell’alimentazione. La crisi indiana si riflette sui prezzi di tutti i paesi maggiori produttori. Il prezzo del riso dal Vietnam è arrivato a 645 dollari a tonnellata, il massimo degli ultimi 15 anni.

Oltre al raccolto scarso, un eventuale prolungamento dei limiti alle esportazioni dall’India potrebbe causare una permanenza di prezzi alti per il mercato mondiale, se non un ulteriore aumento.

L’OLIO D’OLIVA

Anche l’olio di oliva preoccupa. Anche in questo caso è il raccolto scarso a causare un’impennata dei prezzi. La Spagna, in particolare, che è il maggior produttore (40% della produzione mondiale), vedrà un raccolto ridotto di un terzo rispetto alla media degli ultimi anni. La causa del raccolto scarso è la siccità che ha colpito il sud del paese da due anni a questa parte. Il raccolto 2023/2024 si preannuncia quindi costoso e i prezzi rimarranno alti almeno sino alla prossima estate. In Spagna, il prezzo all’ingrosso ha raggiunto gli 8.600 euro a tonnellata, +155% rispetto a due anni fa. In Italia il prezzo ha toccato i 9.100 euro a tonnellata, ed ora è sceso a 8.700 euro/tonnellata, pari a +58% rispetto a un anno fa.

IL CAFFÈ

Venendo al caffè, due giorni fa l’Intercontinental Exchange (ICE) ha emesso un rapporto nel quale certifica che nei suoi magazzini sono presenti 380.033 sacchi da 60 kg di caffè arabica, il livello più basso degli ultimi ventiquattro anni, ovvero da quando la regolazione fisica dei futures è permessa all’ICE.

Questo significa che sul mercato i prezzi incentivano i commercianti a non tenere immagazzinate le scorte ma a vendere il prodotto sul mercato, anche a causa dei tassi di interesse alti che scoraggiano dall’indebitarsi a breve termine per accumulare scorte. Pur avendo un prezzo ancora in una forbice non preoccupante, attorno a 1,64 dollari la libbra, la tendenza al rialzo è molto marcata e prelude ad un rialzo consistente, che potrebbe verificarsi nelle prossime settimane. Sono soprattutto Honduras e Brasile i paesi produttori che potrebbero iniziare una corsa al rialzo dei prezzi.

IL CACAO E LE ALTRE MERCI AGRICOLE

Anche il cacao è in corsa, avendo fatto segnare a Londra, pochi giorni fa, il prezzo record di 3.385 sterline a tonnellata. L’inizio della salita dei prezzi del cacao risale all’agosto 2022 e da giugno 2023 ogni mese si è registrato un nuovo record storico di prezzo, ma in questi giorni la salita sta diventando verticale. Il calo della produzione in Costa d’Avorio e in Ghana sta influenzando i prezzi, a fronte di una domanda che non accenna a diminuire.

Lo zucchero è in una fase di boom dei prezzi, avendo toccato i 27,6 centesimi di dollaro alla libbra (per lo zucchero grezzo), il massimo degli ultimi undici anni. Ci sono infatti dei cali nella disponibilità del prodotto soprattutto in Brasile, uno dei maggiori esportatori, mentre si segnala un aumento della domanda. Nel mese di ottobre sono uscite dal paese sudamericano 2,88 milioni di tonnellate, contro i 3,1 milioni di tonnellate dell’ottobre 2022.

Infine, il succo d’arancia concentrato ha toccato tre giorni fa il massimo storico sul mercato ICE, arrivando a 4,17 dollari la libbra. Si tratta di un mercato molto più piccolo di altri, dunque più facile da muovere disponendo dei capitali necessari. Tuttavia, i fondamentali restano al rialzo, a causa di una malattia che ha colpito le piante e che rende inutilizzabile gran parte del raccolto. Si tratta di un batterio che si nutre della linfa degli alberi e che viene trasportato da un minuscolo insetto, la psilla. Stati Uniti, Brasile e Messico ne sono stati colpiti in maniera massiccia.

L’impatto sul carrello della spesa di tutti questi rialzi dei prezzi in parte si è già verificato, in parte si vedrà più avanti. Intanto nell’Unione europea sembra ci sia una tendenza ad esasperare i problemi anziché risolverli. La questione degli imballaggi relativi proprio agli alimentari, tra gli altri prodotti, sembra fatta apposta per appesantire l’onere sul portafoglio dei cittadini. La normativa che rischia di essere approvata nelle prossime settimane, infatti, porterà ad un rincaro del costo degli imballaggi particolarmente in Italia, molto avanti sul riciclo ma indietro sul ri-uso (che è invece ciò che l’Ue vuole imporre).

Con eccezionale tempismo, Bruxelles si distingue ancora una volta per aggravare i problemi anziché per risolverli.

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