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Che cosa prevedono i mercati sui negoziati Usa-Cina

L'analisi di William Davies, Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments

Le prospettive a medio termine sono dominate da una questione in particolare: le elezioni statunitensi del 2020 e la volontà del presidente Trump di creare un solido contesto economico per la propria campagna elettorale. Deciso a ottenere un secondo mandato, il magnate farà tutto il possibile per evitare un rallentamento dell’economia statunitense esacerbato dalle tensioni commerciali e dalla debolezza degli investimenti aziendali. Avendo perso il controllo del Congresso e con un ampio disavanzo di bilancio, non sarà facile per Trump far approvare ulteriori misure di stimolo economico.

Ma il Presidente ha margini di manovra molto più ampi nei negoziati con la Cina, e prevedo che concentrerà gli sforzi proprio su questo fronte per dare impulso all’economia interna. I segnali di una possibile conclusione favorevole delle trattative sono aumentati notevolmente a inizio marzo, quando gli Stati Uniti hanno rinviato a tempo indeterminato l’aumento previsto dei dazi.

Un eventuale accordo commerciale con Pechino, in particolare laddove questo comporti un maggiore acquisto da parte cinese di beni e prodotti agricoli provenienti dagli stati centrali elettoralmente cruciali degli USA, potrebbe fornire all’economia nazionale e alle prospettive di rielezione di Trump quella sorta di stimolo che il Presidente sta cercando.

Molto dipende quindi dall’andamento dei negoziati commerciali tra i due paesi. È improbabile che gli Stati Uniti impongano ulteriori dazi puntivi sulle importazioni cinesi, anche se è possibile che i colloqui attraversino fasi di turbolenza durante i quali un fallimento potrebbe apparire imminente, se non altro perché il presidente Trump deve far credere ai propri oppositori che non è disposto a cedere. Da qui si capisce l’importanza dell’improvvisa conclusione del vertice con Kim Jong Un in Vietnam: l’interruzione del summit ha segnalato ad altri paesi impegnati in negoziati con gli Stati Uniti che il Presidente è pronto ad abbandonare il tavolo se non gradisce l’accordo proposto.

Trump ha già varato un ampio stimolo fiscale alla fine del 2017, con tagli alle imposte sui redditi individuali e societari che hanno dato impulso alla crescita sino alla fine del 2018, anche se gli effetti di queste misure dovrebbero iniziare a svanire dai dati economici con l’avanzare del 2019. Tuttavia, l’imperativo della rielezione rende relativamente poco plausibile un rallentamento nei prossimi due anni, anche se in teoria l’economia statunitense dovrebbe essere vicina alla fine del ciclo attuale. Invece, la lieve flessione della crescita registrata di recente sarà più probabilmente seguita da un andamento sostenuto dell’economia statunitense fino alle elezioni presidenziali dell’autunno 2020, in seguito alle quali assisteremo verosimilmente a un rallentamento più pronunciato.

LE VALUTAZIONI POSSONO ANCORA AUMENTARE

Data questa lettura degli eventi, il rialzo messo a segno dai mercati mondiali a partire dai minimi di fine 2018 appare ragionevole, anche se è stato più marcato di quanto mi aspettassi. Ciò nonostante, sulla base delle attuali valutazioni i principali mercati azionari non sembrano sopravvalutati.

Le azioni statunitensi quotano a circa 16 volte gli utili attesi per il 2020. Se anche queste previsioni di utile non si realizzassero e il multiplo effettivo si rivelasse più elevato, le valutazioni sarebbero comunque ragionevoli, specialmente a fronte del rendimento del 2,5% offerto dal Treasury USA decennale – sceso dal 3,25% raggiunto nell’estate del 2018 – che fornisce supporto agli attivi rischiosi attraverso condizioni monetarie più accomodanti. Il tasso sui Fed Fund dovrebbe rimanere invariato per quest’anno e molti si aspettano persino una sua diminuzione nel 2020, anche se questo scenario mi sembra improbabile alla luce delle mie previsioni sull’andamento dell’economia statunitense prima delle elezioni (sempre che tali proiezioni siano corrette).

Le azioni europee sono ancora più sottovalutate, a circa 13 volte gli utili, e una situazione molto simile si osserva in Asia o nei mercati emergenti. I mercati, per la maggior parte, non sembrano sopravvalutati sulla base delle attuali previsioni di utile; tuttavia, dato che l’economia mondiale si avvicina alla fine del ciclo economico, dovremmo aspettarci una graduale diminuzione delle valutazioni azionarie, perché quando il ciclo avrà raggiunto il picco gli utili potrebbero iniziare a diminuire.

IL CICLO PROSEGUE, PER IL MOMENTO

Tutto ciò suggerisce che, mentre la rapida correzione e ripresa dei mercati azionari negli ultimi sei mesi circa è giustificabile alla luce del quadro geopolitico e di una serie di dati economici deludenti, l’attuale ciclo economico è destinato per il momento a proseguire. Un mini ciclo non si è trasformato in una grave recessione… almeno per questa volta.

I campanelli d’allarme, però, continuano a suonare, principalmente a causa della fragilità delle relazioni tra i grandi blocchi economici mondiali e dell’imprevedibilità dei negoziati tra potenti leader mondiali di orientamento nazionalistico. Anche se è chiaramente nell’interesse di tutti giungere a un accordo, non vi è alcuna garanzia che questo accadrà e il percorso che conduce a un esito favorevole è molto accidentato. Alla luce di tutto questo, ha senso che i mercati mondiali offrano un premio al rischio azionario più elevato che in passato.

Gli eventi altamente inusuali degli ultimi sei mesi dimostrano quanto sia diventata precaria la fiducia nelle prospettive economiche e con quale velocità i mercati possono perdere o guadagnare il 20%. L’esito peggiore non si è verificato; secondo il mio scenario di riferimento la crescita economica proseguirà sino alla fine del 2020 e gli utili registreranno un ulteriore aumento prima che l’attuale ciclo giunga al termine.

Non c’è modo di sapere se, quando quel momento arriverà, scivoleremo in una grave recessione o soltanto in una fase relativamente breve di crescita più lenta, prima che l’economia torni a espandersi a ritmo sostenuto. Ma il grande interrogativo per gli investitori di tutto il mondo sarà in ogni caso lo stesso: quando inizierà la prossima congiuntura negativa, quanto spazio di manovra avranno le banche centrali e le autorità di governo per proteggere e stimolare le loro economie?

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