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Quali sono i piani di Urbano Cairo su Mediaset?

Che cosa dice, che cosa fa e che cosa fa scrivere Urbano Cairo. La lettera dell'analista Francis Walsingham.

 

Caro direttore,

che fai?, lanci il sasso e nascondi un po’ la mano?

Mi riferisco al tuo tweet di stamattina che mette in fila alcune recenti bizzarrie del solitamente cauto Urbano Cairo, editore con Rcs e La7.

Nelle scorse settimane Cairo ha sospeso la trasmissione Non è l’arena di Massimo Giletti su La7. Le interpretazioni giornalistiche prevalenti – guarda caso coincidenti con quelle di Cairo – sono state: la trasmissione costava tanto, anche rispetto alle entrate pubblicitarie calanti nel tempo. Capitolo chiuso. Peccato che la decisione di Cairo sia stata pressocché concomitante con un’indagine dei magistrati sulle presunte o fantomatiche foto di cui parla e sparla da tempo il noto gentiluomo d’altri tempi Salvatore Baiardo, portavoce de facto dei fratelli Graviano che mi pare abbiano avuto qualche problemino con la giustizia; foto che ritrarrebbero Silvio Berlusconi con Graviano e che avrebbero ingrifato giornalisticamente Giletti.

Lunedì scorso, come hai notato nel tuo tweet, il direttore del tg de La7, Enrico Mentana, ha praticamente cucito addosso al suo editore Cairo uno specialone sulla storia di Berlusconi: Cairo era di fatto l’unico ospite della trasmissione strombazzata più volte nelle ore precedenti sulla medesima tv; l’unico perché in studio c’era anche un abbacchiato Paolo Mieli, presente lì solo per rivelare con un paio di decenni di ritardo (ma lui, si sa, ormai è uno storico) che lo scoop dell’avviso di garanzia a Berlusconi pubblicato dal Corriere mielista della sera nel giorno in cui l’ex presidente del Consiglio, Berlusconi, presiedeva il G7 a Napoli gli fu telefonato dai magistrati milanesi, quegli stessi che – poffarbacco, che stranezza – Mieli si duole che non lo abbiano mai sentito per scoprire come gli fosse arrivata quella notiziona. Giuro che ha detto in sostanza proprio così: ossia Mieli pensa che i telespettatori evidentemente siano dei baluba per sorbirsi senza sghignazzare o inveire sulle pensose dissertazioni storico-giornalistiche dispensate bonzianamente.

E oggi il Corriere della sera – non più diretto da Mieli ma da Luciano Fontana, noto per dare pochissimo spazio alle iniziative societarie e personali dell’editore – piazza una foto-notizia calda-calda che risale a pochi giorni fa, ossia al 1991… solo per ricordare i rapporti professionali e personali fra Cairo e Berlusconi.

Ora non so se il tuo tweet implica una conclusione, ma vedo da alcuni commenti e da quanto da anni si bisbiglia sulle aspirazioni politiche di Cairo che tutti questi episodi possono portare acqua al mulino alla tesi di un futuro politico per l’editore di Rcs e La7.

Mi permetto di dubitare di questo scenario, visto quanto si dice qui a Milano in ambienti finanziari e industriali che bazzico da un po’ di tempo dopo aver sguazzato per decenni fra intelligence e geopolitica tra Londra e Washington.

Sarà perché il gruppo Gedi è concorrente su carta del gruppo Rcs di Cairo, sarà per altri motivi, sta di fatto che Repubblica, dopo la morte di Berlusconi, ha scritto: “L’altra soluzione per Mediaset, di cui si è vociferato nelle scorse settimane, riguarda la possibilità che Urbano Cairo, editore della Rcs e de La7 e primo assistente di Berlusconi, stia cercando di mettere insieme una cordata per rilevare Mediaset. Sarebbe una soluzione tutta italiana ma che incontrerebbe ostacoli regolamentari (supererebbe il 20% del Sic) e probabilmente anche politici. Ma perché succeda anche una sola di queste cose occorre che i figli Berlusconi si dichiarino venditori, e al momento le dichiarazioni sono di segno opposto”.

Guarda caso il 10 maggio il sito diretto da Roberto D’Agostino ha scritto: “Dagospia ha scoperto, infatti, che sta prendendo corpo una cordata italiana per rilevare l’impero di Cologno Monzese dai Berlusconi. La cessione del tele-impero di famiglia divide da tempo gli eredi del Cav. I tre figli avuti con Veronica Lario, Eleonora, Barbara e Luigi, sono favorevoli alla vendita. Pier Silvio, che dell’azienda è anche amministratore delegato, è contrario. Marina, invece, al sicuro nel suo fortino di Mondadori, tentenna”. “Per quanto riguarda Fininvest e la famiglia Berlusconi, la notizia è del tutto priva di fondamento”, è la stata pronta e secca replica di Fininvest e della famiglia Berlusconi.

Meno secca e meno pronta la replica del diretto interessato. Il 15 maggio l’inviato di Striscia la Notizia coglie l’occasione per chiedere a Cairo un commento sull’indiscrezione di Dagospia, secondo cui Urbano Cairo sarebbe a capo di una cordata che punta al controllo di Mediaset. L’imprenditore risponde: “È un’invenzione pura. Io sono nato a Mediaset, mi piacerebbe molto, ma è difficile”.

“Mi piacerebbe”, ok tutto chiaro…

Quindi cosa fare di meglio grazie alle sue tv e ai suoi giornali per rinfrescare la memoria della famiglia Berlusconi e della nazione intera sui suoi esordi manageriali come assistente di Berlusconi? Un profilo perfetto come professionista, manager e imprenditore per diventare – chissà, magari – principale azionista di Mediaset, nevvero?

Cordiali saluti

Francis Walsingham

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