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PNRR

McKinsey farà solo qualche slide per il Pnrr. Parola del ministro Franco

Che cosa ha detto il ministro dell'Economia, Daniele Franco, nell'audizione in Parlamento sul Pnrr.

McKinsey e non solo: anche tempi, obiettivi e scenari sul Pnrr.

Ecco che cosa ha detto in sintesi il ministro dell’Economia, Daniele Franco, nel corso dell’audizione in Parlamento.

“Questo contratto che il Mef ha fatto, che e’ un contratto aperto, riguarda la produzione di cronoprogrammi, aspetti metodologici nella redazione del piano, piu’ editoriali che ovviamente di sostanza, non c’e’ alcuna intromissione nella scelta, vorrei che fosse chiaro”. Così il ministro dell’Economia sull’incarico affidato a McKinsey nell’ambito del Recovery Plan.

CHE COSA FARA’ MCKINSEY SUL PNRR PER IL MEF

Il ministro dell’Economia, nel corso dell’audizione in Parlamento sul Pnrr, è tornato sulla questione della parcella da 25mila euro destinata alla società di consulenza e sulla quale Via XX Settembre era già intervenuto con una nota ufficiale nel corso del fine settimana. “Le strutture pubbliche – ha ribadito in Senato – a volte hanno bisogno di input specialistici, ma nessuna struttura privata prende decisioni o ha informazioni privilegiate, riservate, deve essere chiaro. Tutte le riunioni e le decisioni importanti sono tra soggetti pubblici”.

QUESTIONE DI SLIDE

Franco inoltre – secondo il resoconto di Radiocor – ha fatto rilevare facendo riferimento a operazioni come le presentazioni di slide, che molte amministrazioni pubbliche acquistano da “soggetti esterni servizi che diano un supporto tecnico operativo, lo fanno tutti i ministeri, anche i Governi stranieri e le istituzioni comunitarie, e l’importo e’ coerente con un lavoro di questo tipo”.

I TEMPI DEL RECOVERY

“I tempi, come sapete, sono stretti, i Paesi dovranno impegnare i fondi ricevuti entro il 2023, il 70% delle risorse va impegnato entro il 2022, gli interventi dovranno essere conclusi entro il 2026 mentre l’effettiva erogazione dei fondi e’ subordinata a obiettivi intermedi e finali da definire da subito, in modo chiaro realistico e verificabile”, ha ricordato il ministro dell’Economia, Franco, nell’audizione in Parlamento sul Recovery Plan. “Occorre pertanto – ha puntualizzato – una governance robusta e articolata nella fase di gestione e di attuazione degli interventi”.

LE CARATTERISTICHE DEL RECOVERY PLAN

Il ministro ha quindi ricordato che “i progetti devono avere le caratteristiche du realizzabilita’, accountability e la monitorabilita’ e devono essere realizzabili nell’arco dei sei anni”.

LA GOVERNANCE A DUE LIVELLI DEL PNRR

Una governance su due livelli per il Piano italiano di ripresa e resilienza (Pnrr), ma con il coordinamento affidato in mano al ministero dell’Economia. Lo ha detto in audizione in Parlamento il responsabile del Mef, Daniele Franco, spiegando che il governo sta valutando “una governance robusta e articolata” basata su “un modello organizzativo su due livelli strettamente interconnessi”. “Da un lato è prevista la costituzione di una struttura centrale di coordinamento del Pnrr presso il Ministero dell’Economia a presidio e supervisione dell’efficace attuazione del piano” che “sarò affiancata da un audit indipendente”. Il secondo livello sarà quello dei ministeri, che saranno responsabili dei progetti, e dove “ci saranno presidi di monitoraggio e controllo sulle misure di competenza. Presidi che si interfacceranno con la struttura centrale del Mef”.

I FINI DEL PNRR

Quanto agli obiettivi, che il nuovo governo sta affinando insieme alle riforme che dovranno accompagnare l’utilizzo delle risorse, Franco ha ricordato gli obiettivi strategici già indicati dal premier Mario Draghi: “produzione di energia da fonti rinnovabili, abbattimento dell’inquinamento di aria e acqua, rete ferroviaria veloce, reti di distribuzione di energia per i veicoli ad alimentazione elettrica, produzione e distribuzione di idrogeno, digitalizzazione, banda larga e reti di telecomunicazione”. Obiettivi che “saranno soggetti a vincoli concreti attraverso precisi criteri di ammissibilità” in base alle tre linee guida dell’Ue: digitalizzazione, conversione ecologica, inclusione sociale.

LE RISORSE DEL RECOVERY FUND

Il ministro ha spiegato che le risorse in arrivo dal Recovery Fund, che saranno la parte preponderante di quelli del NextGen Eu, potranno essere un po’ inferiori rispetto al previsto. “Nella finalizzazione del piano occorrerà tenere conto dei dati economici più aggiornati che tengono conto del fatto che il regolamento europeo emanato a febbraio prende in riferimento il reddito nazionale lordo del 2019. Questo porterà a una stima dell’entità delle risorse è di circa 191,5 miliardi, leggermente inferiore a quella indicata nel piano a gennaio”, che era di 196 miliardi, di cui 69 sotto forma di trasferimenti, 127 sotto forma di prestiti. Inoltre, per quanto riguarda le risorse a fondo perduto, queste sono “soggette a un ulteriore margine di variabilità: solo il 70% dei trasferimenti è allocato in base a parametri già noti”, mentre sul restante 30% si deciderà nel 2022 in base all’andamento del Pil.

RIFORMA FISCO FUORI DAL PNRR

La riforma fiscale, pur essendo “una delle priorità di questo Governo” visto il livello “relativamente alto” dell’imposizione fiscale e delle aliquote in Italia, non verrà affrontata nell’ambito del piano italiano di ripresa e resilienza. Lo ha detto il ministro dell’Economia Daniele Franco. “Il piano non riguarda la questione della riforma fiscale”, ha spiegato Franco in audizione sul Recovery fund.

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