Puntuale, dettagliata, precisa, nitida l’intervista di Maurizio Landini al Corriere della Sera del 6 agosto. Merita a mio avviso una risposta dialettica altrettanto puntuale. E quindi andiamo per punti, seguendo la trama dell’intervista.
IL SALARIO MEDIO IN ITALIA
“Il 50% degli italiani non arriva a fine mese”. A parte il fatto che l’ultima volta erano il 30%, è un’affermazione che si scontra con la comune percezione della realtà: la povertà esiste, certamente, ma per fortuna è moltissimo inferiore al 50%; le folle smunte e lacere care a Landini esistono solo nei suoi sogni (perché poi gli piaccia sognare cose così tremende…).
Ma per non buttarla sull’onirico, veniamo alle cifre: il salario medio in Italia 2023 è di 29.500 € lordi annui, pari a circa 1700 € netti al mese. Ma evitiamo di essere accusati di medie del pollo, e vediamo, per esempio, quanti sono i lavoratori che percepiscono retribuzioni inferiori ai 9€ orari, che ormai sono riconosciuti nel pubblico dibattito come le Porte Ferree che separano il lavoro povero da quello normale: sono poco meno di 3 milioni in queste condizioni. Ma attenzione, perché si tratta di contratti part time o a termine della durata inferiore ad un anno: qui dentro ci sono senz’altro veri lavori poveri, ma anche lavori saltuari o part time scelti dal lavoratore per conciliarli con altre attività. E comunque stiamo parlando del 16% dei lavoratori dipendenti…
GLI ISCRITTI AL SINDACATO
“Il sindacato rappresenta chi paga le tasse”. Vediamo un po’: 8.500.000 lavoratori dipendenti (il 40% del totale) che denunciano redditi annuali fino a 15.000 €, pagano zero Irpef, e sono invece destinatari di provvidenze assistenziali e esenzioni varie. Per quanto concerne i pensionati circa 6 milioni (il 44% del totale) denunciano fino a 15 milioni lordi annui, con un’imposta nelle fasce più alte di circa 50€ al mese. Vogliamo dire che questi non sono iscritti al Sindacato, ma lo sono gli altri che pagano le tasse anche per questo 40-44%? O che sono iscritti al Sindacato quel 12,1% di lavoratori che guadagnano da 35.000 € in su ma che pagano il 61% di tutta l’IRPEF per lavoro dipendente? Il Sindacato rappresenta chi paga le tasse? E gli 8 mln che le tasse, legalmente, non le pagano, chi li rappresenta?
I Sindacati hanno poco meno di 12 mln di iscritti (di cui la metà pensionati). I lavoratori dipendenti iscritti al sindacato (circa 6 mln) stanno nel 40% che sono esentati dal prelievo fiscale o nel 12% che ne paga il 61%? A meno che Landini ritenga di esercitare ipso facto la rappresentanza di coloro che in generale pagano l’IRPEF.
L’ACCUSA AL GOVERNO
“Il Governo continua a chiamare a tavoli finti sindacati senza rappresentanza ma firmatari di contratti pirata”. Un’accusa grave, che meriterebbe di essere circostanziata.
Il Governo, come del resto il sindacato confederale, nelle more dell’attuazione dell’art. 39 della Costituzione, coinvolge ai tavoli sindacati “autonomi” come si diceva una volta, che peraltro sono firmatari di CCNL assieme ai sindacati confederali: la Confsal e i suoi sindacati di categoria; l’UGL; i vari sindacati autonomi della scuola, del pubblico impiego, del credito/assicurazioni, dei trasporti. Quali di queste organizzazioni sindacali sarebbero “gialle”, come avrebbe detto il povero Bombacci? Oppure intende altre organizzazioni: del resto, non ci stancheremo di affermare che finchè non sarà attuato l’art.39 della Costituzione l’Organizzazione Sindacale è libera e legittima.
L’EMERGENZA SALARIALE È REALE?
“C’è un’emergenza salariale: quando uno è povero pur lavorando vuol dire che qualcosa non funziona”. Dipende da come lavora: come detto prima i salari contrattuali, che secondo il CNEL si applicano al 97% dei dipendenti, non sono mediamente poveri, e se hanno delle lacune è a se stesso che Landini deve chiedere risposte.
In generale, e al netto di comportamenti illegali, i salari contrattuali sono “poveri” in relazione alle ore effettivamente lavorate: è chiaro che un lavoratore part time avrà una retribuzione annua ben più bassa di quella di un full time, e lo stesso accadrà per un lavoratore a termine o stagionale, che lavora solo per alcuni mesi all’anno. Ma occorre tener presenta che buona parte di costoro scelgono un lavoro non full time per renderlo compatibile con altre attività che intendono svolgere: studio, cure familiari, ecc.
Perché guardare con simpatia alla Big Resignation o al Quiet Quitting e non al part time e al lavoro a termine? Certamente esiste una percentuale molto significativa di part time e tempi determinati imposti dalle aziende e non graditi ai lavoratori: ma su questa materia è improprio (e peraltro di nessuna utilità, come esperienza dimostra) intervenire per via legislativa: il Sindacato si assuma la responsabilità di affrontare questi problemi con la contrattazione, in azienda o nell’ambito della bilateralità per le piccole imprese.
SALARIO MINIMO E CCNL
“fissazione di una quota oraria minima e una legge sulla rappresentanza che dia validità generale… ai CCNL”. La seconda ipotesi renderebbe inutile la prima, la prima potrebbe sostituirsi in prospettiva alla seconda. A meno di immaginare che esista la possibilità di assumere un lavoratore senza applicargli un CCNL, ma solo il salario minimo legale…
IL GOVERNO E LA MAGGIORANZA
“il governo ha vinto le elezioni, ma non ha la maggioranza del Paese”. A parte il fatto che con l’astensione che gira attorno al 50% quest’affermazione vale per tutti gli ultimi governi e anche probabilmente per i prossimi, intestarsi in qualche modo la rappresentanza degli astenuti è giochetto tradizionale fin dai tempi di Malagodi e Saragat…
LA COSTITUZIONE, SECONDO LANDINI
Infine “i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione sono tutti messi in discussione”. Sarebbero? Il lavoro è precario e sottopagato (vedi sopra). Il diritto alla salute non è più garantito: l’art.32 recita “32 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Io sono d’accordo con la cultura del welfare per cui tutti i cittadini hanno diritto alle cure gratuite: ma se citi l’art. 32 sappi che parli solo per gli indigenti. Si nega la crisi climatica: e dove mai la Costituzione la contempla? Si aumentano le spese per gli armamenti: e dove mai la Costituzione lo vieta? Afferma che l’Italia ripudia la guerra come strumento per regolare i rapporti internazionali, ma conferma altresì l’esigenza di provvedere alla difesa: una scivolata così putiniana Maurizio poteva davvero evitarsela, perché un conto è discutere sulle questioni interne, altro è mettere in chiaro che la CGIL sta con la Russia!
LANDINI CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA E IL PRESIDENZIALISMO
En fin: “no autonomia differenziata e presidenzialismo, bensì giustizia sociale e partecipazione democratica”. Si può anche essere in disaccordo sull’autonomia e sul presidenzialismo, ma almeno è chiaro di cosa si parla. Ma la partecipazione democratica in cosa consisterebbe esattamente, a livello di strumenti costituzionali? I Soviet? La Democrazia Diretta? Poteri legislativi al CNEL?
Si ha l’impressione che nel traguardare “uguaglianza in un paese diseguale come non è mai stato prima” Landini si sia un po’ perso in uno scenario onirico..!