Al centro del presunto giro di mazzette per appalti milionari in Sogei e nei ministeri della Difesa e dell’Interno, insieme al direttore generale business della società informatica del Mef, Paolino Iorio, c’è anche Massimo Rossi, presidente, amministratore delefato e indirettamente azionista di riferimento di Digital Value, società quotata su Euronext Milan e attiva nel campo delle soluzioni e dei servizi ICT.
Lunedì sera sono scattati gli arresti a Roma con l’accusa di corruzione per Iorio, direttore generale business di Sogei e Massimo Rossi appunto. Il provvedimento restrittivo è arrivato nel corso dell’attività d’indagine della finanza coordinata dalla procura di Roma che ipotizza reati di corruzione e turbativa d’asta. Ad oggi risultano 32 soggetti coinvolti: 18 persone fisiche e 14 società. Fra gli indagati nell’inchiesta per corruzione della procura di Roma c’è anche Andrea Stroppa, considerato il punto di riferimento di Elon Musk in Italia e un capitano di fregata della Marina militare, Antonio Angelo Masala.
Secondo quanto emerso, il manager di Sogei sarebbe stato sorpreso mentre accettava una tangente di 15 mila euro da Massimo Rossi. In cambio, il manager di Sogei si sarebbe impegnato ad acquistare “prodotti e servizi per un valore di circa 105,7 milioni di euro da Italware e ITD Solution, società controllate da Digital Value. (Qui l’approfondimento di Startmag su business, azionisti e risultati economici di Digital Value).
Ecco tutti i dettagli sull’imprenditore romano, ora agli arresti domiciliari. “È lui, secondo la procura di Roma diretta da Francesco Lo Voi, a creare relazioni, tenere i contatti, far girare i soldi. E tra le varie gare e i vari appalti ci si aggira intorno ai 300 milioni di euro”, scrive La Stampa.
L’INCHIESTA ROMANA
Tra gli indagati figura innanzitutto “il direttore generale Business di Sogei, Paolino Iorio, che nel corso di un interrogatorio investigativo avvenuto ieri, ha dichiarato di aver ricevuto “circa 100 mila euro in nero” da Massimo Rossi, l’imprenditore, manager della Italware, anche lui finito agli arresti domiciliari nell’inchiesta della Guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Roma”, riporta oggi RaiNews sulla base di agenzie di stampa.
Secondo i procuratori aggiunti Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, Paolino Iorio “riceveva in più occasioni, per l’esercizio delle sue funzioni, somme di denaro da Massimo Rossi”. “A questi la finanza assegna il ruolo di grande elargitore: tra somme in contanti, consulenze e piccoli privilegi più o meno residuali quali biglietti per le partite della Roma (ma è un’ipotesi investigativa da confortare attraverso l’acquisizione delle chat) e altri omaggi” rivela oggi il Corriere della Sera.
In cambio, Sogei “si impegnava ad acquistare prodotti e servizi” da Italware e Itd Solution, entrambe facenti parte del gruppo Digital Value, “per un valore complessivo di 98,6 milioni di euro (da Italware srl) e 5,7 milioni (da Itd Solution spa)”.
LE “UTILITÀ” SCAMBIATE
Ma il direttore di Sogei non è l’unico indagato per aver intascato le presunte mazzette secondo le indagini della Procura di Roma.
Tra gli indagati risulta anche il pubblico ufficiale Amato Fusco “ricompensato a sua volta da Rossi quale dirigente di una divisione (telecomunicazioni e gestione patrimoniale) della polizia di Stato e dall’imprenditore Rufini. Scrivono i magistrati che Fusco «indebitamente riceveva in più occasioni, per l’esercizio delle sue funzioni, utilità da Cristiano Rufini e Massimo Rossi». Tra le utilità perfino un pacchetto azioni alla moglie del valore di 560 mila euro” rileva ancora il Corriere.
“Un altro aspetto, poi, riguarda l’adesione alla convenzione Consip denominata “Licenze Multibrand 6 – Lotto 12 Nutanix – CIG BI2CI8587E”. Secondo le ricostruzioni, Fusco ha fornito all’imprenditore tutte le informazioni necessarie per aggiudicarsi la gara nell’aprile 2024. In cambio di denaro” scrive La Stampa.
Nell’inchiesta, sempre Massimo Rossi risulta anche in combutta con Antonio Angelo Masala, capitano di fregata della Marina militare in servizio presso il VI Reparto Sistemi C41 dello Stato Maggiore della Difesa.
IN CAMBIO DI AGGIUDICAZIONI DI GARE…
“In questo caso le indagini ruotano intono alla gara Sdapa per “Acquisizione del servizio di manutenzione assicurativa, rinnovo licenze e apparati per la componente tecnologica Ip delle reti del comparto Difesa” e che ha un valore di 180 milioni di euro. A ridosso della scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione alla gara, l’imprenditore e l’ufficiale si sono incontrati e successivamente “Rossi – si legge nell’informativa – nel conversare al telefono con suoi collaboratori fornisce ai medesimi indicazioni sulle modalità di presentazione delle offerte relative alla gara ed anche sulle società che dovranno presentare le stesse”, riporta Agenzia Nova.
La gara sarà poi aggiudicata al raggruppamento temporaneo di imprese formato da Italware Srl (di proprietà di Massimo Rossi) e Dimira Srl, anche quest’ultima riconducibile all’imprenditore romano. Dimira è l’azienda Gold Partner Cisco specializzata nella progettazione, realizzazione e gestione di soluzioni di Networking e Security. Nel 2020 i due gruppi italiani HYA Holding e Digital Value hanno stretto un accordo che prevedeva l’acquisizione del 51% del capitale di Dimira da parte di Digital Value.
Ma non finisce qui. Secondo le indagini, il metodo adottato da Rossi è stato adoperato anche nella gara d’appalto relativa «all’acquisizione di licenze software per server Nutanix in convenzione Consip» bandita da una direzione della Marina militare. Qui Rossi avrebbe fatto arrivare denaro a Masala per il tramite della moglie, Valentina Patrignani (azionista di Olidata, altra azienda coinvolta nell’indagine), precisa il Corriere.
MASSIMO ROSSI PRESIDENTE DI DIGITAL VALUE
Partiamo dal passato recente: come si legge sul sito di Digital Value Spa, da novembre 2018 Massimo Rossi ricopre il ruolo di Chairman dell’azienda, quotata presso la Borsa Valori di Milano l’8 novembre 2018 e che conta oltre 300 dipendenti. “Digital Value nasce dall’integrazione di due imprese primarie del settore Technology & Service Solutions, Italware S.r.l. e ITD Solutions S.p.A., entrambe attive nel settore large account” spiega il sito stesso.
Ovvero le stesse Italware e Itd Solutions citate nell’inchiesta sui bandi gestiti sia dagli uffici dell’Interno sia della Difesa.
“All’interno di questo segmento, il gruppo Digital Value si focalizza nei settori industriali con maggior capacità d’investimento, quali Utilities e Tlc, con presidio delle aree Finance, Automotive, Defence & Security che richiedono crescenti competenze nell’offerta integrata di Tecnologie, Servizi IT e Soluzioni”.
PROPRIETARIO E CEO DI ITALWARE
È sempre il sito della società Digital Value a riportare che nel 1988 Massimo Rossi costituisce Italware S.r.l., “società di cui ha sempre ricoperto la qualifica di amministratore delegato: la società è specializzata nell’offerta di soluzioni per il segmento large account”. Dalla sua fondazione ad oggi, Italware S.r.l. si è caratterizzata per un costante aumento di ricavi e redditività operativa, acquisendo una crescente quota di mercato e un livello di specializzazione che ne fanno un operatore di riferimento per il settore ICT.
IL PASSATO NELLE AZIENDE DELLA DIFESA
Ma da dove parte Massimo Rossi?
“Nato nel 1961 a Roma, dopo il conseguimento del diploma di liceo scientifico al liceo Gabriele D’Annunzio di Roma, assume il ruolo di responsabile degli acquisti di un consorzio costituito tra le società Alenia S.p.A., Otomelara S.p.A., Sma S.p.A., Elettronica S.p.A., focalizzato su sistemi elettronici per il settore Defense” si legge sia sul sito di Digtal Value sia sul suo profilo Linkedin.
Successivamente ricopre il ruolo di responsabile degli acquisti di Sistemica S.p.A., che si occupa di sistemi di controllo e sicurezza in ambiente civile.
Dunque per l’imprenditore romano la carriera è decollata in aziende attive nel comparto difesa. D’altronde come ricordava ieri Startmag, Digital Value è attiva anche nel settore della difesa: a maggio ha firmato un contratto quadriennale da 180 milioni di euro per ammodernare e manutenere le reti del comparto, in partnership con Cisco. Proprio quella commessa aggiudicata secondo “l’articolato sistema corruttivo” al centro dell’inchiesta della procura di Roma.