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Reddito Minimo

Macché “sovranismo psichico”. Il problema dell’Italia è l’ascensore sociale bloccato. Report

L'analisi di Paul Hufe, Ravi Kanbur e Andreas Peich su VoxEu.org

Povertà, disuguaglianza e, da oggi, anche il “sovranismo psichico” (cit. Censis). In Italia le formule retoriche a effetto e un po’ piagnone non mancano di animare il dibattito pubblico, e non sempre a proposito.

Ma ora lo studio di tre economisti, due tedeschi e un americano, svela perché il nostro Paese – in realtà – primeggia per quella che gli autori definiscono la “più ingiusta” delle disuguaglianze, quella dovuta alla mancanza di opportunità.

I tre economisti lo hanno spiegato su VoxEu.org. Ecco cosa scrivono fra l’altro: “Dovrebbe essere chiaro, anche a coloro per i quali l’ideale sarebbe una perfetta uguaglianza di reddito, che in concreto questo ideale non è fattibile o desiderabile per tutta una serie di motivi, inclusi gli effetti-incentivo che discendono dai tentativi di redistribuire la ricchezza. Il Premio Nobel Mirrlees ha predisposto una cornice concettuale all’interno della quale l’obiettivo ideale dell’uguaglianza di risultati può essere conciliata con limiti agli incentivi. Tuttavia un corposo filone in letteratura sostiene che, oltre alle questioni degli incentivi (…), l’uguaglianza di redditi non dovrebbe nemmeno essere l’obiettivo ideale cui aspirare.

Questa linea di pensiero, che ha radici negli studi di Rawls e Dworkin, è stata cristallizzata nel lavoro di John Roemer attraverso la distinzione tra ‘circostanza’ e ‘sforzo’ come fattori che determinano il reddito di una persona. La ‘circostanza’ si riferisce a quei fattori che sono fuori dal controllo dell’individuo, come per esempio l’etnia, il genere, la ricchezza dei genitori e così via, mentre lo ‘sforzo’ dovrebbe sintetizzare quei fattori che l’individuo controlla e che influenzano il livello di reddito.

In questa sede, la quota di variazione del reddito che può essere attribuita alle ‘circostanze’ è proposta come una misura del livello di ‘disuguaglianza di opportunità’ o anche ‘disuguaglianza ingiusta’. (…)

La forza intuitiva della differenza tra ‘circostanza’ e ‘sforzo’ per distinguere variazioni di reddito legittime da variazioni illegittime, e dunque la distribuzione normale del reddito che rappresenti questa intuizione, è evidente. Ma non è l’unica intuizione morale in gioco quando ci occupiamo di distribuzione del reddito. Immaginate di trovarvi a servire dietro il bancone di una mensa per poveri. Mentre gli indigenti stanno raggiungendo la vostra postazione e voi state per servirgli del cibo, venite a sapere che i terribili livelli di reddito che vedete davanti ai vostri occhi sono il risultato di uno ‘sforzo’ carente e non di specifiche ‘circostanze’, che la persona davanti a voi aveva avuto in realtà ottime possibilità nella sua vita ma le ha sprecate a causa delle sue scelte. Ritirereste forse la vostra mano con cui gli state servendo il pasto? Se non lo fate è perché c’è qualche altra intuizione morale che influenza la tesi dell’uguaglianza di opportunità: si tratta del requisito della ‘libertà dall’indigenza’.

In altre parole, la distribuzione normale del reddito dovrebbe tenere conto di entrambe queste intuizioni morali fondamentali. Da una parte gli individui dovrebbero essere ritenuti responsabili per le decisioni che compiono e che sono nel loro potere. Dall’altra parte, però, ci dovrebbe essere un limite ai risultati più estremi che da ciò potrebbero derivare. La misura complessiva di questo inaccettabile differenziale nella distribuzione del reddito, che potremmo definire ‘disuguaglianza ingiusta’, dovrebbe dunque tenere conto dell’eguaglianza di opportunità e della libertà dall’indigenza. Il nostro recente studio ha proprio questo obiettivo. (…)

Stimiamo le nostre misure della disuguaglianza totale e della disuguaglianza ingiusta per un gruppo di 31 Paesi europei usando i dati EU-SILC 2011 per individui di un’età compresa fra i 25 e i 59 anni. Usiamo le categorie del sesso, delle eventuali origini migratorie, dello status educativo dei genitori e della situazione occupazionale dei genitori. L’intersezione di queste categorie definisce 36 circostanze tipo. (…)

La Figura 1 rappresenta i valori della disuguaglianza totale (X) e della disuguaglianza ingiusta (area grigia) per 31 Paesi europei. Dimostriamo che in media il 17,6% della disuguaglianza è ingiusta, cioè può essere spiegata da violazioni dell’uguaglianza di opportunità e della libertà dall’indigenza. I Paesi dove la disuguaglianza ingiusta è più rilevante sono la Lituania, l’Italia e la Romania, con valori rispettivamente pari a 0,066 (27,9%), 0,063 (31,6%) e 0,060 (29%) (…)”.

Figura 1 – Disuguaglianza totale e disuguaglianza ingiusta in 31 Paesi europei

Estratto di un articolo pubblicato su Controversoquotidiano.it

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