Dopo che l’Italia ha schivato la procedura per deficit eccessivo da parte della Commissione europea, i mercati hanno festeggiato con un impressionante rally dei nostri Btp. Alcune lezioni da questa vicenda.
La premessa è che il governo italiano ha realizzato una manovra correttiva per il 2019, pur non avendola ufficialmente definita tale. Come noto, questo è il governo del cambiamento, oltre che della circonvenzione di milioni di incapaci; quindi, se una situazione o una cosa non vengono chiamate col loro nome, allora semplicemente non esistono.
La novità è che la Commissione europea uscente ha scelto l’appeasement verso l’Italia, accettando una manovra fatta in larghissima parte di voci una tantum. Ad esempio, è stata accettata l’entrata derivante dalla transazione tra Agenzia delle Entrate e Kering; oppure il dividendo straordinario di Cassa Depositi e Prestiti.
Poi c’è stato il risparmio di 1,5 miliardi, in sede di bilancio di assestamento, dagli esborsi per Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Ricorderete nelle scorse settimane la gara a riassegnare questo “tesoretto” fatto in deficit. Una gara che ha visto impegnato persino il loquace presidente dell’Inps, che evidentemente non padroneggia ancora il proprio ruolo, in termini di esternazioni. Ricorderete anche Luigi Di Maio preconizzare la redistribuzione “alle famiglie, come in Francia” di questo minore deficit. Sembra passata un’era geologica.
Poi ci sono le maggiori entrate, ad esempio quelle derivanti dalla fatturazione elettronica. Il tempo dirà quanta parte di esse è imputabile ad anticipo di flussi d’imposta e quanta ad effettivo aumento di compliance, per l’effetto di concatenazione tra clienti e fornitori.
Poi abbiamo i tagli veri di spesa, come i trecento milioni in meno di risorse al trasporto pubblico locale ed il mezzo miliardo sparito sui fondi per il Sud.
In breve, otto miliardi di cosiddetti “risparmi”, che riportano il deficit-Pil 2019 in traiettoria del mitologico 2,04%. Quanto tempo è passato dal trionfo al balcone dei pentastellati, per un 2,4% che doveva aprire la strada ad un boom senza precedenti, ricordate? Ricacciato in gola o in altre parti anatomiche nel giro di poche settimane, per evitare la precedente procedura d’infrazione.
In soldoni, il deficit strutturale viene ridotto (il che indica una manovra restrittiva, in pieno rallentamento), in prevalenza con misure assai poco strutturali (potenza della politica, nell’immaginaria “Europa dei contabili”) ma il bilancio pubblico si deteriora ulteriormente sul piano qualitativo, oltre ad irrigidirsi sempre più. Però noi guardiamo i saldi e ci rallegriamo. Antiche tradizioni italiane.
In omaggio, una manovra 2020 con pesantissime ipoteche, quali le clausole di salvaguardia e la cosiddetta flat tax fortemente voluta dalla Lega. Ma chi vuol esser lieto sia, ché del doman non vi è certezza. E neppure contezza, si direbbe.
La reazione dei mercati è stata pavloviana, come ci si attendeva: una corsa a strapparsi di mano l’intera curva dei rendimenti governativi italiani, tra i più elevati del mondo sviluppato. Corsa favorita da un contesto internazionale che appare nuovamente in messianica attesa dei tagli di tassi praticati da banche centrali che devono salvare il mondo dall’eccesso di debito che i tassi bassi hanno prodotto. E via così, in loop. L’arrivo alla guida della Bce di Christine Lagarde al posto di Mario Draghi segna il trionfo della politica, senza la sapienza tecnocratica dell’italiano. Ma l’esito per ora non cambia. Let’s party. La stagione della normalizzazione delle condizioni monetarie è stata breve e dolorosa.
La corsa ai Btp è esattamente quello che ci si aspetta dall’Italia. Una sequenza fatta di deterioramento dei fondamentali, rialzo dei rendimenti, timori di dissesto, momento resipiscente di disciplina fiscale (almeno sui saldi, la qualità non seguirà) oppure, nei casi più gravi, randellata patrimoniale di emergenza per compensare debito pubblico e ricchezza privata. Almeno sin quando sarà possibile, vista anche la drammatica demografia italiana.
(estratto di un articolo pubblicato sul blog Phastidio.net)