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L’Ue come sostituirà i dispositivi medici made in Usa in caso di guerra commerciale?

Con la Cina in parte fuori dai giochi e un accordo commerciale con gli Stati Uniti tutto da definire, l'Ue pensa a nuovi mercati per i dispositivi medici. L'Italia, per esempio, sebbene ne esporti per un valore superiore ai 6 miliardi di euro ne importa anche per 9,4 miliardi. Fatti, numeri e commenti

 

In attesa e nella speranza di trovare un accordo commerciale con gli Stati Uniti, che limiti i danni di una guerra dei dazi, l’Unione europea cerca alternative anche ai dispositivi medici made in Usa. Una soluzione potrebbe essere quella di commissionare più ordini a Regno Unito e Svizzera, mentre per quelli cinesi sarà più difficile raggiungere il mercato europeo dopo che Bruxelles ha stabilito che le aziende cinesi saranno escluse dagli appalti pubblici per forniture dal valore superiore ai 5 milioni di euro.

PREOCCUPAZIONE PER EVENTUALI DAZI SUI DISPOSITIVI MEDICI

Se un accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione europea non si dovesse trovare, anche i dispositivi medici finirebbero nel mirino dei dazi e delle contromisure che questi scatenerebbero. A sollevare la questione a Bruxelles è stato l’europarlamentare del Ppe Laurent Castillo, il quale ha chiesto spiegazioni riguardo al fatto che inizialmente i dispositivi medici erano esclusi dalle prime contromisure dell’Ue ai dazi annunciati dal presidente Usa Donald Trump, mentre poi sono stati inseriti.

Castillo ha quindi domandato alla Commissione di chiarire quali sono le motivazioni di questo potenziale cambio di rotta; ma anche quali sarebbero le fonti di approvvigionamento interne e/o esterne dell’Ue per questi prodotti nel caso in cui i dispositivi medici venissero inclusi nelle contromisure ai dazi doganali statunitensi. Infine, l’europarlamentare ha chiesto se tali fonti di approvvigionamento saranno sufficienti a garantire la tutela della salute dei cittadini europei.

LA RISPOSTA DEL COMMISSARIO AL COMMERCIO

Stando a quanto riportato da Eunews, il commissario per il Commercio Maroš Šefčovič ha fatto sapere che “la Commissione sta attualmente conducendo un’analisi che esaminerà anche la disponibilità di alternative per i dispositivi medici in questione, sia a livello nazionale che presso partner commerciali come la Svizzera o il Regno Unito”.

Il commissario al Commercio, infatti, ha sottolineato che in caso di guerra commerciale potrebbero essere colpiti da una parte e dall’altra anche strumenti medici. “È stata avviata una consultazione pubblica sulla risposta dell’Ue ai dazi universali statunitensi – ha detto Šefčovič -. Questa consultazione include anche alcuni dispositivi medici, poiché i dazi universali statunitensi si applicano anche alle esportazioni di dispositivi medici dall’Ue verso gli Stati Uniti”.

“Come la Commissione europea intenderà muoversi, e se spostare ordini in Regno Unito o Svizzera, dipenderà dai prossimi sviluppi”, scrive Eunews, a partire dai contributi ricevuti durante la consultazione pubblica e dopo ulteriori discussioni con gli Stati membri.

Šefčovič comunque non esclude nulla: “Qualora i negoziati fallissero, l’Ue è pronta a tutelare i propri interessi, anche ripristinando le contromisure sospese e introducendo ulteriori misure per riequilibrare gli altri dazi aggiuntivi statunitensi”.

IL COMMENTO DI EFPIA

“Ogni sorta di dazio, qualunque sia il livello, è una cattiva idea”, ha commentato Stefan Oelrich, capo della divisione Pharmaceuticals di Bayer e recentemente eletto nuovo presidente della Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche (Efpia). L’ideale, ha aggiunto, sarebbe “azzerare del tutto i dazi, o comunque avvicinarsi il più possibile a questo obiettivo”, il che secondo Oelrich rientra “nell’interesse reciproco di Ue e Usa”.

Se consideriamo poi i dispositivi medici “il quadro cambia profondamente e vediamo ingenti esportazioni dagli Stati Uniti verso l’Europa”, ha osservato per il presidente di Efpia, il quale ha avvertito che “se dovessimo rispondere con dazi reciproci, sarebbe una pessima idea, un danno per entrambe le parti”.

L’ITALIA ESPORTA MA È ANCHE FORTEMENTE DIPENDENTE

Secondo i dati del Centro studi di Confindustria Dispositivi Medici, presentati in occasione dell’evento “Together for a Healthier Europe: Medical Technology Empowering Innovation, Ensuring Competitiveness”, con un valore di mercato stimato intorno ai 19 miliardi di euro, l’Italia si colloca come terzo Paese europeo nel settore dei dispositivi medici, dietro Germania e Francia.

Le esportazioni annuali sono superiori ai 6 miliardi di euro – con gli Stati Uniti come primo mercato di riferimento, in crescita costante fino a 860,8 milioni di euro nel 2024 – ma le importazioni di 9,4 miliardi di euro mettono in luce una dipendenza dall’estero.

“Il saldo commerciale, in equilibrio nullo – afferma l’associazione -, evidenzia l’opportunità per l’Italia di rafforzare la propria autosufficienza in un settore cruciale e di orientare con maggiore determinazione la strategia commerciale verso mercati chiave come Cina, Messico, Corea del Sud, Arabia Saudita e India, che, insieme agli Usa, rappresentano i principali sbocchi per il nostro export”.

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