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Lo strano elogio draghiano della Svezia

Il corsivo di Liturri per la newsletter Out 

 

Credevamo di averle viste tutte, ma ci sbagliavamo. Perché ascoltare Mario Draghi magnificare le virtù dell’economia svedese, addirittura da prendere ad esempio per la forte spinta sulle tecnologie avanzate, coniugata all’efficiente modello di protezione sociale, è qualcosa davvero inatteso.

Sì, perché la Svezia è membro della Ue ma non utilizza l’euro. Ma come? Sta studiando come potenziare l’asfittica economia europea e porta ad esempio un Paese che, senza l’euro, ha potuto navigare quasi indisturbato le peggiori tempeste economiche degli ultimi anni? Un autogol di dimensioni epocali.

Perché la “coroncina svedese” è stata costantemente e sapientemente utilizzata nelle grandi crisi dell’era euro, come efficace ammortizzatore, lasciando che si svalutasse fino a punte del 20%. Ed è attualmente ai minimi storici dalla nascita dell’euro. Sembra il caso di scuola per dimostrare il ruolo della moneta – come leva necessaria ma non sufficiente – per superare shock macroeconomici esogeni. Ma forse Draghi non ci ha pensato. Oppure ci ha pensato ed allora la prospettiva si fa molto interessante…

Saremmo curiosi di conoscere da Draghi se, anche con l’euro, sarebbe stato possibile per la Svezia ergersi a campione degli investimenti nelle tecnologie avanzate, che così grande ruolo, a suo dire, hanno nel migliorare la produttività. Oppure, più verosimilmente, se anche la Svezia non sarebbe finita vittima della cieca politica pro-ciclica di tagli al bilancio pubblico e repressione dei consumi pubblici e privati che deprimono la produttività. Citofonare Italia, Grecia, Portogallo o Spagna per informazioni. Siamo alle solite, Draghi dimentica che le imprese investono se c’è domanda. E se la domanda viene depressa, i macchinari, anche i più avanzati, girano a vuoto.

Ma questo è solo il prologo del vasto programma che Draghi si appresta a consegnarci entro qualche settimana. Si tratta infatti del famoso rapporto sulla competitività che si preannuncia di “circa 400 pagine” (chi lo leggerà?) commissionatogli da Ursula von der Leyen diversi mesi fa. Tremiamo nell’attesa di leggere il resto.

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