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L’inflazione è servita. Come cambiano le abitudini degli italiani a tavola col caro vita. Report

Che cosa emerge da un'indagine su alimentazione e pausa pranzo

Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei. Non vale solo a livello filosofico e sul fronte medico, ma anche sul versante economico dato che la nostra dieta è strettamente connessa ai soldi in busta paga e all’incognita rappresentata dall’inflazione che, è noto, riduce il potere d’acquisto. Il programma FOOD (Fighting Obesity through Offer and Demand) promosso da Edenred insieme a 19 partner pubblici e Università, giunto al suo 15° anniversario, ha divulgato una indagine che offre un’occasione per riflettere sui temi connessi all’alimentazione e alla pausa pranzo, rilevando dati e tendenze nelle abitudini delle persone e dei ristoratori.

COME CAMBIANO LE ABITUDINI ALIMENTARI

L’edizione 2024, basata sulle risposte di 49.990 dipendenti e 1.491 ristoranti in 22 Paesi del mondo, conferma le tendenze emerse lo scorso anno e le rafforza ulteriormente: i dipendenti e i ristoratori stanno dimostrando una maggiore attenzione alle opzioni alimentari sane.

Se per 9 ristoranti su 10 il primo fattore di attrattività è la competitività dei prezzi, il 74% concorda che oggi la clientela ricerchi un’offerta salutare: una constatazione che ha spinto un ristoratore su due a cambiare fornitori per avere più prodotti sani e locali e quasi il 60% a dichiarare l’utilizzo di prodotti biologici per la preparazione dei piatti.

L’attenzione a una dieta sana e bilanciata trova riscontro anche nell’80% dei lavoratori intervistati che ricerca un’offerta più sana dai ristoranti, aspettativa motivata da motivi di salute per il 70% dei casi e ricercata nella disponibilità di prodotti freschi (63%), di una maggiore quantità di verdure (54%) e di chiare indicazioni nutrizionali in etichetta (45%).

QUANTO SPENDONO GLI ITALIANI PER IL CIBO?

Per un italiano su cinque, la spesa per il cibo impegna più del 40% del budget mensile, con quasi il 90% degli interpellati che ritiene probabile nei prossimi mesi un ulteriore aumento dei costi.

LA MORSA DELL’INFLAZIONE

Gli effetti dell’inflazione sono confermati dalla ristorazione, con 7 interpellati su 10 a registrare nell’ultimo anno un numero di clienti pari o inferiore all’anno scorso (in aumento solo per il 14% degli intervistati).

LA LOTTA GLI SPRECHI

La preoccupazione per l’inflazione, che fatica ad arrestarsi, va di pari passo con una sempre più marcata sensibilità verso i temi della sana e corretta alimentazione e verso le iniziative contro lo spreco, aspetti su cui il mondo della ristorazione sta adeguando la propria offerta.

Circa l’80% degli intervistati dichiara di essere attento al tema dello spreco alimentare e di essere interessato a conoscere i ristoranti che prendano provvedimenti per limitarlo. Il 61% dei ristoratori italiani intervistati, a fronte del 44% rilevato globalmente, pensa che prevedere azioni contro lo spreco alimentare spinga il cliente a mangiare nel suo ristorante: l’85% dei ristoratori afferma infatti di aver intrapreso azioni per contrastarlo, come il riutilizzo di ingredienti per la preparazione di altre ricette (56%) o la distribuzione di doggy bag (44%).

IL SOSTEGNO DEI BUONI PASTO

Contro il carovita, l’80% dei lavoratori italiani, in linea con i dati globali, vede nel buono pasto un supporto concreto ai consumi, tanto da farne un criterio di scelta del ristorante in cui consumare il pranzo. Un benefit irrinunciabile, senza il quale il 71% degli intervistati conviene che verrebbe danneggiato il proprio potere d’acquisto.

I dati sottolineano insomma la centralità dei buoni pasto come supporto per aumentare il potere d’acquisto e migliorare la qualità dei pasti.

UNO STRUMENTO PER FAR GIRARE L’ECONOMIA

L’ipotesi di un buono pasto più sostanzioso incentiverebbe 8 consumatori su 10 a utilizzarlo per migliorare la qualità dei pasti. Anche per il mondo della ristorazione il buono pasto rappresenta uno strumento prezioso: per il 63% degli esercenti ha un impatto positivo sulla propria attività, con il 58% che gli riconosce di favorire l’aumento del fatturato e il 56% di ricavarne una maggiore visibilità. Dipendenti e ristoratori, nonostante le sfide economiche, puntano su un’alimentazione più sana e sostenibile.

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