La legge di bilancio deve essere definita, con la usuale fatica, nel corridoio stretto tra vincoli e obiettivi. Il rallentamento della produzione di beni e, ora, anche di servizi ripropone il primario obiettivo della crescita.
Se è vero che va incentivata la transizione tecnologica, occorrono nondimeno regole meno ostili all’impresa. Non costano e rendono molto. Ad esempio, ha senso penalizzare i contratti a termine di cui il privato non abusa?
Le stesse “coperture” dei nuovi oneri con tagli e tasse non devono deprimere la ripresa. Banche a parte, ha senso parlare di “extraprofitti”?
Le stesse spese per lo stato sociale meritano attenzione. È davvero inesorabile un grande incremento del fondo sanitario nazionale? Tra Covid, Pnrr e incrementi ordinari, la sanità non ha mai avuto tanti soldi. Lo dimostrerebbero gli ingenti residui della Regione Lombardia e la pretesa di alcune Regioni di uscire dal piano di rientro nonostante non abbiano fatto i dovuti compiti. Infatti le liste di attesa come molte altre inefficienze permangono. Nonostante i soldi. Il che significa che i ministeri dell’economia e della salute hanno la possibilità di verificare con ciascuna Regione gli esiti, i costi, le spese, le tasse regionali corrispondenti prima di cedere ad incrementi indiscriminati dei trasferimenti.
Nel caso della previdenza, la riduzione degli andamenti della spesa dipende dalla effettiva età di pensione delle persone. Basterebbe incoraggiare la prosecuzione del lavoro oltre il conseguimento dei requisiti, disincentivando con il calcolo contributivo le uscite anticipate e garantendo con una certificazione il trattamento maturato a chi resta al lavoro oltre la “età di vecchiaia”. Il contrario degli annunci minacciosi che fanno scappare tutti nonostante la crisi della offerta di lavoratori induca a trattenere i più anziani.
Insomma, per la crescita occorre contenere le spese, le tasse e le regole.