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La Lega di Salvini pensa all’oro di Bankitalia per sterilizzare l’Iva? Fatti e rumors

Le proposte dell'economista della Lega, Borghi, sulle riserve di oro di Bankitalia. Le parole del vicepremier Salvini. Le polemiche politiche sull'indipendenza della Banca d'Italia. Le ipotesi e le indiscrezioni

 

“Non ho studiato bene l’idea di usare l’oro per sterilizzare l’Iva: voglio approfondire, l’importante è che sia certificato che quell’oro è degli italiani”. Così oggi il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha risposto a una domanda nel corso di una conferenza stampa alla Camera.

E’ stata un’indiretta conferma dei rumors che da giorni solcano ambienti della finanza e palazzi della politica.

Comunque, per Salvini, “l’oro è di proprietà degli italiani, non di altri”. Una sottolineatura che è di fatto un avallo della proposta di legge presentata dall’economista della Lega, Alberto Bagnai, presidente della commissione Bilancio della Camera.

I DATI AGGIORNATI

Dall’Istituto centrale di via Nazionale giungono i dati più aggiornati: le riserve in oro della Banca d’Italia, a gennaio, ammontavano a 90,8 miliardi di euro di valore, in rialzo dagli 88,4 miliardi del mese precedente, è scritto nella pubblicazione “Banche e moneta” della Banca d’Italia.

LO SCAMBIO ORO-IVA

Il leader della Lega e vicepremier, dunque, non ha bocciato l’ipotesi di usare l’oro per sterilizzare l’Iva e dunque le clausole di salvaguardia dei conti pubblici. Salvini, durante la conferenza stampa, ha però precisato di non seguire personalmente il dossier, di cui si occupa il presidente della commissione Bilancio alla Camera. “Chiedete a lui, per conoscere i dettagli della proposta di legge”, ha detto il leader del Carroccio.

CHE COSA HA DETTO BORGHI (LEGA)

Che cosa dice e propone Borghi? Ecco quello che ha spiegato oggi: “Manca una norma che dica chiaramente di chi sono le riserve auree”, secondo Claudio Borghi, deputato della Lega e presidente della commissione Bilancio che, intervistato da La Stampa, ha invocato un intervento del legislatore per ovviare alla “anomalia”. “Nessuno – ha precisato – vuole toccare le riserve auree, però è aberrante che non abbiamo ancora un’interpretazione autentica. Cosa ci vuole a fare una legge per mettere nero su bianco che la proprietà dell’oro e’ dello Stato? Ciò non significa che il governo possa venderlo, pero’ questa lacuna va colmata. L’oro appartiene agli italiani. Eppure non esiste legge che lo dichiari esplicitamente”. Osserva che “ovunque le riserve auree sono formalmente detenute dallo Stato. La situazione anomala di Banca d’Italia deriva dalla sua storia”.

I TIMORI E GLI AUSPICI

“Il quantitativo totale di oro detenuto dall’istituto, dopo il conferimento di 141 tonnellate alla Banca centrale europea e’ di 2.452 tonnellate (metriche). Sono lingotti (95.493) e monete”, dice, “sarebbe il quarto tesoro mondiale se si volesse considerare il Fondo monetario internazionale”. Il suo timore è che “Banca d’Italia è soggetto pubblico ma non c’è scritto da nessuna parte che la proprietà dell’oro è dello Stato e non degli azionisti privati”. Non è un tentativo di far cassa? “Assolutamente no, anzi noi le riserve auree le vogliamo tutelare e un pensierino andrebbe anche fatto al luogo dove tutto questo oro e’ depositato perché metà risulta conservato all’estero”, conclude.

IPOTESI, SCENARI E INCOGNITE

Che cosa dirà la Commissione europea nel caso davvero il governo Conte proponesse di utilizzare l’oro per sterilizzare l’Iva? Di sicuro ha già detto no alla riduzione del debito pubblico con le riserve auree. Nel frattempo monta la polemica politica con le opposizioni che attaccano la maggioranza di governo accusata di ledere l’indipendenza della Banca d’Italia anche per il mancato assenso finora alla conferma del vicedirettore della Banca d’Italia, Luigi Signorini, auspicata dai vertici dell’Istituto governato da Ignazio Visco e gradita anche al presidente della Repubblica, che ha comunque voce in capitolo finale e definitiva sulla nomina.

L’ORO NON PUO’ ESSERE USATO PER RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO: ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL 2007; QUI LA VERSIONE INTEGRALE

Com’era facilmente prevedibile, e come era stato già in parte anticipato, anche la Commissione europea boccia l’idea del governo di utilizzare parte delle riserve d’oro della Banca d’Italia per ridurre lo stock del debito pubblico.

A confermare l’orientamento di Bruxelles è uno dei portavoce della Commissione. «Spetta solo alla Banca centrale europea, nella sua piena indipendenza – dice il portavoce – decidere sulle riserve auree degli Stati membri dell’area euro». Un esplicito «stop», quindi, all’orientamento del governo che ha dato parere favorevole alla risoluzione della Camera sul Dpef; e che prevedeva l’utilizzo delle riserve.

«Dal 1° gennaio 1999 – ricorda la fonte della Commissione Ue – le riserve degli Stati membri dell’area dell’euro, comprese le riserve in oro, sono detenute e gestite esclusivamente dal Sistema europeo delle banche centrali, che è governato dalla Banca centrale europea. Tutto ciò in base all’articolo 105 del Trattato». L’articolo che sancisce l’indipendenza e l’autonomia delle banche centrali.

E la Bce ha già fatto capire che è contraria all’utilizzo delle riserve auree della Banca d’Italia da parte del governo. «Qualsiasi azione che comportasse un obbligo, una costrizione nei confronti della Banca d’Italia, sarebbe contraria ai requisiti di indipendenza finanziaria contenuta nel Trattato», ha ricordato nei giorni scorsi Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce.

Bini Smaghi ricopre esattamente il ruolo che, a suo tempo, è stato di Tommaso Padoa-Schioppa. Ed il ministro dell’Economia è dell’idea che governo e Parlamento possono intervenire sull’argomento delle riserve di Via Nazionale. Al punto da aver dato «semaforo verde» alla risoluzione di maggioranza che comprendeva l’uso delle riserve. Materialmente la risoluzione è stata presentata dal ds Michele Ventura; ma l’ha scritta solo dopo aver avuto contatti (confermati) con il ministero di Padoa-Schioppa.

Ma contro l’uso delle riserve si scaglia il ministro delle Infrastrutture. Antonio Di Pietro bolla l’ipotesi come una sciocchezza: «Mia madre mi ha insegnato che il salvadanaio di famiglia si rompe solo in casi estremi». A sostenere Palazzo Chigi e l’Economia nel discutere di utilizzo delle riserve è ormai solo la sinistra estrema. Dopo Marco Rizzo (Pdci) e Angelo Bonelli (Verdi), anche il comunista Pino Sgobio, che in un primo momento si era detto contrario, ha invitato il governo a vendere le riserve auree per finanziare la spesa sociale: «I soldi devono andare ai pensionati».

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