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Le (possibili) stangate della Corte Suprema Usa alla politica economica di Trump

La Corte Suprema Usa valuta di intervenire in merito a due importanti decisioni dell'amministrazione Trump: i dazi imposti tramite IEEPA e il tentativo di rimuovere Lisa Cook, membro del board della Federal Reserve: tutte le ipotesi e le prospettive future

La Corte Suprema degli Stati Uniti si prepara a esaminare due questioni cruciali legate alle politiche economiche del presidente Trump: i dazi imposti tramite l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977 e il tentativo di rimuovere Lisa Cook, membro del board della Federal Reserve.

Entrambi i casi, accelerati dalla Corte, rappresentano secondo Axios un banco di prova per l’agenda economica di Trump, con implicazioni su centinaia di miliardi di dollari in tariffe e sull’indipendenza della Fed. The Hill sottolinea che l’udienza sui dazi è fissata per il prossimo 5 novembre, mentre una decisione sulla Cook potrebbe arrivare in tempi brevi.

LE NORME SOTTO ESAME

L’IEEPA, ricorda Reuters, consente al presidente di adottare misure economiche, come regolamentare importazioni ed esportazioni, in risposta a “minacce straordinarie” durante un’emergenza nazionale. Trump ha però fatto ricorso a questa legge in modo inedito.

Lo scorso 1° febbraio ha imposto dazi su Cina, Canada e Messico, citando il traffico di fentanyl e l’immigrazione irregolare. Il 2 aprile ha dichiarato un’emergenza per i deficit commerciali, introducendo un dazio minimo del 10% su quasi tutte le importazioni, con tariffe “reciproche” più alte per alcuni Paesi.

È la prima volta, a detta di Reuters, che l’IEEPA viene usata per imporre dazi, anziché sanzioni. I tribunali inferiori non a caso hanno tentato di bloccare queste misure. La Corte d’Appello Federale, con un voto di 7-4, ha stabilito che i dazi eccedono l’autorità concessa dall’IEEPA. La Corte Suprema ha deciso di mantenere i dazi in vigore fino alla sua pronuncia, attesa entro giugno 2026.

Da notare che i dazi settoriali, come quelli su acciaio e alluminio (basati sulla Section 232 del Trade Expansion Act del 1962), non sono coinvolti.

Nel caso Cook, Trump ha cercato di rimuoverla accusandola di frode ipotecaria (accusa da lei negata), ma i critici secondo Axios vedono un tentativo di influenzare la politica monetaria. La Federal Reserve Act del 1913, rammenta Reuters, consente la rimozione dei membri del board della Fed solo “per causa”, senza però definirla. Una corte d’appello ha reintegrato Cook, e Trump ha chiesto alla Corte Suprema di sospendere tale decisione.

PERCHÉ LA CORTE POTREBBE NON INTERVENIRE

La Corte Suprema potrebbe astenersi dall’invalidare le azioni di Trump, considerando la tradizionale deferenza verso l’esecutivo in materia di sicurezza nazionale e politica estera. Precedenti come Youngstown Sheet & Tube Co. v. Sawyer (1952) riconoscono ampi poteri presidenziali in situazioni di emergenza, pur con limiti.

Trump presenta i dazi come essenziali per evitare un “disastro economico”, sottolineando che generano 30 miliardi di dollari al mese di entrate. Robert Luther III, professore di diritto, sostiene a Reuters che la Corte confermerà i provvedimenti di Trump: “I dazi sono il pilastro della sua politica economica; rimuoverli farebbe crollare tutto”. La maggioranza conservatrice della Corte (6-3), con tre giudici nominati da Trump, ha peraltro spesso accolto le sue richieste, come in casi su immigrazione e diversità.

PERCHÉ LA CORTE POTREBBE INTERVENIRE

Ci sono tuttavia solidi argomenti per un intervento della Corte. I critici ascoltati da Reuters, come il professor Ilya Somin, sostengono che l’uso dell’IEEPA per i dazi rappresenti un abuso di potere: la legge è pensata per sanzioni, non per le tariffe commerciali. Concedere a Trump tali poteri, si ritiene, sarebbe pericoloso per lo stato di diritto e la stabilità economica.

Nel caso Cook, la rimozione senza una causa valida violerebbe lo spirito della Federal Reserve Act, che protegge l’indipendenza della Banca Centrale. Precedenti come INS v. Chadha (1983) e Clinton v. City of New York (1998) ricordati da Reuters dimostrano che la Corte può limitare azioni esecutive unilaterali.

Sarah Konsky, esperta di diritto, avverte che approvare Trump significherebbe un’espansione “drammatica” del potere presidenziale, oltre i limiti storici. Tuttavia, anche con una Corte a maggioranza conservatrice, casi recenti come Roe v. Wade (2022) mostrano che i giudici trumpiani non seguono sempre l’agenda del presidente.

L’INFLUENZA DEI PRECEDENTI E DELLE NOMINE DI TRUMP

I precedenti offrono indicazioni contrastanti. Il caso United States v. Curtiss-Wright (1936) ha ampliato i poteri presidenziali in politica estera, mentre Trump v. Hawaii (2018) ha confermato il travel ban, mostrando la deferenza dei giudici nei confronti dei poteri presidenziali.

Con sei giudici conservatori, di cui tre nominati da Trump, la Corte potrebbe favorire l’esecutivo, ma, come osserva Reuters, il rischio di compromettere la propria legittimità istituzionale potrebbe spingerla verso un equilibrio. L’accelerazione dei casi suggerisce un’attenzione particolare, con un occhio ai famosi checks and balances.

PROSPETTIVE FUTURE

Usa Today ha cercato di capire cosa succederebbe se la Corte invalidasse i dazi: le imprese potrebbero ottenere rimborsi per circa metà delle tariffe, con prezzi potenzialmente più bassi per i consumatori in 6-12 mesi. Tuttavia, l’incertezza immediata preoccupa: le aziende dovrebbero adattarsi rapidamente, mentre Trump potrebbe ricorrere a misure alternative, come la Section 122 del Trade Act del 1974 (tariffe temporanee al 15% per 150 giorni) o la Section 301, più complessa.

Per la Cook, una rimozione confermata minerebbe l’indipendenza della Fed, con rischi per l’inflazione e la politica monetaria. Questi casi segnano comunque secondo Reuters un punto di svolta: una vittoria di Trump rafforzerebbe il potere esecutivo, mentre una sconfitta restituirebbe peso a Congresso e giudici.

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