La Francia è di nuovo in campagna elettorale, una campagna improntata alla paura. Paura della destra e paura per i conti pubblici, che colpisce sia destra che sinistra.
Il fronte popolare composto da socialisti, comunisti, verdi e Mélenchon presenterà liste comuni (scadenza per la presentazione delle liste è domenica). Intanto Macron fa campagna elettorale pro domo sua e nella conferenza stampa di mercoledì 12 ha cercato di smorzare le paure relative ad una possibile riforma delle pensioni, già “riformate” solo un anno fa con l’innalzamento a 64 anni dell’età pensionabile. Pochi giorni fa il Consiglio di vigilanza sul sistema pensionistico francese ha lanciato l’allarme sulla sostenibilità dei conti del sistema stesso e ha chiesto esplicitamente un nuova riforma (cioè un altro innalzamento dell’età pensionabile o uno stop all’indicizzazione all’inflazione).
Nella conferenza stampa di mercoledì Macron ha detto che non c’è un progetto di riforma e che le pensioni resteranno indicizzate all’inflazione. Il segmento elettorale dei pensionati è molto importante, rappresentando tra il 30 e il 40% dell’elettorato francese ed avendo una propensione a recarsi alle urne più alta rispetto ai giovani.
Ecco perché anche il Rassemblement National (RN) ha nel suo programma elettorale di non toccare l’indicizzazione delle pensioni ed anzi il ritorno dell’età pensionabile a 60 anni (così come la France Insoumise di Mélenchon, nella foto). Ieri Jordan Bardella, interpellato in merito, non ha confermato che questa proposta sarà inclusa nel nuovo programma elettorale per le elezioni del 30 giugno e ha detto che in ogni caso un ritorno al limite dei 60 anni non sarebbe immediato.
L’indicizzazione delle pensioni nel 2024 peserà sui conti francesi per 14 miliardi. Tanto che il Ministro delle finanze Bruno Le Maire ha chiesto a Macron di ridurla, cioè di far aumentare le pensioni meno dell’inflazione dal 2025.
Intanto oggi Le Maire ha detto che in caso di vittoria del fronte delle sinistre il sistema pensionistico salterebbe, la Francia entrerebbe in una crisi finanziaria senza precedenti tanto da causare l’uscita della Francia dall’Unione europea. Lo aveva detto anche in riferimento a una possibile vittoria di RN martedì scorso. Dunque, i paradigmi classici dell’Europa dei “conti in ordine” si sposano ancora una volta con la paura. Sembra però si tratti soprattutto della paura del voto popolare