Dall’inizio dell’anno, il mercato azionario ha continuato a crescere, le previsioni di un massimo di sei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed) nel 2024 si sono ridotte a meno di due, i rendimenti obbligazionari globali sono saliti, gli spread creditizi si sono ridotti, il prezzo del petrolio è aumentato e il dollaro USA ha sfidato le stime di consensus rafforzandosi ulteriormente.
Alla luce di questi sviluppi, abbiamo deciso di sfruttare la recente riunione a cui hanno partecipato 20 dei nostri Chief Investment Officer (CIO) responsabili della supervisione delle strategie di investimento della nostra azienda – incluse le strategie azionarie, obbligazionarie e alternative – come un’opportunità per conoscere le loro opinioni sull’universo degli investimenti. Nel testo che segue, riassumeremo i risultati del nostro sondaggio e le loro previsioni sull’economia globale, la politica monetaria, i profitti societari e l’andamento dei mercati, delineando il modo in cui i nostri esperti di rischi più qualificati vedono il panorama degli investimenti nel 2024. Concluderemo questo contributo con osservazioni su dove noi di Franklin Templeton Institute vediamo le maggiori opportunità e i principali rischi legati agli investimenti.
Cosa farà la Fed?
Iniziamo con la politica della Fed, probabilmente uno dei fattori più significativi che guidano i mercati obbligazionari globali e, per estensione, di grande importanza anche per le performance dei mercati azionari mondiali.
Confermando il cambio di previsioni del mercato, che ora propende per tagli dei tassi ridotti e più tardivi da parte della Fed, anche i nostri CIO ritengono che l’allentamento deciso dalla Fed sarà modesto nel 2024. La maggior parte degli intervistati (il 53% delle 16 persone intervistate) prevede che i tassi dei Fed Funds si attesteranno tra il 4,50% e il 5% alla fine di quest’anno, coerentemente con una previsione di due, o al massimo tre, tagli di tassi di un quarto di punto ciascuno. Si tratta di un deciso ridimensionamento delle stime di consensus di inizio anno, che prevedevano un taglio di circa 150 punti base (bps) da parte della Fed. Le previsioni più caute dei CIO sull’allentamento della Fed riflettono sia una crescita migliore del previsto negli Stati Uniti che un’inflazione più persistente del previsto negli Stati Uniti, come evidenziato nel primo trimestre del 2024.
In particolare, l’88% dei nostri professionisti leader degli investimenti prevede comunque alcuni tagli della Fed quest’anno e nessuno ritiene che la Fed stroncherà il consensus decidendo un ulteriore rialzo. In quest’ambito tuttavia emerge un rischio potenziale per i mercati quest’anno, qualora la crescita e i dati sull’inflazione negli Stati Uniti dovessero continuare a sorprendere al rialzo.
I rischi di inflazione sono in aumento?
Considerando le previsioni sulla Fed, non dovrebbe sorprendere che la stragrande maggioranza degli intervistati non si aspetti che la misura dell’inflazione preferita dalla Fed, l’Indice dei prezzi per la spesa per i consumi personali, scenda e raggiunga l’obiettivo del 2% entro fine anno. Al contrario, tre quarti dei nostri CIO pensa che l’inflazione negli Stati Uniti rimarrà ferma su un livello più elevato, compreso tra il 2,50% e il 3%, negli ultimi nove mesi di quest’anno.
Attenzione alla duration
Considerando le aspettative di tagli modesti dei tassi da parte della Fed alla luce del persistere dell’inflazione statunitense, non sorprende che i nostri CIO pensino anche che i rendimenti dei Treasury statunitensi a 10 anni rimarranno all’interno di una forbice ristretta per il resto del 2024, con la maggior parte degli intervistati che prevede rendimenti oscillanti tra il 4% e il 4,50%.
Quasi il 90% degli intervistati si aspetta che il rendimento a 10 anni rimanga sotto il 4,50%. Si tratta di un dato interessante, considerando che il rendimento a fine anno suggerito dalla curva si attesta sul 4,40%1 (all’8 aprile 2024). Questo suggerisce che la maggioranza dei nostri team di investimento ha opinioni moderatamente rialziste sulla duration dei rendimenti obbligazionari rispetto al consensus (suggerito) degli investitori. Di conseguenza, i nostri team consigliano di passare dalla liquidità all’obbligazionario con duration più breve.
Quali sono i rischi?
Abbiamo anche chiesto ai nostri CIO di scegliere la loro maggiore preoccupazione dal seguente elenco: Recessione negli Stati Uniti, utili societari deludenti, elezioni negli Stati Uniti, geopolitica, politica della Fed, politica fiscale e “altro”.
Anche se nessuna delle singole categorie ha ottenuto più del 50% delle risposte, le tre preoccupazioni principali sono risultate (in ordine di importanza): utili societari deludenti, geopolitica e politica della Fed. Considerando la guerra tra Russia e Ucraina, i conflitti in Medio Oriente e le continue tensioni tra Cina e Stati Uniti, i timori geopolitici sono comprensibili. Tali timori geopolitici sono anche in parte responsabili dell’aumento del prezzo del petrolio quest’anno, che potrebbe influire anche sull’inflazione e sulle decisioni di politica monetaria.
Risulta invece probabilmente più sorprendente il timore condiviso sugli utili societari. Le stime di consensus sugli utili sell-side sono di norma troppo ottimiste, ma sia durante la stagione degli utili nel quarto trimestre del 2023 che nel periodo pre-annunci prima del primo trimestre del 2024 gli utili non sono stati motivo di grande delusione.
Inoltre, è interessante notare che, nonostante un forte aumento del deficit fiscale statunitense (6,3% del prodotto interno lordo nel 20232) e il deciso rialzo dell’indebitamento del governo federale statunitense negli ultimi 15 anni, i nostri CIO apparentemente non considerano le emissioni di debito o l’innalzamento del tetto del debito come particolarmente problematici per l’economia o per i mercati quest’anno.
Le azioni statunitensi restano interessanti
Alla luce delle previsioni di tagli modesti dei tassi da parte della Fed e dei timori relativi a utili deludenti, può apparire sorprendente che i nostri CIO si aspettino che l’indice S&P 500 rimanga sostanzialmente stabile quest’anno. Naturalmente, le previsioni di fine anno non escludono possibile volatilità intermittente.
Numerosi intervistati (41%) si aspettano che l’indice S&P 500 concluda l’anno compreso in un intervallo tra 5200 e 5400, rispetto a un livello prevalente al momento del sondaggio di 5200. Nonostante le aspettative modeste sui rendimenti, il 71% degli intervistati ha indicato che il mercato azionario statunitense offrirà i rendimenti migliori per classe di asset nella parte restante del 2024. Questa valutazione è coerente con le aspettative dei CIO di rendimenti modesti anche da parte dell’obbligazionario.
Lo stesso risultato è stato ottenuto da una domanda relativa alle classi di asset migliori e peggiori del 2024, con le azioni che hanno conquistato il primo posto, mentre i bitcoin sono stati giudicati i peggiori. Quest’ultimo dato può essere sorprendente perché i bitcoin sono cresciuti del 56% dall’inizio dell’anno,3 superando facilmente tutte le altre principali classi di asset.
Le aspettative sugli utili sono troppo elevate
Come detto, i nostri intervistati hanno espresso timori riguardanti utili societari deludenti nel 2024. Rispetto al consensus (come riportato da FactSet) di una crescita del 10,4% degli utili societari statunitensi quest’anno, molti (41%) dei nostri CIO ritengono invece che la crescita sarà compresa tra lo 0% e il 5%. Tre quarti degli intervistati pensa che gli utili saranno inferiori al consensus sell-side.
Cosa pensiamo noi
Concludiamo con alcune osservazioni su ciò che noi di Franklin Templeton Institute pensiamo sulle prospettive dei fondamentali, sui mercati degli asset e sulle opportunità di investimento.
Per quanto concerne lo scenario macroeconomico generale e le implicazioni politiche, condividiamo l’opinione che l’economia statunitense si manterrà resiliente ed eviterà la recessione quest’anno, che l’inflazione negli Stati Uniti si ridurrà lentamente e gradualmente e che la Fed gestirà con cautela l’allentamento della politica monetaria.
Sottolineiamo anche che il consensus e le aspettative sugli utili sono troppo elevate, secondo noi, ma dubitiamo che la crescita degli utili possa risultare negativa quest’anno e questo esclude la possibilità di una recessione economica inaspettata. In effetti, in alcuni settori – inclusi quelli dell’energia, finanziario (a causa dell’aumento dei tassi di finanziamento), delle infrastrutture e dell’informatica – gli utili potrebbero offrire sorprese positive.
Notiamo, dobbiamo dire con sorpresa, che i mercati azionari globali hanno assorbito con relativa serenità il repricing dell’allentamento monetario per quest’anno. Ciò detto, se l’inflazione si alza in conseguenza della robusta attività economica statunitense e di un tasso di disoccupazione inferiore al 4% negli Stati Uniti, i mercati azionari e obbligazionari potrebbero diventare fonte di brutte sorprese. Di conseguenza, nonostante l’accoglienza serena della decisione della Fed di mantenere i tassi “alti più a lungo”, abbiamo timori riguardanti l’atteggiamento degli investitori nei confronti dei rischi legati alla politica monetaria nel 2024.
Ciononostante, molti dei nostri temi di investimento essenziali per il 2024 rimangono invariati. Sui mercati obbligazionari, riteniamo che il supporto ai rendimenti dei Treasury USA di quest’anno offra un’opportunità potenziale di allungamento della duration e, nel complesso, preferiamo la duration al rischio di credito. All’interno dei mercati azionari, pensiamo che le opportunità si trovino fuori dagli Stati Uniti, soprattutto sui mercati emergenti e in Giappone (meno in Europa). Vediamo anche opportunità tematiche a lungo termine nei settori dell’energia e delle infrastrutture energetiche (derivanti anche dalla crescente domanda di produzione e trasmissione di elettricità, richiesta per alimentare le innovazioni legate all’intelligenza artificiale, alle energie alternative e ai veicoli elettrici).
Infine, dopo le eccezionali performance dei mercati azionari globali da ottobre 2023 a marzo 2024, non ci sorprende che sia in corso un consolidamento. Anche se le valutazioni delle azioni globali variano considerevolmente a seconda della regione e del settore, la combinazione di valutazioni complessive elevate negli Stati Uniti (rispetto alla media storica nel lungo termine) e di un supporto minore da parte dei tassi di interesse in calo ci suggerisce che i rendimenti nei prossimi sei-nove mesi saranno più volatili di quanto non siano stati dall’autunno 2023.
Di conseguenza, continuiamo a sottolineare l’importanza della costruzione e del ribilanciamento di un portafoglio attivo, che aumenta le posizioni azionarie con la duration obbligazionaria e che seleziona allocazioni nei settori immobiliare e alternativi.