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Lavoro, tutte le prossime sfide dei rinnovi dei contratti

Il Punto di Giuseppe Sabella 

Pochi giorni prima di Natale sono stati firmati due contratti collettivi nazionali di lavoro importanti: quello della somministrazione e quello della cosiddetta “Distribuzione Moderna Organizzata”. Si tratta di situazioni tra loro diverse ma che meritano attenzione intanto perché la stagione contrattuale sta entrando nel vivo (si è aperta qualche mese fa col rinnovo dei chimici), in secondo luogo per via di alcune specificità interessanti che riguardano i due settori coinvolti.

Il contratto dei lavoratori somministrati – rinnovato da Assolavoro e Assosomm con Nidil-Cgil, Felsa-Cisl e UilTemp – si è trovato innanzitutto ad affrontare le novità introdotte dal decreto dignità che riguardano particolarmente il settore del lavoro temporaneo. È stata infatti prevista, per alcune categorie che vivono un’oggettiva difficoltà nel mercato del lavoro, la possibilità di proseguire liberamente oltre i 12 mesi di contratto: le Parti sociali hanno saputo accordarsi in funzione delle dinamiche del mercato e di prestare attenzione a quei lavoratori per cui spesso il termine del contratto non evolve verso la stabilizzazione ma verso la disoccupazione e/o il lavoro nero.

Altra firma molto importante è, come si diceva, quella relativa al contratto della DMO: si tratta del primo contratto – siglato tra Federdistribuzione e i sindacati di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs – per gli addetti delle “imprese del commercio moderno, alimentari e non alimentari, operanti attraverso le formule della grande distribuzione, distribuzione organizzata/associata, catene di negozi, franchising, ingrosso, cash and carry e shopping on line”. La DMO, che nel 2011 ha lasciato i Commercianti, è il caso Fiat del Commercio. Federdistribuizone nasce proprio per rappresentare i più noti marchi della grande distribuzione e della distribuzione organizzata, alimentare e non, tra cui Auchan, Carrefour, Esselunga, Leroy Merlin, Ikea, Pam, Panorama, Rinascente ma anche Coin, Decathlon, Despar, Metro, Ovs, Zara e diversi altri. Il comparto coinvolge circa 300.000 lavoratori e riguarda un giro d’affari di 65 miliardi di euro.

Sono naturalmente segnali positivi quelli che arrivano dalla contrattazione anche perché siamo in un momento di forte incertezza dell’economia che non può dare grandi esiti dal punto di vista salariale. Vedremo, pertanto, come quest’anno si comporterà la più importante categoria dell’industria che nell’ultimo rinnovo del 2016 così tanto aveva scommesso su innovazioni di rafforzamento del potere d’acquisto e sul salario aziendale.

Twitter: @sabella_thinkin

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