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La produzione di vino arranca ma per l’export non è per forza un male

Nel 2025 la produzione mondiale di vino cresce del 3% ma resta sotto la media storica. L’Italia riconquista il primato globale grazie a un raccolto in aumento dell’8%, mentre Francia e Spagna registrano i risultati peggiori da decenni. Fatti, numeri e commenti

 

La produzione mondiale di vino nel 2025 registra un lieve aumento rispetto all’anno precedente, attestandosi intorno a 232 milioni di ettolitri, ma rimane sotto la media storica per il terzo anno consecutivo. Le condizioni climatiche estreme e le variazioni nelle abitudini dei consumatori continuano a influenzare la produzione, secondo l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV). L’aumento del 3% rispetto al 2024 segue un anno segnato dalla peggior produzione dal 1961.

GLI EFFETTI DEL CLIMA SULLA PRODUZIONE

“Se si guardano le cause della produzione inferiore degli ultimi tre anni, la maggior parte è davvero dovuta alle variazioni climatiche che abbiamo osservato in entrambi gli emisferi”, ha spiegato il direttore generale dell’OIV John Barker. “Alcune regioni hanno avuto caldo e siccità, poi piogge torrenziali o gelate inattese. E il fatto che sia davvero il terzo anno consecutivo in cui vediamo questo tipo di effetti è piuttosto sorprendente”.

COME VA IN EUROPA E IN NORD AMERICA

In Europa, la Francia ha registrato il raccolto più piccolo dal 1957 e la Spagna ha visto la produzione scendere ai livelli più bassi degli ultimi trent’anni. L’Italia, invece, ha riconquistato la posizione di principale produttrice mondiale con un incremento dell’8%, sostenuta da condizioni climatiche favorevoli.

Stando al report OIV, l’Unione europea, che rappresenta il 60% della produzione globale, continua a confrontarsi con “elevata variabilità climatica”, mentre alcuni paesi dell’Europa centrale e sud-orientale hanno riportato miglioramenti rispetto alle medie recenti. Negli Stati Uniti si è osservata “solo una parziale ripresa” rispetto ai livelli del 2024.

IL RECUPERO NELL’EMISFERO SUD

I produttori dell’emisfero meridionale hanno registrato una ripresa moderata del 7%, trainata da Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda e Brasile, compensando il calo significativo del Cile, dove la produzione ha sofferto per ondate di calore, piogge irregolari e carenza d’acqua. Ma, nonostante il miglioramento, la produzione rimane complessivamente del 5% sotto la media.

CONSUMO MONDIALE (IN CALO)

Anche i dati raccolti dall’OIV dai 29 paesi rappresentativi dell’85% della produzione mondiale confermano che il consumo globale di vino, come osservato già in passato, ha continuato a diminuire negli ultimi anni, raggiungendo nel 2024 il livello più basso degli ultimi oltre sei decenni.

DOMANDA E OFFERTA GLOBALE

La crescita limitata della produzione, secondo l’organizzazione, contribuisce a stabilizzare le scorte in un contesto di domanda debole nei mercati maturi, il calo dei consumi in Cina e l’incertezza nel commercio globale. “Una produzione bassa può essere molto difficile per singoli produttori e regioni… ma da una prospettiva macroeconomica, è positiva, perché assicura che produzione e consumo siano più o meno allineati”, ha aggiunto Barker.

“Non dobbiamo mai dimenticare che ci sono individui e regioni colpiti da questi impatti climatici – ha sottolineato il direttore generale -. Ma, se ci fermiamo e guardiamo la situazione complessiva dell’offerta e della domanda globale, il quadro che emerge è in realtà positivo: più equilibrio tra domanda e offerta globale, e questo sostiene certamente prezzi all’export più solidi”.

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